VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

DOMENICA 22 FEBBRAIO 2009
  VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

LITURGIA DELLA PAROLA
 
Antifona d’ingresso
Confido, Signore, nella tua misericordia.
Gioisca il mio cuore nella tua salvezza,
canti al Signore che mi ha beneficato.

Colletta
Il tuo aiuto, Padre misericordioso,
ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito,
perché possiamo conoscere
ciò che è conforme alla tua volontà
e attuarlo nelle parole e nelle opere.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure:
Dio della libertà e della pace,
che nel perdono dei peccati
ci doni il segno della creazione nuova,
fa’ che tutta la nostra vita riconciliata nel tuo amore
diventi lode e annunzio della tua misericordia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 
PRIMA LETTURA
Is 43,18-19.21-22.24-25
Dal libro del profeta Isaìa

Così dice il Signore:
«Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
Ecco, io faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa.
Il popolo che io ho plasmato per me
celebrerà le mie lodi.
Invece tu non mi hai invocato, o Giacobbe;
anzi ti sei stancato di me, o Israele.
Tu mi hai dato molestia con i peccati,
mi hai stancato con le tue iniquità.
Io, io cancello i tuoi misfatti per amore di me stesso,
e non ricordo più i tuoi peccati».

Parola di Dio

 

 Salmo responsoriale
Sal 40
Rinnovaci, Signore, con il tuo perdono.

Beato l’uomo che ha cura del debole:
nel giorno della sventura il Signore lo libera.
Il Signore veglierà su di lui,
lo farà vivere beato sulla terra,
non lo abbandonerà in preda ai nemici.

Il Signore lo sosterrà sul letto del dolore;
tu lo assisti quando giace ammalato.
Io ho detto: «Pietà di me, Signore,
guariscimi: contro di te ho peccato».

Per la mia integrità tu mi sostieni
e mi fai stare alla tua presenza per sempre.
Sia benedetto il Signore, Dio d’Israele,
da sempre e per sempre. Amen, amen.

SECONDA LETTURA
2Cor 1,18-22
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, Dio è testimone che la nostra parola verso di voi non è «sì» e «no». Il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che abbiamo annunciato tra voi, io, Silvano e Timòteo, non fu «sì» e «no», ma in lui vi fu il «sì».
Infatti tutte le promesse di Dio in lui sono «sì». Per questo attraverso di lui sale a Dio il nostro «Amen» per la sua gloria.
È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo e ci ha conferito l’unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori.

Parola di Dio
 
Canto al Vangelo

Alleluia, alleluia.
Il Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione.
Alleluia.
 
VANGELO
Mc 2,1-12
Dal Vangelo secondo Marco

Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.
Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».
Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua».
Quello si alzò e subito prese la sua barella e sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

Parola del Signore

 

   BREVE RIFLESSIONE PERSONALE:

Negli anni 70, tempo in cui Marco scrive, l’annuncio della Buona Novella aveva generato molti conflitti alle comunità. Esse non sempre sapevano come affrontarli e che rispondere alle accuse dei romani o dei giudei. Il racconto dei cinque conflitti serviva come una specie di manuale di orientamento.
I conflitti ruotano attorno ai temi fondamentali della religione dell’epoca: il perdono dei peccati, la comunione della tavola con i peccatori, la pratica del digiuno, la osservanza del sabato, la pratica della medicina o cura delle persone in giorno di sabato.

Il Vangelo di questa VII domenica del Tempo Ordinario mi ha sempre molto impressionato e colpito.
Queste quattro persone le ho sempre considerate completamente pazze. Immaginiamoci la scena: c’era molta gente che ascoltava Gesù e ovviamente non ci passavano con il lettino, non si  sono persi d’animo e hanno scoperchiato il tetto. Una cosa incredibile, vuol dire che hanno bucato la casa per fare arrivare questo paralitico da Gesù. Vorrei soffermarmi un attimo su una questione che sembra secondaria, ma che questa mattina rileggendo il brano mi ha colpito: la forte amicizia che sicuramente legava questi quattro con la persona malata. Sapevano che Gesù poteva fare tanto per lui, perciò, non si sono persi d’animo fino al punto di rischiare di farsi veramente male(pensate se il tetto fosse caduto o se le funi che sostenevano la barella fossero cedute). Mi chiedo: noi siamo ancora in grado di costruire dei legami così forti di amicizia? Scusate se mi sono dilungato in una considerazione personale, ora torniamo al Vangelo.

Il Signore porta novità nel mondo, apre una strada nel deserto; non solo il paralitico torna a camminare, ma il peccatore si muove verso Gesù. La parola di Dio mette in primo piano la conversione del cuore, il perdono dei peccati. Il dono più grande per l’uomo che era paralitico non è quello di camminare, ma quello di un cuore nuovo.

Mercoledì iniziamo il Tempo di Quaresima, chiediamo al buon Dio che in questo Tempo propizio, ci doni la possibilità di avere un rinnovato entusiasmo nella fede, perché anche noi come il paralitico possiamo avere un cuore nuovo, così da fare nostre le Parole del Vangelo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!»

 

VIVIAMO INSIEME LA QUARESINA 

 NELLA MATTINATA DI MATEDÌ 24 FEBBRAIO, POTRETE TROVARE LE DUE PROPOSTE CHE FARÒ SU QUESTO BLOG,PER CERCARE DI VIVERE AL MEGLIO LA PREPARAZIONE ALLA SANTA PASQUA! MI FAREBBE  PIACERE POTER CONDIVIDERE CON TANTE PERSONE QUESTO CAMMINO!

 

BUONA DOMENICA!

 

 

 

Mercoledì, 18 febbraio 2009

BENEDETTO XVI

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 18 febbraio 2009


Beda il Venerabile

Cari fratelli e sorelle,

il Santo che oggi avviciniamo si chiama Beda e nacque nel Nord-Est dell’Inghilterra, esattamente in Northumbria, nell’anno 672/673. Egli stesso racconta che i suoi parenti, all’età di sette anni, lo affidarono all’abate del vicino monastero benedettino perché venisse educato: “In questo monastero – egli ricorda – da allora sono sempre vissuto, dedicandomi intensamente allo studio della Scrittura e, mentre osservavo la disciplina della Regola e il quotidiano impegno di cantare in chiesa, mi fu sempre dolce o imparare o insegnare o scrivere” (Historia eccl. Anglorum, V, 24). Di fatto, Beda divenne una delle più insigni figure di erudito dell’alto Medioevo, potendo avvalersi dei molti preziosi manoscritti che i suoi abati, tornando dai frequenti viaggi in continente e a Roma, gli portavano. L’insegnamento e la fama degli scritti gli procurarono molte amicizie con le principali personalità del suo tempo, che lo incoraggiarono a proseguire nel suo lavoro da cui in tanti traevano beneficio. Ammalatosi, non smise di lavorare, conservando sempre un’interiore letizia che si esprimeva nella preghiera e nel canto. Concludeva la sua opera più importante la Historia ecclesiastica gentis Anglorum con questa invocazione: “Ti prego, o buon Gesù, che benevolmente mi hai permesso di attingere le dolci parole della tua sapienza, concedimi, benigno, di giungere un giorno da te, fonte di ogni sapienza, e di stare sempre di fronte al tuo volto”. La morte lo colse il 26 maggio 735: era il giorno dell’Ascensione.

Le Sacre Scritture sono la fonte costante della riflessione teologica di Beda. Premesso un accurato studio critico del testo (ci è giunta copia del monumentale Codex Amiatinus della Vulgata, su cui Beda lavorò), egli commenta la Bibbia, leggendola in chiave cristologica, cioè riunisce due cose: da una parte ascolta che cosa dice esattamente il testo, vuole realmente ascoltare, comprendere il testo stesso; dall’altra parte, è convinto che la chiave per capire la Sacra Scrittura come unica Parola di Dio è Cristo e con Cristo, nella sua luce, si capisce l’Antico e il Nuovo Testamento come “una” Sacra Scrittura. Le vicende dell’Antico e del Nuovo Testamento vanno insieme, sono cammino verso Cristo, benché espresse in segni e istituzioni diverse (è quella che egli chiama concordia sacramentorum). Ad esempio, la tenda dell’alleanza che Mosè innalzò nel deserto e il primo e secondo tempio di Gerusalemme sono immagini della Chiesa, nuovo tempio edificato su Cristo e sugli Apostoli con pietre vive, cementate dalla carità dello Spirito. E come per la costruzione dell’antico tempio contribuirono anche genti pagane, mettendo a disposizione materiali pregiati e l’esperienza tecnica dei loro capimastri, così all’edificazione della Chiesa contribuiscono apostoli e maestri provenienti non solo dalle antiche stirpi ebraica, greca e latina, ma anche dai nuovi popoli, tra i quali Beda si compiace di enumerare gli Iro-Celti e gli Anglo-Sassoni. San Beda vede crescere l’universalità della Chiesa che non è ristretta a una determinata cultura, ma si compone di tutte le culture del mondo che devono aprirsi a Cristo e trovare in Lui il loro punto di arrivo.

Un altro tema amato da Beda è la storia della Chiesa. Dopo essersi interessato all’epoca descritta negli Atti degli Apostoli, egli ripercorre la storia dei Padri e dei Concili, convinto che l’opera dello Spirito Santo continua nella storia. Nei Chronica Maiora Beda traccia una cronologia che diventerà la base del Calendario universale “ab incarnatione Domini”. Già da allora si calcolava il tempo dalla fondazione della città di Roma. Beda, vedendo che il vero punto di riferimento, il centro della storia è la nascita di Cristo, ci ha donato questo calendario che legge la storia partendo dall’Incarnazione del Signore. Registra i primi sei Concili Ecumenici e i loro sviluppi, presentando fedelmente la dottrina cristologica, mariologica e soteriologica, e denunciando le eresie monofisita e monotelita, iconoclastica e neo-pelagiana. Infine redige con rigore documentario e perizia letteraria la già menzionata Storia Ecclesiastica dei Popoli Angli, per la quale è riconosciuto come “il padre della storiografia inglese”. I tratti caratteristici della Chiesa che Beda ama evidenziare sono: a) la cattolicità come fedeltà alla tradizione e insieme apertura agli sviluppi storici, e come ricerca della unità nella molteplicità, nella diversità della storia e delle culture, secondo le direttive che Papa Gregorio Magno aveva dato all’apostolo dell’Inghilterra, Agostino di Canterbury; b) l’apostolicità e la romanità: a questo riguardo ritiene di primaria importanza convincere tutte le Chiese Iro-Celtiche e dei Pitti a celebrare unitariamente la Pasqua secondo il calendario romano. Il Computo da lui scientificamente elaborato per stabilire la data esatta della celebrazione pasquale, e perciò l’intero ciclo dell’anno liturgico, è diventato il testo di riferimento per tutta la Chiesa Cattolica.

Beda fu anche un insigne maestro di teologia liturgica. Nelle Omelie sui Vangeli domenicali e festivi, svolge una vera mistagogia, educando i fedeli a celebrare gioiosamente i misteri della fede e a riprodurli coerentemente nella vita, in attesa della loro piena manifestazione al ritorno di Cristo, quando, con i nostri corpi glorificati, saremo ammessi in processione offertoriale all’eterna liturgia di Dio nel cielo. Seguendo il “realismo” delle catechesi di Cirillo, Ambrogio e Agostino, Beda insegna che i sacramenti dell’iniziazione cristiana costituiscono ogni fedele “non solo cristiano ma Cristo”. Ogni volta, infatti, che un’anima fedele accoglie e custodisce con amore la Parola di Dio, a imitazione di Maria concepisce e genera nuovamente Cristo. E ogni volta che un gruppo di neofiti riceve i sacramenti pasquali, la Chiesa si “auto-genera”, o con un’espressione ancora più ardita, la Chiesa diventa “madre di Dio”, partecipando alla generazione dei suoi figli, per opera dello Spirito Santo.

Grazie a questo suo modo di fare teologia intrecciando Bibbia, Liturgia e Storia, Beda ha un messaggio attuale per i diversi “stati di vita”: a) agli studiosi (doctores ac doctrices) ricorda due compiti essenziali: scrutare le meraviglie della Parola di Dio per presentarle in forma attraente ai fedeli; esporre le verità dogmatiche evitando le complicazioni eretiche e attenendosi alla “semplicità cattolica”, con l’atteggiamento dei piccoli e umili ai quali Dio si compiace di rivelare i misteri del Regno; b) i pastori, per parte loro, devono dare la priorità alla predicazione, non solo mediante il linguaggio verbale o agiografico, ma valorizzando anche icone, processioni e pellegrinaggi. Ad essi Beda raccomanda l’uso della lingua volgare, com’egli stesso fa, spiegando in Northumbro il “Padre Nostro”, il “Credo” e portando avanti fino all’ultimo giorno della sua vita il commento in volgare al Vangelo di Giovanni; c) alle persone consacrate che si dedicano all’Ufficio divino, vivendo nella gioia della comunione fraterna e progredendo nella vita spirituale mediante l’ascesi e la contemplazione, Beda raccomanda di curare l’apostolato – nessuno ha il Vangelo solo per sé, ma deve sentirlo come un dono anche per gli altri – sia collaborando con i Vescovi in attività pastorali di vario tipo a favore delle giovani comunità cristiane, sia rendendosi disponibili alla missione evangelizzatrice presso i pagani, fuori del proprio paese, come “peregrini pro amore Dei”.

Ponendosi da questa prospettiva, nel commento al Cantico dei Cantici Beda presenta la Sinagoga e la Chiesa come collaboratrici nella diffusione della Parola di Dio. Cristo Sposo vuole una Chiesa industriosa, “abbronzata dalle fatiche dell’evangelizzazione” – è chiaro l’accenno alla parola del Cantico dei Cantici (1, 5), dove la sposa dice: “Nigra sum sed formosa” (Sono abbronzata, ma bella) –, intenta a dissodare altri campi o vigne e a stabilire fra le nuove popolazioni “non una capanna provvisoria ma una dimora stabile”, cioè a inserire il Vangelo nel tessuto sociale e nelle istituzioni culturali. In questa prospettiva il santo Dottore esorta i fedeli laici ad essere assidui all’istruzione religiosa, imitando quelle “insaziabili folle evangeliche, che non lasciavano tempo agli Apostoli neppure di prendere un boccone”. Insegna loro come pregare continuamente, “riproducendo nella vita ciò che celebrano nella liturgia”, offrendo tutte le azioni come sacrificio spirituale in unione con Cristo. Ai genitori spiega che anche nel loro piccolo ambito domestico possono esercitare “l’ufficio sacerdotale di pastori e di guide”, formando cristianamente i figli ed afferma di conoscere molti fedeli (uomini e donne, sposati o celibi) “capaci di una condotta irreprensibile che, se opportunamente seguiti, potrebbero accostarsi giornalmente alla comunione eucaristica” (Epist. ad Ecgberctum, ed. Plummer, p. 419)

La fama di santità e sapienza di cui Beda godette già in vita, valse a guadagnargli il titolo di “Venerabile”. Lo chiama così anche Papa Sergio I, quando nel 701 scrive al suo abate chiedendo che lo faccia venire temporaneamente a Roma per consulenza su questioni di interesse universale. Dopo la morte i suoi scritti furono diffusi estesamente in Patria e nel Continente europeo. Il grande missionario della Germania, il Vescovo san Bonifacio (+ 754), chiese più volte all’arcivescovo di York e all’abate di Wearmouth che facessero trascrivere alcune sue opere e glie­le mandassero in modo che anch’egli e i suoi compagni potessero godere della luce spirituale che ne emanava. Un secolo più tardi Notkero Galbulo, abate di San Gallo (+ 912), prendendo atto dello straordinario influsso di Beda, lo paragonò a un nuovo sole che Dio aveva fatto sorgere non dall’Oriente ma dall’Occidente per illuminare il mondo. A parte l’enfasi retorica, è un fatto che, con le sue opere, Beda contribuì efficacemente alla costruzione di una Europa cristiana, nella quale le diverse popolazioni e culture si sono fra loro amalgamate, conferendole una fisionomia unitaria, ispirata alla fede cristiana. Preghiamo perché anche oggi ci siano personalità della statura di Beda, per mantenere unito l’intero Continente; preghiamo affinchè tutti noi siamo disponibili a riscoprire le nostre comuni radici, per essere costruttori di una Europa profondamente umana e autenticamente cristiana.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, particulièrement les groupes du diocèse de Créteil, avec leur Évêque Mgr Michel Santier, les prêtres du diocèse de Grenoble-Vienne, avec Mgr Guy de Kérimel, les nombreux jeunes des lycées et des aumôneries ainsi que les groupes provenant de diverses paroisses. À l’exemple de Bède le Vénérable, prenez le temps de scruter les merveilles de la Parole de Dieu, pour en faire votre nourriture. Que Dieu vous bénisse!

I offer a warm welcome to the pilgrimage group from the Diocese of Arlington led by Bishop Paul Loverde, and to the School Sisters of Notre Dame taking part in a program of spiritual renewal. I also greet the many student groups present. Upon all the English-speaking pilgrims, especially the visitors from England, Ireland, Sweden, Japan and the United States, I cordially invoke God’s blessings of joy and peace!

Einen herzlichen Gruß richte ich an deutschsprachigen Pilger und Besucher hier auf dem Petersplatz. Der heilige Beda sei uns ein Ansporn, durch das Studium der Heiligen Schrift und die Teilnahme an der Liturgie den Glauben und die Kirche immer besser kennenzulernen. Ebenso soll auch unser Gebet und unser Leben ein Lob Gottes und ein Dienst an unseren Brüdern und Schwestern sein, bis wir – nach den Worten Bedas – einst vor dem Angesicht Gottes stehen dürfen, der die Quelle aller Weisheit ist. Der Herr segne euch und eure Familien.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular los miembros de la Comisión Promotora del monumento en Sevilla al Papa Juan Pablo II y a los componentes de la Fundación “Padre Leonardo Castillo”, de esa misma ciudad, acompañados por el Señor Cardenal Carlos Amigo Vallejo; a los Seminaristas y fieles de la Diócesis de Cartagena, con su Obispo, Monseñor Juan Antonio Reig Plá, así como a los demás grupos venidos de España, Chile, México y otros países de Latinoamérica. Que la palabra y el ejemplo de san Beda el Venerable os ayuden en vuestra vida cristiana. Muchas gracias.

Amados peregrinos de língua portuguesa, queridos estudantes brasileiros de Criciúma, possa a vossa vinda a Roma cumprir-se nas vestes de um verdadeiro peregrino que, sabendo de não possuir ainda o seu Bem maior, põe-se a caminho decidido a encontrá-Lo! Sabei que Deus Se deixa encontrar por quantos assim O procuram; e, com Ele e n’Ele, a vossa vida não poderá deixar de ser feliz. Sobre vós e vossas famílias desça a minha Bênção.

Saluto in lingua croata:

Srdačnu dobrodošlicu upućujem hrvatskim hodočasnicima, osobito vjernicima iz župe Svetog Mihajla iz Dubrovnika. Pohodeći grob apostola Petra, nasljedujte njegovo svjedočanstvo vjere prepoznavajući u Isusu iz Nazareta Sina Božjega i svoga Spasitelja. Hvaljen Isus i Marija!

Ttaduzione italiana:

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini croati, particolarmente ai fedeli della parrocchia di San Michele di Dubrovnik. Visitando la tomba dell’apostolo Pietro, seguite la sua testimonianza di fede, riconoscendo in Gesù di Nazaret il Figlio del Dio e il vostro Salvatore. Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto in lingua polacca:

Drodzy pielgrzymi z Polski. Sercem i modlitwą obejmuję was i waszych najbliższych. Nawiedzenie grobów apostolskich niech umacnia was w wierze, budzi miłość do Chrystusa i utwierdza w jedności ze wspólnotą Kościoła powszechnego. Niech Bóg wam błogosławi!

Traduzione italiana:

Cari pellegrini provenienti dalla Polonia. Abbraccio con cuore e con la preghiera voi e i vostri cari. La visita alle tombe degli apostoli vi consolidi nella fede, ravvivi l’amore per Cristo e rafforzi l’unione con la comunità della Chiesa universale. Dio vi benedica.

Saluto in lingua slovacca:

Srdečne pozdravujem slovenských pútnikov z Nitry a Močenka ako aj Základnú umeleckú školu svätej Cecílie z Bratislavy.
Bratia a sestry, milí mladí, spievajte Pánovi novú pieseň predovšetkým svojim príkladným kresťanským svedectvom. S láskou žehnám vás i vašich drahých vo vlasti.
Pochválený buď Ježiš Kristus!

Traduzione italiana:

Saluto cordialmente i pellegrini slovacchi provenienti da Nitra e Močenok come pure la Scuola elementare d’arte di Santa Cecilia da Bratislava. Fratelli e sorelle, cari giovani, cantate al Signore un canto nuovo soprattutto con una esemplare testimonianza cristiana.
Volentieri benedico voi e le vostre famiglie in Patria.
Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua slovena:

Lepo pozdravljam romarje iz Slovenije, še posebej birmance iz župnije Sveti Križ – Podbočje. Bodite odprti za darove Svetega Duha in vneto skrbite, da z leti v vas ne bodo zamrli, ampak bodo prinašali obilne sadove krščanske ljubezni in zvestobe! Naj bo z vami moj blagoslov!

Traduzione italiana:

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini provenienti dalla Slovenia, ed in particolare i cresimandi della Parrocchia Sveti Križ – Podbočje. Siate aperti ai doni dello Spirito Santo e abbiate cura che, nel corso degli anni, non svaniscono ma portino abbondati frutti della fedeltà e della carità cristiana! Vi accompagni la mia Benedizione!

Saluto in lingua ungherese:

Isten hozta a magyar híveket, elsősorban azokat, akik Bajáról és Munkácsról érkeztek! Kedves Testvéreim, örömmel látlak titeket és azt kívánom, hogy zarándoklatotok gyümölcsöző legyen Számotokra és egyházközségeitek számára. Ehhez kérem a jó Isten áldását Mindnyájatokra.
Dicsértessék a Jézus Krisztus!

Traduzione italiana:

Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli di lingua ungherese, specialmente a quelli di Baja ed al gruppo di Mukachevo! Cari fratelli e sorelle, vi accolgo volentieri ed auspico di cuore che il vostro pellegrinaggio apporti frutti di bene a voi ed alle vostre comunità. Con la particolare Benedizione Apostolica a voi tutti! Sia lodato Gesù Cristo!

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli dell’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni, che, guidati dall’Arcivescovo Monsignor Rocco Talucci, sono venuti a ricambiare la mia visita alla loro Comunità diocesana. Cari amici, vi ringrazio per la vostra presenza così numerosa e vi incoraggio a vivere il vostro Sinodo diocesano come una importante tappa di crescita nella comunione ecclesiale. Saluto voi, pellegrini provenienti dall’Arcidiocesi di Ancona-Osimo, accompagnati dal vostro Pastore Mons. Edoardo Menichelli, ed assicuro la mia preghiera perché si rafforzi in ciascuno il fermo desiderio di annunciare a tutti Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo. Saluto il pellegrinaggio promosso dai Chierici Regolari di San Paolo – Barnabiti, ed auspico che voi possiate testimoniare con sempre più forte ardore apostolico nella Chiesa il vostro specifico carisma paolino. Saluto le Suore Figlie di Maria Santissima dell’Orto, riunite per il Capitolo generale, e prego il Signore perché da questa assemblea scaturiscano generosi propositi di vita evangelica per l’intero Istituto.

Infine il mio saluto si rivolge ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Cari giovani, preparatevi ad affrontare le importanti tappe della vita con impegno spirituale, edificando ogni vostro progetto sulle solide basi della fedeltà a Dio. Cari malati, siate sempre consapevoli che, offrendo le vostre sofferenze al Padre celeste in unione a quelle di Cristo, voi contribuite alla costruzione del Regno di Dio. E voi, cari sposi novelli, fate crescere ogni giorno la vostra famiglia grazie all’ascolto di Dio, perché saldo resti il vostro reciproco amore e si apra all’accoglienza dei più bisognosi.

Domenica, 15 febbraio 2009

BENEDETTO XVI

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 15 febbraio 2009

 

Cari fratelli e sorelle!

In queste domeniche, l’evangelista san Marco ha offerto alla nostra riflessione una sequenza di varie guarigioni miracolose. Oggi ce ne presenta una molto singolare, quella di un lebbroso sanato (cfr Mc 1,40-45), che si avvicinò a Gesù e, in ginocchio, lo supplicò: “Se vuoi, puoi purificarmi!”. Egli, commosso, stese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, sii purificato!”. Istantanea si verificò la guarigione di quell’uomo, al quale Gesù domandò di non rivelare il fatto, e di presentarsi ai sacerdoti per offrire il sacrificio prescritto dalla legge mosaica. Quel lebbroso sanato, invece, non riuscì a tacere ed anzi proclamò a tutti ciò che gli era accaduto, così che – riferisce l’evangelista – ancor più numerosi i malati accorrevano da Gesù da ogni parte, sino a costringerlo a rimanere fuori delle città per non essere assediato dalla gente.

Disse Gesù al lebbroso: “Sii purificato!”. Secondo l’antica legge ebraica (cfr Lv 13-14), la lebbra era considerata non solo una malattia, ma la più grave forma di “impurità”. Spettava ai sacerdoti diagnosticarla e dichiarare immondo il malato, il quale doveva essere allontanato dalla comunità e stare fuori dall’abitato, fino all’eventuale e ben certificata guarigione. La lebbra perciò costituiva una sorta di morte religiosa e civile, e la sua guarigione una specie di risurrezione. Nella lebbra è possibile intravedere un simbolo del peccato, che è la vera impurità del cuore, capace di allontanarci da Dio. Non è in effetti la malattia fisica della lebbra, come prevedevano le vecchie norme, a separarci da Lui, ma la colpa, il male spirituale e morale. Per questo il Salmista esclama: “Beato l’uomo a cui è tolta la colpa / e coperto il peccato”. E poi, rivolto a Dio: “Ti ho fatto conoscere il mio peccato, / non ho coperto la mia colpa. / Ho detto: Confesserò al Signore le mie iniquità, / e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato” (Sal 31/32,1.5). I peccati che commettiamo ci allontanano da Dio, e, se non vengono confessati umilmente confidando nella misericordia divina, giungono sino a produrre la morte dell’anima. Questo miracolo riveste allora una forte valenza simbolica. Gesù, come aveva profetizzato Isaia, è il Servo del Signore che “si è caricato delle nostre sofferenze, / si è addossato i nostri dolori” (Is 53,4). Nella sua passione, diventerà come un lebbroso, reso impuro dai nostri peccati, separato da Dio: tutto questo farà per amore, al fine di ottenerci la riconciliazione, il perdono e la salvezza. Nel Sacramento della Penitenza Cristo crocifisso e risorto, mediante i suoi ministri, ci purifica con la sua misericordia infinita, ci restituisce alla comunione con il Padre celeste e con i fratelli, ci fa dono del suo amore, della sua gioia e della sua pace.

Cari fratelli e sorelle, invochiamo la Vergine Maria, che Dio ha preservato da ogni macchia di peccato, affinché ci aiuti ad evitare il peccato e a fare frequente ricorso al Sacramento della Confessione, il Sacramento del Perdono, che oggi va riscoperto ancor più nel suo valore e nella sua importanza per la nostra vita cristiana.

Dopo l’Angelus:

Je suis heureux de vous saluer, chers frères et sœurs francophones, et tout particulièrement les jeunes du collège Charles Péguy de Paris. Aujourd’hui, la Parole de Dieu nous invite à changer notre regard et à nous rendre disponibles au souffle de l’Esprit. Jésus est venu purifier l’homme de toutes les formes de dégénérescence et d’esclavage. Le Christ est notre unique modèle. Puissions-nous vivre la liberté qu’Il nous offre et être ses témoins convaincus dans notre vie quotidienne. Avec ma Bénédiction Apostolique.

I greet all the English-speaking visitors and pilgrims here today for the Angelus, especially the members of the joint Catholic-Orthodox pilgrimage from Finland. I pray that the time you spend in Rome may deepen your love for Jesus Christ our Lord, and for his Church. In this Sunday’s Gospel, we hear how Jesus healed a leper who came to him and pleaded to be cured. To those who turn to him today, Jesus continues to offer healing and strength. I encourage all of you to place your trust in him, and to bring before him your hopes and your needs, for yourselves and for your loved ones. May the Lord grant your prayers and pour out upon all of you his abundant blessings.

Einen herzlichen Gruß richte ich an alle deutschsprachigen Pilger und Besucher. In der zweiten Lesung des heutigen Sonntags sagt der heilige Paulus: „Ich suche nicht meinen Nutzen, sondern den Nutzen aller, damit sie gerettet werden” (1 Kor 10, 33). Der Apostel lädt uns ein, ihn in dieser Haltung nachzuahmen. Die selbstlose Bereitschaft, den Mitmenschen zu helfen, muß sich in unserer Herzensmitte ausbreiten, denn auf diese Weise willigen wir in das Liebeshandeln Gottes an uns ein. Das ist meine Hirtensorge, und ich bitte euch, mich in diesem Dienst mit eurem Gebet und durch eure guten Werke zu unterstützen. Der Herr segne euch und eure Lieben.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana, y a los que se unen a ella a través de la radio y la televisión. Os invito a acoger la exhortación del Apóstol San Pablo de hacerlo todo, más que por el propio interés, para la gloria de Dios y el bien de los demás, siguiendo así el ejemplo de Cristo. Nos acompaña en este camino la intercesión maternal de María Santísima, siempre dócil a la voluntad del Señor. Feliz domingo.

Saúdo com afecto o grupo das paróquias do Barreiro e Vale de Figueira, em Portugal, e demais peregrinos de língua portuguesa, desejando que esta vossa romagem vos ajude a fortalecer a confiança em Jesus Cristo e a encarnar na vida a sua mensagem de salvação. De coração vos agradeço e abençoo. Ide com Deus!

Moją myśl i słowo pozdrowienia kieruję do wszystkich Polaków. Ewangelia dzisiejszej Mszy św. ukazuje nam Jezusa, który uzdrawiając trędowatego pochyla się nad ludzką niedolą, chorobą, cierpieniem. Czyni to z miłością, bezinteresownie, dyskretnie. Stykając się z ludzką biedą, naśladujmy Chrystusa, niosąc bliźnim w potrzebie konkretną pomoc, słowo wsparcia i pociechy. Niech Bóg umacnia w was dobro.

[Rivolgo ora il mio pensiero e una mia parola di saluto a tutti i Polacchi. Il Vangelo di questa domenica ci mostra Gesù che, guarendo un lebbroso, si china sulla miseria, sulla malattia e sulla sofferenza umana. Lo fa amorevolmente, discretamente e gratuitamente. Incontrando la miseria umana, imitiamo Gesù, portando al prossimo un aiuto concreto, una parola di conforto e un gesto di consolazione. Che il Signore rafforzi il bene che è in voi.]

Saluto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i giovani partecipanti al terzo laboratorio nazionale sul tema “Giovani e cultura: il lavoro”, organizzato dal Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile nell’ambito del triennio dell’”Agorà dei Giovani”. Saluto inoltre i fedeli provenienti da Cento di Ferrara, Bologna e Fanano, Trevi nel Lazio, Empoli, Arconate e Dairago, e dalle parrocchie romane di Santa Maria Immacolata di Lourdes e di Santa Francesca Cabrini, come pure i ragazzi della Cresima di Foppenìco. A tutti auguro una buona domenica.