Sabato 4 Aprile 2020

QUARESIMA 2020

– Ogni giorno alle 12 accompagnerò il Vangelo con una riflessione.
– Il sabato alle 14 confermato il nostro appuntamento col “La Parola della Domenica”.

Sabato 4 Aprile 2020
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, ossia la risurrezione di Làzzaro, credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.
Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione».
Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli.
Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».

Parola del Signore

Commento:

I Giudei hanno deciso di processare Gesù. E’ giunta l’ora.
Entriamo così nella Settimana Santa, la settimana della Passione di Gesù, il dramma più solenne della storia dell’umanità, il più decisivo.
La sentenza proclamata da Caifa e dagli altri andrà ben oltre il loro meschino progetto; la sentenza di morte è la miccia che andrà ad accendere quel fuoco di cui già in precedenza Gesù desiderava vederne l’accensione. Quel fuoco sarà l’inizio di una Storia nuova, di una Vita nuova, di una Creazione nuova.
Entriamoci allora in questa Settimana Santa. Dico “entriamo” usando il verbo al presente, perché la Passione di Gesù non è un fatto che riguarda il passato. E’ piuttosto un fatto passato che riguarda il presente e rivive nel presente. Santa Teresa d’Avila ad esempio amava pregare con Gesù nell’orto del Getsemani, perché diceva che lì era sicura di rimanere sola a sola con Lui. Sant’Agostino piangeva ogni volta che leggeva il Passio nella Settimana Santa. La Passione infatti è un atto metastorico, attraversa la storia e noi come in un racconto aperto e onnipresente abbiamo la possibilità di entrarci, piangere, emozionarci, soffrire, patire con Gesù.
Facciamolo allora a cominciare da domani, Domenica delle Palme.

Pace e bene!
Luca

Omelia del giorno di Papa Francesco:

Introduzione

In questi momenti di turbamento, di difficoltà, di dolore, tante volte alla gente viene la possibilità di fare una o l’altra cosa, tante cose buone. Ma anche non manca che a qualcuno venga l’idea di fare qualcosa non tanto buona, approfittare del momento e approfittarne per se stesso, per il proprio guadagno. Preghiamo oggi perché il Signore ci dia a tutti una coscienza retta, una coscienza trasparente, che possa farsi vedere da Dio senza vergognarsi.

Omelia

È da tempo che i dottori della legge, anche i sommi sacerdoti, erano inquieti perché passavano cose strane nel Paese. Prima questo Giovanni, che alla fine lo lasciarono stare perché era un profeta, battezzava lì e la gente andava, ma non c’erano altre conseguenze. Poi è venuto questo Gesù, segnalato da Giovanni. Incominciò a fare dei segni, dei miracoli, ma soprattutto a parlare alla gente e la gente capiva, e la gente lo seguiva, e non sempre osservava la legge e questo inquietava tanto. “Questo è un rivoluzionario, un rivoluzionario pacifico… Questo porta a sé la gente, la gente lo segue…” (cf. Gv. 11,47-48). E queste idee li portarono a parlare fra loro: “Ma guarda, questo a me non piace… quell’altro…”, e così fra loro c’era questo tema di conversazione, di preoccupazione pure. Poi alcuni sono andati da lui per metterlo alla prova e sempre il Signore aveva una risposta chiara che a loro, dottori della legge, non era venuta in mente. Pensiamo a quella donna sposata sette volte, vedova sette volte: “Ma nel cielo, di quale di questi mariti sarà sposa?” (cf. Lc. 20,33). Lui rispose chiaramente e loro se ne sono andati un po’ svergognati per la saggezza di Gesù e altre volte se ne sono andati umiliati, come quando volevano lapidare quella signora adultera e Gesù disse alla fine: “Chi di voi è senza peccato getti la prima pietra” (cf. Gv. 8,7) e dice il Vangelo che se ne sono andati, a cominciare dai più anziani, umiliati in quel momento. Questo faceva crescere questa conversazione fra loro: “Dobbiamo fare qualcosa, questo non va…”. Poi hanno mandato i soldati a prenderlo e loro sono tornati dicendo: “Non abbiamo potuto prenderlo perché quest’uomo parla come nessuno” … “Anche voi vi siete lasciati ingannare” (cf. Gv. 7,45-49): arrabbiati perché neppure i soldati potevano prenderlo. E poi, dopo la risurrezione di Lazzaro – questo che abbiamo sentito oggi – tanti giudei andavano lì a vedere le sorelle e Lazzaro, ma alcuni sono andati a vedere bene come stanno le cose per riportarle, e alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto (cf. Gv. 11,45). Altri credettero in Lui. E questi che sono andati, i chiacchieroni di sempre, che vivono portando le chiacchiere … sono andati a dire loro. In questo momento, quel gruppo che si era formato di dottori della legge ha fatto una riunione formale: “Questo è molto pericoloso, dobbiamo prendere una decisione. Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni – riconoscono i miracoli – Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, c’è pericolo, il popolo andrà dietro di lui, si staccherà da noi” – il popolo non era attaccato a loro – “Verranno i romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione” (cf. Gv. 11,48). In questo c’era parte della verità ma non tutta, era una giustificazione, perché loro avevano trovato un equilibrio con l’occupatore, ma odiavano l’occupatore romano, ma politicamente avevano trovato un equilibrio. Così parlavano fra loro. Uno di loro, Caifa – era il più radicale – era sommo sacerdote disse: “Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!” (Gv. 11,50). Era il sommo sacerdote e fa la proposta: “Facciamolo fuori”. E Giovanni dice: “Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione… Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo” (cf. Gv. 11,51-53). È stato un processo, un processo che incominciò con piccole inquietudini al tempo di Giovanni Battista e poi finì in questa seduta dei dottori della legge e dei sacerdoti. Un processo che cresceva, un processo che era più sicuro della decisione che dovevano prendere, ma nessuno l’aveva detta così chiara: “Questo va fatto fuori”. Questo modo di procedere dei dottori della legge è proprio una figura di come agisce la tentazione in noi, perché dietro di questa evidentemente era il diavolo che voleva distruggere Gesù e la tentazione in noi generalmente agisce così: incomincia con poca cosa, con un desiderio, un’idea, cresce, contagia altri e alla fine si giustifica. Questi sono i tre passi della tentazione del diavolo in noi e qui sono i tre passi che ha fatto la tentazione del diavolo nella persona del dottore della legge. Cominciò con poca cosa, ma è cresciuta, è cresciuta, poi ha contagiato gli altri, si è fatta corpo e alla fine si giustifica: “È necessario che muoia uno per il popolo” (cf. Gv. 11,50), la giustificazione totale. E tutti sono andati a casa tranquilli. Avevano detto: “Questa è la decisione che dovevamo prendere”. E tutti noi, quando siamo vinti dalla tentazione, finiamo tranquilli, perché abbiamo trovato una giustificazione per questo peccato, per questo atteggiamento peccaminoso, per questa vita non secondo la legge di Dio. Dovremmo avere l’abitudine di vedere questo processo della tentazione in noi. Quel processo che ci fa cambiare il cuore da bene in male, che ci porta sulla strada in discesa. Una cosa che cresce, cresce, cresce lentamente, poi contagia altri e alla fine si giustifica. Difficilmente vengono in noi le tentazioni di un colpo, il diavolo è astuto. E sa prendere questa strada, la stessa l’ha presa per arrivare alla condanna di Gesù. Quando noi ci troviamo in un peccato, in una caduta, sì, dobbiamo andare a chiedere perdono al Signore, è il primo passo che dobbiamo fare, ma poi dobbiamo dire: “Come sono venuto a cadere lì? Come è iniziato questo processo nella mia anima? Com’è cresciuto? Chi ho contagiato? E come alla fine mi sono giustificato per cadere?”. La vita di Gesù è sempre un esempio per noi e le cose che sono accadute a Gesù sono cose che accadranno a noi, le tentazioni, le giustificazioni, la gente buona che è intorno a noi e forse non la sentiamo e i cattivi, nel momento della tentazione, cerchiamo di avvicinarci a loro per far crescere la tentazione. Ma non dimentichiamo mai: sempre, dietro un peccato, dietro una caduta, c’è una tentazione che è incominciata piccola, che è cresciuta, che ha contagiato e alla fine trovo una giustificazione per cadere. Lo Spirito Santo ci illumini in questa conoscenza interiore.

Comunione spirituale

Le persone che non possono comunicarsi faranno adesso la comunione spirituale.

Gesù mio, credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento dell’altare. Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell’anima mia. Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io ti abbraccio e tutto mi unisco a Te. Non permettere che mi abbia mai a separare da Te. Amen.

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Quaresima 2020

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Venerdì 3 Aprile 2020

QUARESIMA 2020

– Ogni giorno alle 12 accompagnerò il Vangelo con una riflessione.
– Il sabato alle 14 confermato il nostro appuntamento col “La Parola della Domenica”.

Venerdì 3 Aprile 2020
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre; per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio».
Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata -, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.

Parola del Signore

Commento:

Hanno capito benissimo i suoi avversari, è evidente: Gesù pretende di essere il Figlio di Dio. In un ultimo, timido tentativo di difendersi, il Maestro cita la Scrittura. Più precisamente il salmo 82 che così proclama “Io ho detto: «Voi siete dèi, siete tutti figli dell’Altissimo”. Gesù non cerca una scappatoia citando il salmo, lo sappiamo. Sa che sta giungendo la sua ora. Coglie invece questa opportunità per tentare di confutare le superstrutturate difese teologiche di chi gli sta davanti per metterli un pochettino in crisi.
Ma non serve a nulla, anzi ogni nuova provocazione di Gesù fa salire la tensione alle stelle; l’ostilità nei suoi confronti ha raggiunto il culmine. E’ proprio vero: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Quindi oggi scatta la sentenza: Gesù è accusato di bestemmia. Quindi reo di morte.
Pensate. Dio manda il suo figlio sulla terra per dire al mondo che Lui ci ama, che è il Dio con noi, e che gli apparteniamo; eppure questo figlio nel momento in cui balbetta la sua origine, la sua divina provenienza viene fatto fuori in nome della stessa legge di quel Dio che vuole venire a salvarci.
Allora niente più salvezza? Il figlio è restituito al mittente dagli uomini? Missione fallita? Tutt’altro. Il fallimento stesso diventa mediatore di salvezza. La croce che dipinge l’atto di accusa degli uomini nei confronti di Dio diventa paradossalmente il luogo della nostra salvezza. Per fortuna Dio è andato oltre l’ingratitudine umana per fare il nostro bene.

Pace e bene!
Luca

Omelia del giorno di Papa Francesco:

Introduzione

C’è gente che da adesso incomincia a pensare al dopo: al dopo la pandemia. A tutti i problemi che arriveranno: problemi di povertà, di lavoro, di fame … Preghiamo per tutta la gente che aiuta oggi, ma pensa anche al domani, per aiutarci a tutti noi.

Omelia

Questo Venerdì di Passione, la Chiesa ricorda i dolori di Maria, l’Addolorata. Da secoli viene questa venerazione del popolo di Dio. Si sono scritti inni in onore dell’Addolorata: stava ai piedi della croce e la contemplano lì, sofferente. La pietà cristiana ha raccolto i dolori della Madonna e parla dei “sette dolori”. Il primo, appena 40 giorni dopo la nascita di Gesù, la profezia di Simeone che parla di una spada che le trafiggerà il cuore (cf. Lc. 2,35). Il secondo dolore, pensa alla fuga in Egitto per salvare la vita del Figlio (cf. Mt. 2,13-23). Il terzo dolore, quei tre giorni di angoscia quando il ragazzo è rimasto nel tempio (cf. Lc. 2,41-50). Il quarto dolore, quando la Madonna si incontra con Gesù sulla via al Calvario (cf. Gv. 19,25). Il quinto dolore della Madonna è la morte di Gesù, vedere il Figlio lì, crocifisso, nudo, che muore. Il sesto dolore, la discesa di Gesù dalla croce, morto, e lo prende tra le sue mani come lo aveva preso nelle sue mani più di 30 anni prima a Betlemme. Il settimo dolore è la sepoltura di Gesù. E così, la pietà cristiana percorre questa strada della Madonna che accompagna Gesù. A me fa bene, in tarda serata, quando prego l’Angelus, pregare questi sette dolori come un ricordo della Madre della Chiesa, come la Madre della Chiesa con tanto dolore ha partorito tutti noi.

La Madonna mai ha chiesto qualcosa per sé, mai. Sì, per gli altri: pensiamo a Cana, quando va a parlare con Gesù. Mai ha detto: “Io sono la madre, guardatemi: sarò la regina madre”. Mai lo ha detto. Non chiese qualcosa di importante per lei nel collegio apostolico. Soltanto, accetta di essere Madre. Accompagnò Gesù come discepola, perché il Vangelo fa vedere che seguiva Gesù: con le amiche, pie donne, seguiva Gesù, ascoltava Gesù. Una volta qualcuno l’ha riconosciuta: “Ah, ecco la madre”, “Tua madre è qui” (cf. Mc. 3,31)… Seguiva Gesù. Fino al Calvario. E lì, in piedi … la gente sicuramente diceva: “Ma, povera donna, come soffrirà”, e i cattivi sicuramente dicevano: “Ma, anche lei ha colpa, perché se lo avesse educato bene questo non sarebbe finito così”. Era lì, con il Figlio, con l’umiliazione del Figlio.

Onorare la Madonna e dire: “Questa è mia Madre”, perché lei è Madre. E questo è il titolo che ha ricevuto da Gesù, proprio lì, nel momento della Croce (cf. Gv. 19,26-27). I tuoi figli, tu sei Madre. Non l’ha fatta primo ministro o le ha dato titoli di “funzionalità”. Soltanto “Madre”. E poi, gli Atti degli Apostoli la fanno vedere in preghiera con gli apostoli come Madre (cf. At. 1,14). La Madonna non ha voluto togliere a Gesù alcun titolo; ha ricevuto il dono di essere Madre di Lui e il dovere di accompagnare noi come Madre, di essere nostra Madre. Non ha chiesto per sé di essere una quasi-redentrice o una co-redentrice: no. Il Redentore è uno solo e questo titolo non si raddoppia. Soltanto discepola e Madre. E così, come Madre noi dobbiamo pensarla, dobbiamo cercarla, dobbiamo pregarla. È la Madre. Nella Chiesa Madre. Nella maternità della Madonna vediamo la maternità della Chiesa che riceve tutti, buoni e cattivi: tutti.

Oggi ci farà bene fermarci un po’ e pensare al dolore e ai dolori della Madonna. È la nostra Madre. E come li ha portati, come li ha portati bene, con forza, con pianto: non era un pianto finto, era proprio il cuore distrutto di dolore. Ci farà bene fermarci un po’ e dire alla Madonna: “Grazie per avere accettato di essere Madre quando l’Angelo Te lo ha detto e grazie per avere accettato di essere Madre quando Gesù Te lo ha detto”.

Preghiera per fare la comunione spirituale:

Le persone che non possono comunicarsi faranno adesso la comunione spirituale.

Gesù mio, credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento dell’altare. Ti amo sopra ogni cosa e Ti desidero nell’anima mia. Poiché ora non posso riceverTi sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io Ti abbraccio e tutto mi unisco a Te. Non permettere che mi abbia mai a separare da Te. Amen.

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3) Forza venite gente

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Giovedì 2 Aprile 2020

QUARESIMA 2020

– Ogni giorno alle 12 accompagnerò il Vangelo con una riflessione.
– Il sabato alle 14 confermato il nostro appuntamento col “La Parola della Domenica”.

Giovedì 2 Aprile 2020
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?».
Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia».
Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono».
Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

Parola del Signore

Commento:

Chi ti credi di essere, Gesù di Nazareth? Chi ti credi di essere in questi nostri tempi caotici e irrisolti, fragili e confusi? Chi pretendi di essere ora che tutte le certezze sono state declassate e tutti sono assolutamente convinti che non esistano certezze (eccetto una: “Non esistono certezze”)? Gesù ancora inquieta e scardina le nostre piccole convenzioni politicamente corrette. Finché resta il buon Gesù cui mandare i bacini della nonna si può fare… Finché lo mettiamo nel novero dei grandi uomini che hanno combattuto e sofferto per le proprie idee ancora possiamo sopportarlo. Ma quando i suoi fanatici discepoli affermano che egli è la presenza del Dio invisibile, che è il figlio stesso di Dio, allora tutti gridano allo scandalo e fuggono, invocano una presunta correttezza che i vangeli non si sognano minimamente di osservare… Gesù è accusato di prendersi per Dio e quelle pietre raccolte per lapidarlo vogliono impedirgli di pronunciare l’impronunciabile nome di Dio, quel Io sono che Gesù attribuisce a sé. Ecco lo scandalo della pretesa messianica di Gesù: fra pochi giorni sarà ucciso per quell’affermazione. Lo prenderemo sul serio?

Pace e bene!
Luca

Omelia del giorno di Papa Francesco:

Introduzione

Questi giorni di dolore e di tristezza evidenziano tanti problemi nascosti. Sul giornale, oggi, c’è una foto che colpisce il cuore: tanti senzatetto di una città sdraiati in un parcheggio, in osservazione … ci sono tanti senzatetto oggi. Chiediamo a Santa Teresa di Calcutta che risvegli in noi il senso della vicinanza a tante persone che nella società, nella vita normale, vivono nascoste ma, come i senzatetto, nel momento della crisi, si evidenziano così.

Omelia

Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza. Lo abbiamo ripetuto nel Salmo responsoriale (cf. Sal. 105,8). Il Signore non dimentica, non dimentica mai. Sì, dimentica soltanto in un caso, quando perdona i peccati. Dopo aver perdonato perde la memoria, non ricorda i peccati. Negli altri casi Dio non dimentica. La sua fedeltà è memoria. La sua fedeltà con il suo popolo. La sua fedeltà con Abramo è memoria delle promesse che aveva fatto. Dio elesse Abramo per fare una strada. Abramo è un eletto, era un eletto. Dio lo ha eletto. Poi in quella elezione gli ha promesso un’eredità e oggi, nel passo del libro della Genesi, c’è un passo in più. “Quanto a me, la mia alleanza è con te” (Gen. 17,4). L’alleanza. Un’alleanza che gli fa vedere lontano la sua fecondità: “diventerai padre di una moltitudine di nazioni” (Gen. 17,4). L’elezione, la promessa e l’alleanza, sono le tre dimensioni della vita di fede, le tre dimensioni della vita cristiana. Ognuno di noi è un eletto, nessuno sceglie di essere cristiano fra tutte le possibilità che il “mercato” religioso gli offre, è un eletto. Noi siamo cristiani perché siamo stati eletti. In questa elezione c’è una promessa, c’è una promessa di speranza, il segnale è la fecondità: Abramo sarai padre di una moltitudine di nazioni e … sarai fecondo nella fede (cf. Gen. 17,5-6). La tua fede fiorirà in opere, in opere buone, in opere di fecondità anche, una fede feconda. Ma tu devi – il terzo passo – osservare l’alleanza con me (cf. 17,9). E l’alleanza è fedeltà, essere fedele. Siamo stati eletti, il Signore ci ha dato una promessa, adesso ci chiede un’alleanza. Un’alleanza di fedeltà. Gesù dice che Abramo esultò di gioia pensando, vedendo il suo giorno, il giorno della grande fecondità, quel figlio suo – Gesù era figlio di Abramo (cf. Gv. 8,56) – che è venuto a rifare la creazione, che è più difficile che farla, dice la liturgia – è venuto a fare la redenzione dei nostri peccati, a liberarci. Il cristiano è cristiano non perché possa far vedere “la fede del battesimo”: “la fede di battesimo” è una carta. Tu sei cristiano se dici di sì all’elezione che Dio ha fatto di te, se tu vai dietro le promesse che il Signore ti ha fatto e se tu vivi un’alleanza con il Signore: questa è la vita cristiana. I peccati del cammino sono sempre contro queste tre dimensioni: non accettare l’elezione e noi “eleggere” tanti idoli, tante cose che non sono di Dio. Non accettare la speranza nella promessa, andare, guardare da lontano le promesse, anche tante volte, come dice la Lettera agli Ebrei (cf. Eb. 6,12; Eb. 8,6), salutandole da lontano e fare che le promesse siano oggi con i piccoli idoli che noi facciamo, e dimenticare l’alleanza, vivere senza alleanza, come se noi fossimo senza alleanza. La fecondità è la gioia, quella gioia di Abramo che vide il giorno di Gesù ed era pieno di gioia (cf. 8,56). Questa è la rivelazione che oggi la parola di Dio ci dà sulla nostra esistenza cristiana. Che sia come quella del nostro Padre: cosciente di essere eletto, gioioso di andare verso una promessa e fedele nel compiere l’alleanza.

Preghiera per fare la comunione spirituale:

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