UDIENZA GIUBILARE – Giovedì, 30 giugno 2016

GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GIUBILARE

Giovedì, 30 giugno 2016

[Multimedia]


 

Opere di Misericordia (cfr Mt 25,31-46)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Quante volte, durante questi primi mesi del Giubileo, abbiamo sentito parlare delle opere di misericordia! Oggi il Signore ci invita a fare un serio esame di coscienza. E’ bene, infatti, non dimenticare mai che la misericordia non è una parola astratta, ma è uno stile di vita: una persona può essere misericordiosa o può essere non misericordiosa; è uno stile di vita. Io scelgo di vivere come misericordioso o scelgo di vivere come non misericordioso. Una cosa è parlare di misericordia, un’altra è vivere la misericordia. Parafrasando le parole di san Giacomo apostolo (cfr 2,14-17) potremmo dire: la misericordia senza le opere è morta in sé stessa. E’ proprio così! Ciò che rende viva la misericordia è il suo costante dinamismo per andare incontro ai bisogni e alle necessità di quanti sono nel disagio spirituale e materiale. La misericordia ha occhi per vedere, orecchi per ascoltare, mani per risollevare…

La vita quotidiana ci permette di toccare con mano tante esigenze che riguardano le persone più povere e più provate. A noi viene richiesta quell’attenzione particolare che ci porta ad accorgerci dello stato di sofferenza e bisogno in cui versano tanti fratelli e sorelle. A volte passiamo davanti a situazioni di drammatica povertà e sembra che non ci tocchino; tutto continua come se nulla fosse, in una indifferenza che alla fine rende ipocriti e, senza che ce ne rendiamo conto, sfocia in una forma di letargo spirituale che rende insensibile l’animo e sterile la vita. La gente che passa, che va avanti nella vita senza accorgersi delle necessità degli altri, senza vedere tanti bisogni spirituali e materiali, è gente che passa senza vivere, è gente che non serve agli altri. Ricordatevi bene: chi non vive per servire, non serve per vivere.

Quanti sono gli aspetti della misericordia di Dio verso di noi! Alla stessa maniera, quanti volti si rivolgono a noi per ottenere misericordia. Chi ha sperimentato nella propria vita la misericordia del Padre non può rimanere insensibile dinanzi alle necessità dei fratelli. L’insegnamento di Gesù che abbiamo ascoltato non consente vie di fuga: Avevo fame e mi avete dato da mangiare; avevo sete e mi avete dato da bere; ero nudo, profugo, malato, in carcere e mi avete assistito (cfr Mt 25,35-36). Non si può tergiversare davanti a una persona che ha fame: occorre darle da mangiare. Gesù ci dice questo! Le opere di misericordia non sono temi teorici, ma sono testimonianze concrete. Obbligano a rimboccarsi le maniche per alleviare la sofferenza.

A causa dei mutamenti del nostro mondo globalizzato, alcune povertà materiali e spirituali si sono moltiplicate: diamo quindi spazio alla fantasia della carità per individuare nuove modalità operative. In questo modo la via della misericordia diventerà sempre più concreta. A noi, dunque, è richiesto di rimanere vigili come sentinelle, perché non accada che, davanti alle povertà prodotte dalla cultura del benessere, lo sguardo dei cristiani si indebolisca e diventi incapace di mirare all’essenziale. Mirare all’essenziale. Cosa significa? Mirare Gesù, guardare Gesù nell’affamato, nel carcerato, nel malato, nel nudo, in quello che non ha lavoro e deve portare avanti una famiglia. Guardare Gesù in questi fratelli e sorelle nostri; guardare Gesù in quello che è solo, triste, in quello che sbaglia e ha bisogno di consiglio, in quello che ha bisogno di fare strada con Lui in silenzio perché si senta in compagnia. Queste sono le opere che Gesù chiede a noi! Guardare Gesù in loro, in questa gente. Perché? Perché così Gesù guarda me, guarda tutti noi.

* * *

Adesso passiamo a un’altra cosa.

Nei giorni scorsi il Signore mi ha concesso di visitare l’Armenia, la prima nazione ad avere abbracciato il cristianesimo, all’inizio del quarto secolo. Un popolo che, nel corso della sua lunga storia, ha testimoniato la fede cristiana col martirio. Rendo grazie a Dio per questo viaggio, e sono vivamente grato al Presidente della Repubblica Armena, al Catholicos Karekin II, al Patriarca e ai Vescovi cattolici, e all’intero popolo armeno per avermi accolto come pellegrino di fraternità e di pace.

Fra tre mesi compirò, a Dio piacendo, un altro viaggio in Georgia e Azerbaigian, altri due Paesi della regione caucasica. Ho accolto l’invito a visitare questi Paesi per un duplice motivo: da una parte valorizzare le antiche radici cristiane presenti in quelle terre – sempre in spirito di dialogo con le altre religioni e culture – e dall’altra incoraggiare speranze e sentieri di pace. La storia ci insegna che il cammino della pace richiede una grande tenacia e dei continui passi, cominciando da quelli piccoli e man mano facendoli crescere, andando l’uno incontro all’altro. Proprio per questo il mio auspicio è che tutti e ciascuno diano il proprio contributo per la pace e la riconciliazione.

Come cristiani siamo chiamati a rafforzare tra noi la comunione fraterna, per rendere testimonianza al Vangelo di Cristo e per essere lievito di una società più giusta e solidale. Per questo tutta la visita è stata condivisa con il Supremo Patriarca della Chiesa Apostolica Armena, il quale mi ha fraternamente ospitato per tre giorni nella sua casa.

Rinnovo il mio abbraccio ai Vescovi, ai sacerdoti, alle religiose e ai religiosi e a tutti i fedeli in Armenia. La Vergine Maria, nostra Madre, li aiuti a rimanere saldi nella fede, aperti all’incontro e generosi nelle opere di misericordia. Grazie.


Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier le Séminaire patriarcal maronite de Ghazir, et les pèlerins venus du Bénin, de République Démocratique du Congo et de France.
Ne laissons pas la culture du bien être affaiblir notre sensibilité aux souffrances des frères. Soyons toujours vigilants pour découvrir leurs besoins, et généreux pour les secourir. Que Dieu vous bénisse !

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare il Seminario patriarcale maronita di Ghazir, e i fedeli venuti dal Benin, dalla Repubblica Democratica del Congo e dalla Francia.
Non permettiamo che la cultura del benessere indebolisca la nostra sensibilità alle sofferenze dei fratelli. Rimaniamo sempre vigili per scoprire i loro bisogni, e generosi per soccorrerli. Che Dio vi benedica!
]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from Sweden, China, India, Indonesia, Vietnam, Canada and the United States of America. With prayerful good wishes that the present Jubilee of Mercy will be a moment of grace and spiritual renewal for you and your families, I invoke upon all of you joy and peace in our Lord Jesus Christ.

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Svezia, Cina, India, Indonesia, Vietnam, Canada e Stati Uniti d’America. Con fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e pace del Signore Gesù!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an die Pilger und Besucher deutscher Sprache. Die Sommerzeit gibt vielen von euch eine Gelegenheit des Urlaubs und der Erholung. Vergessen wir nicht in dieser Zeit unsere menschlichen Beziehungen zu pflegen und die Barmherzigkeit zu leben. Damit erfahren auch wir Momente der Stärkung und der Ermunterung. Der Heilige Geist begleite euch auf euren Wegen!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini e visitatori di lingua tedesca. Il tempo estivo dà a molti di voi un’occasione di vacanze e di riposo. Non dimentichiamo di curare in questo tempo le nostre relazioni umane, e di vivere la misericordia. Così proviamo anche noi momenti di ristoro e conforto. Lo Spirito Santo vi accompagni sul vostro cammino.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, provenientes de España y Latinoamérica. Que María, Madre de Misericordia, nos ayude a dar espacio a la fantasía de la caridad para que el camino de la misericordia sea cada vez más concreto. Muchas gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola provenienti dalla Spagna e America latina. Maria, Madre di Misericordia, ci aiuti a fare spazio alla fantasia della carità affinché il cammino della misericordia sia sempre più concreto. Grazie mille.]

Queridos amigos de língua portuguesa, que hoje tomais parte nesta Audiência: sede bem-vindos! A todos saúdo, especialmente aos professores e alunos de Guimarães e de Viseu, encorajando-vos a nunca vos cansardes de servir as pessoas necessitadas, como verdadeiras testemunhas da Misericórdia no mundo. Sobre vós e vossas famílias desça a Bênção do Senhor!

[Cari pellegrini di lingua portoghese, presenti a quest’Udienza: benvenuti! Saluto tutti voi, in particolare i professori e gli studenti di Guimarães e Viseu, incoraggiandovi a non stancarvi mai di servire tutte le persone bisognose, come veri testimoni della Misericordia nel mondo. Su di voi e sulle vostre famiglie scenda la Benedizione del Signore.]

أُرحّبُ بالحجّاجِ الناطقينَ باللغةِ العربية، وخاصةً بإكليريكيّي وشمامسة الإكليريكية البطريركيّة المارونيّة في غزير القادمين من لبنان وسوريا والعراق. أيها الإخوةُ والأخواتُ الأعزاء، إن أعمال الرحمة هي من صُلب إيماننا بالله، لنكتشفها مجدّدًا ولنجسّدها في حياتنا. ليبارككُم الرب!

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare ai seminaristi e diaconi del seminario patriarcale di Ghazir provenienti dal Libano, Siria e l’Iraq! Cari fratelli e sorelle, Le opere di misericordia sono al cuore della nostra fede in Dio, riscopriamole e incarniamole nella nostra vita. Il Signore vi benedica!]

Serdecznie pozdrawiam polskich pielgrzymów. Drodzy bracia i siostry, dziękuję Wam, że towarzyszyliście mi w waszych modlitwach podczas wizyty w Armenii. Proszę was, abyście trwali w modlitwie za mnie i za młodych, którzy w Polsce i w całym chrześcijańskim świecie przygotowują się do naszego, bliskiego już, spotkania w Krakowie. Niech zawsze będzie żywa w naszych sercach i naszych czynach pamięć, że „błogosławieni są miłosierni…”. Z serca wam błogosławię. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio d’avermi accompagnato con le vostre preghiere durante la visita in Armenia. Vi prego di continuare a pregare per me e per i giovani che in Polonia e in tutto il mondo cristiano si stanno preparando per il nostro, ormai imminente, incontro a Cracovia. Sia sempre viva nei nostri cuori e nelle nostre opere la memoria che “beati sono i misericordiosi…” Vi benedico di cuore. Sia lodato Gesù Cristo!]

* * *

Un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana!

Sono lieto di accogliere i partecipanti ai Capitoli Generali dei Padri Rogazionisti e delle Figlie del Divino Zelo; delle Suore Missionarie dell’Apostolato Cattolico e delle Missionarie del Cuore Immacolato di Maria: vi esorto ad attualizzare nell’odierna società i rispettivi carismi di fondazione affinché gli uomini e le donne del nostro tempo possano trovare nella vostra vita una traccia concreta della misericordia di Dio.

Saluto le religiose dell’USMI di Milano e i fedeli di Acquapendente con il loro vescovo di Viterbo, mons. Lino Fumagalli, con l’effigie della Madonna del Fiore che ho il piacere di benedire quest’oggi. Un saluto speciale rivolgo all’Associazione dei Consulenti del Lavoro, che oggi iniziano il loro 7° “Festival del lavoro”, e li incoraggio a promuovere la cultura del lavoro che assicura la dignità della persona e il bene comune della società, a partire dalla sua cellula, la famiglia. E’ proprio la famiglia, infatti, a soffrire di più per le conseguenze di un cattivo lavoro: cattivo per la sua scarsità e per la sua precarietà. Voi, consulenti del lavoro, non avete un compito assistenziale, ma promozionale, affinché in ambito nazionale ed europeo le istituzioni e gli attori economici perseguano in modo concertato l’obiettivo della piena e dignitosa occupazione, perché il lavoro dà dignità!

Rivolgo infine il mio saluto ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi celebriamo la memoria dei primi martiri della Chiesa di Roma e preghiamo per quanti tuttora pagano a caro prezzo la loro appartenenza alla Chiesa di Cristo. Cari giovani, la fede abbia spazio e dia senso alla vostra vita; cari ammalati, offrite la vostra sofferenza perché i lontani incontrino l’amore di Cristo; cari sposi novelli, siate educatori di vita e modelli di fede per i vostri figli.

UDIENZA GENERALE Mercoledì, 22 giugno 2016

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 22 giugno 2016

[Multimedia]


 

La Misericordia purifica il cuore (cfr Lc 5,12-16)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

«Signore, se vuoi, puoi purificarmi!» (Lc 5,12): è la richiesta che abbiamo sentito rivolgere a Gesù da un lebbroso. Quest’uomo non chiede solamente di essere guarito, ma di essere “purificato”, cioè risanato integralmente, nel corpo e nel cuore. Infatti, la lebbra era considerata una forma di maledizione di Dio, di impurità profonda. Il lebbroso doveva tenersi lontano da tutti; non poteva accedere al tempio e a nessun servizio divino. Lontano da Dio e lontano dagli uomini. Triste vita faceva questa gente!

Nonostante ciò, quel lebbroso non si rassegna né alla malattia né alle disposizioni che fanno di lui un escluso. Per raggiungere Gesù, non temette di infrangere la legge ed entra in città – cosa che non doveva fare, gli era vietato -, e quando lo trovò «gli si gettò dinanzi, pregandolo: Signore, se vuoi, puoi purificarmi» (v. 12). Tutto ciò che quest’uomo considerato impuro fa e dice è l’espressione della sua fede! Riconosce la potenza di Gesù: è sicuro che abbia il potere di sanarlo e che tutto dipenda dalla sua volontà. Questa fede è la forza che gli ha permesso di rompere ogni convenzione e di cercare l’incontro con Gesù e, inginocchiandosi davanti a Lui, lo chiama “Signore”. La supplica del lebbroso mostra che quando ci presentiamo a Gesù non è necessario fare lunghi discorsi. Bastano poche parole, purché accompagnate dalla piena fiducia nella sua onnipotenza e nella sua bontà. Affidarci alla volontà di Dio significa infatti rimetterci alla sua infinita misericordia. Anche io vi farò una confidenza personale. La sera, prima di andare a letto, io prego questa breve preghiera: “Signore, se vuoi, puoi purificarmi!”. E prego cinque “Padre nostro”, uno per ogni piaga di Gesù, perché Gesù ci ha purificato con le piaghe. Ma se questo lo faccio io, potete farlo anche voi, a casa vostra, e dire: “Signore, se vuoi, puoi purificarmi!” e pensare alle piaghe di Gesù e dire un “Padre nostro” per ognuna di esse. E Gesù ci ascolta sempre.

Gesù è profondamente colpito da quest’uomo. Il Vangelo di Marco sottolinea che «ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!» (1,41). Il gesto di Gesù accompagna le sue parole e ne rende più esplicito l’insegnamento. Contro le disposizioni della Legge di Mosè, che proibiva di avvicinarsi a un lebbroso (cfr Lv 13,45-46), Gesù stende la mano e persino lo tocca. Quante volte noi incontriamo un povero che ci viene incontro! Possiamo essere anche generosi, possiamo avere compassione, però di solito non lo tocchiamo. Gli offriamo la moneta, la buttiamo lì, ma evitiamo di toccare la mano. E dimentichiamo che quello è il corpo di Cristo! Gesù ci insegna a non avere timore di toccare il povero e l’escluso, perché Lui è in essi. Toccare il povero può purificarci dall’ipocrisia e renderci inquieti per la sua condizione. Toccare gli esclusi. Oggi mi accompagnano qui questi ragazzi. Tanti pensano di loro che sarebbe stato meglio che fossero rimasti nella loro terra, ma lì soffrivano tanto. Sono i nostri rifugiati, ma tanti li considerano esclusi. Per favore, sono i nostri fratelli! Il cristiano non esclude nessuno, dà posto a tutti, lascia venire tutti.

Dopo aver guarito il lebbroso, Gesù gli comanda di non parlarne con nessuno, ma gli dice: «Va’ a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro» (v. 14). Questa disposizione di Gesù mostra almeno tre cose. La prima: la grazia che agisce in noi non ricerca il sensazionalismo. Di solito essa si muove con discrezione e senza clamore. Per medicare le nostre ferite e guidarci sulla via della santità essa lavora modellando pazientemente il nostro cuore sul Cuore del Signore, così da assumerne sempre più i pensieri e i sentimenti. La seconda: facendo verificare ufficialmente l’avvenuta guarigione ai sacerdoti e celebrando un sacrificio espiatorio, il lebbroso viene riammesso nella comunità dei credenti e nella vita sociale. Il suo reintegro completa la guarigione. Come aveva lui stesso supplicato, ora è completamente purificato! Infine, presentandosi ai sacerdoti il lebbroso rende loro testimonianza riguardo a Gesù e alla sua autorità messianica. La forza della compassione con cui Gesù ha guarito il lebbroso ha portato la fede di quest’uomo ad aprirsi alla missione. Era un escluso, adesso è uno di noi.

Pensiamo a noi, alle nostre miserie… Ognuno ha le proprie. Pensiamo con sincerità. Quante volte le copriamo con la ipocrisia delle “buone maniere”. E proprio allora è necessario stare da soli, mettersi in ginocchio davanti a Dio e pregare: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi!». E fatelo, fatelo prima di andare a letto, tutte le sere. E adesso diciamo insieme questa bella preghiera: “Signore, se vuoi, puoi purificarmi!”.


Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier les personnes engagées dans la société civile, accompagnées de Monseigneur Dominique Rey.
De même que Jésus a touché le lépreux pour le guérir, osons toucher les personnes pauvres que nous voulons aider. Ce geste de charité nous guérit de l’hypocrisie et nous remet une multitude de péchés. Que Dieu vous bénisse !

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare la delegazione impegnata nella società civile, accompagnata da Mons. Dominique Rey.
Come Gesù ha toccato il lebbroso per guarirlo, osiamo anche noi toccare le persone povere che vogliamo aiutare. Questo gesto di carità ci guarisce dall’ipocrisia e ci rimette una moltitudine di peccati. Che Dio vi benedica!
]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly those from England, Scotland, Sweden, China and the United States of America. In a special way I greet the many student groups present. With prayerful good wishes that the present Jubilee of Mercy will be a moment of grace and spiritual renewal for you and your families, I invoke upon all of you joy and peace in our Lord Jesus Christ.

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Svezia, Cina e Stati Uniti d’America. Rivolgo un saluto particolare ai numerosi gruppi di giovani studenti qui presenti. Con fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e pace del Signore Gesù!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an alle Pilger deutscher Sprache. Der Monat Juni ist der Verehrung des Heiligsten Herzens Jesu gewidmet. Das Bewusstsein des Mitleidens Jesu mit uns entzünde in uns von neuem einen frohen und missionarischen Glauben. Gott segne euch alle.

[Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua tedesca. Il mese di giugno è dedicato alla devozione al Sacratissimo Cuore di Gesù. La consapevolezza della compassione di Gesù verso di noi riaccenda una fede gioiosa e missionaria. Dio vi benedica tutti.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Que movidos por la humildad y la confianza de la petición del leproso, nos sintamos todos necesitados de la sanación del Señor, y aprendamos a acercarnos al pobre y al excluido reconociendo en ellos al mismo Cristo. Muchas gracias.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America latina. Mossi dal l’umiltà e dalla fiducia della richiesta del lebbroso, sentiamoci tutti bisognosi della guarigione del Signore e impariamo ad avvicinarci ai poveri e agli esclusi riconoscendo in essi Cristo stesso. Grazie mille.]

Queridos amigos de língua portuguesa, que hoje tomais parte neste Encontro, obrigado pela vossa presença e sobretudo pelas vossas orações! A todos saúdo, especialmente aos membros da Comunidade brasileira Doce Mãe de Deus e ao grupo de Escuteiros de Leiria, encorajando-vos a apostar em ideais grandes de serviço, que engrandecem o coração e tornam fecundos os vossos talentos. Sobre vós e vossas famílias desça a Bênção do Senhor!

[Cari amici di lingua portoghese, che oggi prendete parte a quest’Incontro, grazie per la vostra presenza e soprattutto per le vostre preghiere! Saluto tutti voi, in particolare i membri della Comunità brasiliana Doce Mãe de Deus e il gruppo di Escuteiros di Leiria, incoraggiandovi a scommettere sui grandi ideali di servizio, che allargano il cuore e rendono fecondi i vostri talenti. Su di voi e sulle vostre famiglie scenda la Benedizione del Signore.]

أُرحّبُ بالحجّاجِ الناطقينَ باللغةِ العربية، وخاصةً بالقادمينَ منالشرق الأوسط. أيها الإخوةُ والأخواتُ الأعزاء، إن الشيء الوحيد الذي نحتاج إليه حقًا في هذه الحياة هو أن يُغفر لنا، وأن نتحرَّر من الشر ومن تبعاته المميتة. ليمنحنا الرب، بشفاعة العذراء مريم، أن نكون شهودًا لرحمته، التي تنقي القلب وتغيّر الحياة. ليبارككُم الرب!

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle, l’unica cosa di cui abbiamo davvero bisogno nella nostra vita è quella di essere perdonati, liberati dal male e dalle sue conseguenze di morte. Ci conceda il Signore, per intercessione di Maria, di essere testimoni della sua misericordia che purifica il cuore e trasforma la vita.  Il Signore vi benedica!]

Witam serdecznie pielgrzymów polskich. Bracia i siostry, sytuacja trędowatego, o którym dzisiaj mowa, jego prośba o uzdrowienie, przypomina nam nasze wołanie do Boga o uwolnienie z grzechów, zaniedbań i poczucia winy. Pamiętajmy, że Bóg nas nigdy nie opuszcza, przeciwnie, wychodzi nam na spotkanie, uzdrawia, rozgrzesza i przebacza. Z tą świadomością, ufni w Jego miłosierdzie, przekraczajmy Świętą Bramę Roku Jubileuszowego. Nich będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Do il mio cordiale benvenuto ai pellegrini polacchi. Fratelli e sorelle, il caso del lebbroso di cui abbiamo parlato oggi e la sua domanda di essere guarito, ci ricordano il nostro grido a Dio di essere liberati dai peccati, dalle omissioni e dalla colpa. Ricordiamoci che Dio non ci abbandona mai, anzi ci viene incontro, ci guarisce, ci assolve e perdona. Con questa consapevolezza, fiduciosi nella Sua misericordia, attraversiamo la Porta Santa dell’Anno Giubilare. Sia lodato Gesù Cristo.]

* * *

Un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana!

Con gioia accolgo i fedeli delle Diocesi di Alba e Alghero-Bosa, accompagnati dai loro Pastori, Mons. Brunetti e Mons. Morfino; i motociclisti venuti per il Giubileo, con il Vescovo di Città di Castello, Mons. Domenico Cancian; i medici e i volontari del Policlinico “Gemelli” aderenti all’iniziativa “Dona la vita con il cuore”, e li ringrazio per le visite cardiologiche gratuite agli indigenti attraverso l’ambulatorio mobile. Nello stesso Ospedale giovedì scorso è stata inaugurata la “Villetta della misericordia”, dormitorio per persone senza fissa dimora, gestita dalla comunità di Sant’Egidio, opera concreta di questo Giubileo straordinario. Grazie tante!

Saluto con affetto i protagonisti della Giostra del Saracino di Arezzo, quest’anno dedicata al tema della Misericordia, ed esprimo a voi vivo apprezzamento per l’impegno di rievocare vicende storiche, diffondendo un messaggio di pace, di dialogo e di confronto tra culture nel nome di San Francesco. Grazie! Saluto la fondazione UALSI di Sant’Anastasia; e i membri della Società di mutuo soccorso Cesare Pozzo. Possa questo incontro col Successore di Pietro essere di incoraggiamento nel vostro cammino di fede e di testimonianza evangelica.

Alla fine, un saluto speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Cari giovani, Gesù vi chiama ad essere “cuori ardenti”: corrispondete con generosità al suo invito ciascuno secondo il proprio talento; cari ammalati, offrite la vostra sofferenza a Cristo crocifisso per cooperare alla redenzione del mondo; e voi, cari sposi novelli, siate consapevoli dell’insostituibile missione a cui vi impegna il sacramento del matrimonio.

ANGELUS -19 giugno 2016

PAPA FRANCESCO

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 19 giugno 2016

[Multimedia]


 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il brano evangelico di questa domenica (Lc 9,18-24) ci chiama ancora una volta a confrontarci, per così dire, “faccia a faccia” con Gesù. In uno dei rari momenti tranquilli in cui si trova da solo con i suoi discepoli, Egli chiede loro: «Le folle, chi dicono che io sia?» (v. 18). Ed essi rispondono: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto» (v. 19). Dunque la gente aveva stima di Gesù e lo considerava un grande profeta, ma non era ancora consapevole della sua vera identità, cioè che Egli fosse il Messia, il Figlio di Dio inviato dal Padre per la salvezza di tutti.

Gesù, allora, si rivolge direttamente agli Apostoli – perché è questo che gli interessa di più – e domanda: «Ma voi, chi dite che io sia?». Subito, a nome di tutti, Pietro risponde: «Il Cristo di Dio» (v. 20), vale a dire: Tu sei il Messia, il Consacrato di Dio, mandato da Lui a salvare il suo popolo secondo l’Alleanza e la promessa. Così Gesù si rende conto che i Dodici, e in particolare Pietro, hanno ricevuto dal Padre il dono della fede; e per questo incomincia a parlare loro apertamente – così dice il Vangelo: “apertamente” – di quello che lo attende a Gerusalemme: «Il Figlio dell’uomo – dice – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno» (v. 22).

Quelle stesse domande vengono oggi riproposte a ciascuno di noi: “Chi è Gesù per la gente del nostro tempo?”. Ma l’altra è più importante: “Chi è Gesù per ciascuno di noi?”. Per me, per te, per te, per te, per te…? Chi è Gesù per ciascuno di noi? Siamo chiamati a fare della risposta di Pietro la nostra risposta, professando con gioia che Gesù è il Figlio di Dio, la Parola eterna del Padre che si è fatta uomo per redimere l’umanità, riversando su di essa l’abbondanza della misericordia divina. Il mondo ha più che mai bisogno di Cristo, della sua salvezza, del suo amore misericordioso. Molte persone avvertono un vuoto attorno a sé e dentro di sé – forse, alcune volte, anche noi –; altre vivono nell’inquietudine e nell’insicurezza a causa della precarietà e dei conflitti. Tutti abbiamo bisogno di risposte adeguate ai nostri interrogativi, ai nostri interrogativi concreti. In Cristo, solo in Lui, è possibile trovare la pace vera e il compimento di ogni umana aspirazione. Gesù conosce il cuore dell’uomo come nessun’altro. Per questo lo può sanare, donandogli vita e consolazione.

Dopo aver concluso il dialogo con gli Apostoli, Gesù si rivolge a tutti dicendo: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua» (v. 23). Non si tratta di una croce ornamentale, o di una croce ideologica, ma è la croce della vita, è la croce del proprio dovere, la croce del sacrificarsi per gli altri con amore – per i genitori, per i figli, per la famiglia, per gli amici, anche per i nemici -, la croce della disponibilità ad essere solidali con i poveri, a impegnarsi per la giustizia e la pace. Nell’assumere questo atteggiamento, queste croci, sempre si perde qualcosa. Non dobbiamo mai dimenticare che «chi perderà la propria vita [per Cristo], la salverà» (v. 24). E’ un perdere per guadagnare. E ricordiamo tutti i nostri fratelli che ancora oggi mettono in pratica queste parole di Gesù, offrendo il loro tempo, il loro lavoro, la loro fatica e perfino la loro vita per non rinnegare la loro fede in Cristo. Gesù, mediante il suo Santo Spirito, ci dà la forza di andare avanti nel cammino della fede e della testimonianza: fare quello in cui crediamo; non dire una cosa e farne un’altra. E in questo cammino sempre ci è vicina e ci precede la Madonna: lasciamoci prendere per mano da lei, quando attraversiamo i momenti più bui e difficili.


Dopo l’Angelus:

Cari fratelli e sorelle,

ieri, a Foggia, si è celebrata la beatificazione di Maria Celeste Crostarosa, monaca, fondatrice dell’Ordine del Santissimo Redentore. La nuova Beata, con il suo esempio e la sua intercessione, ci aiuti a conformare tutta la nostra vita a Gesù nostro Salvatore.

Oggi, solennità della Pentecoste secondo il calendario giuliano seguito dalla Chiesa Ortodossa, con la celebrazione della Divina Liturgia ha avuto inizio a Creta il Concilio Panortodosso. Uniamoci alla preghiera dei nostri fratelli ortodossi, invocando lo Spirito Santo perché assista con i suoi doni i Patriarchi, gli Arcivescovi e i Vescovi riuniti in Concilio. E tutti assieme preghiamo la Madonna per tutti i nostri fratelli ortodossi. “Ave Maria…”

Domani ricorre la Giornata Mondiale del Rifugiato promossa dall’ONU. Il tema di quest’anno è “Con i rifugiati. Noi stiamo dalla parte di chi è costretto a fuggire”. I rifugiati sono persone come tutti, ma alle quali la guerra ha tolto casa, lavoro, parenti, amici. Le loro storie e i loro volti ci chiamano a rinnovare l’impegno per costruire la pace nella giustizia. Per questo vogliamo stare con loro: incontrarli, accoglierli, ascoltarli, per diventare insieme artigiani di pace secondo la volontà di Dio.

Rivolgo il mio saluto a tutti voi, romani e pellegrini; in particolare agli studenti della London Oratory School, ai fedeli di Stoccolma e alle comunità africane francofone d’Italia. Saluto i fedeli di Benevento, Gravina di Puglia, Corbetta e Cardano al Campo, come pure i volontari del carcere di Busto Arsizio e, tramite loro, i detenuti. Saluto anche i gruppi ciclistici “ACRA” di Fermo, “Pedalando” di Roma e quello di Codevigo, che portano in giro per le strade messaggi di solidarietà. Sono bravi questi! Sono bravi!

Auguro a tutti una buona domenica; e, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!