Venerdì 6 Marzo 2020

QUARESIMA 2020

– Ogni giorno alle 12 accompagnerò il Vangelo con una riflessione.
– Il sabato alle 14 confermato il nostro appuntamento col “La Parola della Domenica”.
– da lunedì 16 a venerdì 20 marzo alle ore 20 proporrò una mia breve riflessione spirituale.

Venerdì 6 Marzo 2020
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: Stupido, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: Pazzo, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

Parola del Signore

Commento:

Gesù è stato chiaro quel giorno: chi si adira con il proprio fratello e chi dice stupido al proprio fratello questi lo ha ucciso. Si proprio così. Perché cosa significa uccidere se non toglierlo di mezzo, o meglio toglierlo di mezzo dalla propria vita. Questa persona mi è di intralcio. La malavita lo ammazza, ciascuno di noi invece studia mezzi più delicati ma certamente peccaminosi per farlo fuori. Basta ad esempio che parli male di lui ad altri per denigrarlo pubblicamente, oppure escogitare stratagemmi per non vederlo, o semplicemente dire: ma che stai ad ascoltare quello? E’ matto!. Ecco fatto. Quell’uomo è come morto per me. E allora che differenza c’è tra l’averlo ucciso e averlo reso morto ai miei occhi. Certamente la gravità morale è diversa intendiamoci, ma le dinamiche di colpa sono le medesime. E per l’altro che subisce è certamente una morte, o perlomeno un trauma. Penso ad esempio a quei bambini che subiscono dal papà quei rimproveri tipo: non capisci mai niente. Poverini. Un giudizio svalutante di quel genere non finirà per far morire la stima che è in lui? E sempre di morte parliamo.

Pace e bene!
Luca

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