XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

DOMENICA 5 LUGLIO 2009
XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

LITURGIA DELLA PAROLA

Antifona d’ingresso
Ricordiamo, o Dio, la tua misericordia
in mezzo al tuo tempio.
Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode
si estende ai confini della terra;
di giustizia è piena la tua destra.
Colletta
O Dio, che nell’umiliazione del tuo Figlio
hai risollevato l’umanità dalla sua caduta,
donaci una rinnovata gioia pasquale,
perché, liberi dall’oppressione della colpa,
partecipiamo alla felicità eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure:
O Padre, togli il velo dai nostri occhi
e donaci la luce dello Spirito,
perché sappiamo riconoscere la tua gloria
nell’umiliazione del tuo Figlio
e nella nostra infermità umana
sperimentiamo la potenza della sua risurrezione.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

PRIMA LETTURA
Ez 2,2-5
Dal libro del profeta Ezechièle

In quei giorni, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava.
Mi disse: «Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: “Dice il Signore Dio”. Ascoltino o non ascoltino – dal momento che sono una genìa di ribelli –, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro».

Parola di Dio

Salmo responsoriale
Sal 122
I nostri occhi sono rivolti al Signore.

A te alzo i miei occhi,
a te che siedi nei cieli.
Ecco, come gli occhi dei servi
alla mano dei loro padroni.

Come gli occhi di una schiava
alla mano della sua padrona,
così i nostri occhi al Signore nostro Dio,
finché abbia pietà di noi.

Pietà di noi, Signore, pietà di noi,
siamo già troppo sazi di disprezzo,
troppo sazi noi siamo dello scherno dei gaudenti,
del disprezzo dei superbi.

SECONDA LETTURA
2Cor 12,7-10
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia.
A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza».
Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte.

Parola di Dio

Canto al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Lo Spirito del Signore è sopra di me:
mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio.
Alleluia.

VANGELO
Mc 6,1-6
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Parola del Signore

BREVE RIFLESSIONE PERSONALE:

La settimana scorsa in vacanza ho letto un bellissimo libro « Io, Francesco » di Padre Carlo Carretto che parla appunto delle vicende del “Poverello d’Assisi”(a cui io sono profondamente legato anche per avere svolto una tesi su di lui). Come capita spesso per numerosi santi, anche Francesco non era capito dalla sua gente ed alcuni lo consideravano letteralmente pazzo. Questo non accadeva ai poveri agli “ultimi” ai sofferenti che lo avevano capito.

La stessa cosa ci dice il Vangelo di oggi: È sempre bene ritornare verso la nostra terra. Dopo una lunga assenza, anche Gesù ritorna e, come al solito, nel giorno di sabato va ad una riunione della comunità. Gesù non era il coordinatore, ma prese comunque la parola. Segno questo che le persone potevano partecipare ed esprimere la loro opinione. Ma alla gente non piacquero le parole pronunciate da Gesù e rimase scandalizzata. Gesù, da loro conosciuto fin da piccolo, come mai ora era così diverso? La gente di Cafarnao aveva accettato l’insegnamento di Gesù (Mc 1,22), ma la gente di Nazaret ne era rimasta scandalizzata e non l’aveva accettato. Qual’è il motivo di questo rifiuto? “Non è forse costui il carpentiere, il figlio di Maria?” Non accettavano il mistero di Dio presente in una persona così comune come loro! Il preconcetto blocca la fede dei concittadini di Gesù, infatti il Vangelo ci dice che il Signore rimane meravigliato da ciò. Se viene meno la fede il buon Dio non può far nulla!

Chiediamo al Padre Eterno di darci la Grazia di liberarci dal pregiudizio, uno dei peccati più vili e subdoli che possano esistere e di sostituirlo con tanta umiltà e fede!

BUONA SETTIMANA!

Mercoledì, 1° luglio 2009

BENEDETTO XVI

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 1° luglio 2009

Cari fratelli e sorelle,

con la celebrazione dei Primi Vespri della solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo nella Basilica di san Paolo fuori le Mura si è chiuso, come sapete il 28 giugno, l’Anno Paolino, a ricordo del secondo millennio della nascita dell’Apostolo delle genti. Rendiamo grazie al Signore per i frutti spirituali, che questa importante iniziativa ha apportato in tante comunità cristiane. Quale preziosa eredità dell’Anno Paolino, possiamo raccogliere l’invito dell’Apostolo ad approfondire la conoscenza del mistero di Cristo, perché sia Lui il cuore e il centro della nostra esistenza personale e comunitaria. E’ questa infatti la condizione indispensabile per un vero rinnovamento spirituale ed ecclesiale. Come ebbi a sottolineare già durante la prima Celebrazione eucaristica nella Cappella Sistina dopo la mia elezione a successore dell’apostolo Pietro, è proprio dalla piena comunione con Cristo che “scaturisce ogni altro elemento della vita della Chiesa, in primo luogo la comunione tra tutti i fedeli, l’impegno di annuncio e di testimonianza del Vangelo, l’ardore della carità verso tutti, specialmente verso i poveri e i piccoli” (cfr Insegnamenti, I, 2005, pp. 8-13). Ciò vale in primo luogo per i sacerdoti. Per questo, ringraziamo la Provvidenza di Dio che ci offre la possibilità adesso di celebrare l’Anno Sacerdotale. Auspico di cuore che esso costituisca per ogni sacerdote un’opportunità di rinnovamento interiore e, conseguentemente, di saldo rinvigorimento nell’impegno per la propria missione.

Come durante l’Anno Paolino nostro riferimento costante è stato san Paolo, così nei prossimi mesi guarderemo in primo luogo a san Giovanni Maria Vianney, il santo Curato d’Ars, ricordandone il 150° anniversario della morte. Nella lettera che per questa occasione ho scritto ai sacerdoti, ho voluto sottolineare quel che maggiormente risplende nell’esistenza di questo umile ministro dell’altare: “la sua totale identificazione col proprio ministero”. Egli amava dire che “un buon pastore, un pastore secondo il cuore di Dio, è il più grande tesoro che il buon Dio possa accordare ad una parrocchia e uno dei doni più preziosi della misericordia divina”. E, quasi non riuscendo a capacitarsi della grandezza del dono e del compito affidati ad una povera creatura umana, sospirava: “Oh come il prete è grande!… Se egli si comprendesse, morirebbe… Dio gli obbedisce: egli pronuncia due parole e Nostro Signore scende dal cielo alla sua voce e si rinchiude in una piccola ostia”.

In verità, proprio considerando il binomio “identità-missione”, ciascun sacerdote può meglio avvertire la necessità di quella progressiva immedesimazione con Cristo che gli garantisce la fedeltà e la fecondità della testimonianza evangelica. Lo stesso titolo dell’Anno Sacerdotale – Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote – evidenzia che il dono della grazia divina precede ogni possibile umana risposta e realizzazione pastorale, e così, nella vita del sacerdote, annuncio missionario e culto non sono mai separabili, come non vanno mai separati identità ontologico-sacramentale e missione evangelizzatrice. Del resto il fine della missione di ogni presbitero, potremmo dire, è “cultuale”: perché tutti gli uomini possano offrirsi a Dio come ostia viva, santa e a lui gradita (cfr Rm 12,1), che nella creazione stessa, negli uomini diventa culto, lode del Creatore, ricevendone quella carità che sono chiamati a dispensare abbondantemente gli uni agli altri. Lo avvertivano chiaramente negli inizi del cristianesimo. San Giovanni Crisostomo diceva, ad esempio, che il sacramento dell’altare e il “sacramento del fratello” o, come dice, “sacramento del povero” costituiscono due aspetti dello stesso mistero. L’amore per il prossimo, l’attenzione alla giustizia e ai poveri non sono soltanto temi di una morale sociale, quanto piuttosto espressione di una concezione sacramentale della moralità cristiana, perché, attraverso il ministero dei presbiteri, si compie il sacrificio spirituale di tutti i fedeli, in unione con quello di Cristo, unico Mediatore: sacrificio che i presbiteri offrono in modo incruento e sacramentale in attesa della nuova venuta del Signore. Questa è la principale dimensione, essenzialmente missionaria e dinamica, dell’identità e del ministero sacerdotale: attraverso l’annuncio del Vangelo essi generano la fede in coloro che ancora non credono, perché possano unire al sacrificio di Cristo il loro sacrificio, che si traduce in amore per Dio e per il prossimo.

Cari fratelli e sorelle, a fronte di tante incertezze e stanchezze anche nell’esercizio del ministero sacerdotale, è urgente il recupero di un giudizio chiaro ed inequivocabile sul primato assoluto della grazia divina, ricordando quanto scrive san Tommaso d’Aquino: “Il più piccolo dono della grazia supera il bene naturale di tutto l’universo” (Summa Theologiae, I-II, q. 113, a. 9, ad 2). La missione di ogni singolo presbitero dipenderà, pertanto, anche e soprattutto dalla consapevolezza della realtà sacramentale del suo “nuovo essere”. Dalla certezza della propria identità, non artificialmente costruita ma gratuitamente e divinamente donata ed accolta, dipende il sempre rinnovato entusiasmo del sacerdote per la missione. Anche per i presbiteri vale quanto ho scritto nell’Enciclica Deus caritas est: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (n. 1).

Avendo ricevuto un così straordinario dono di grazia con la loro “consacrazione”, i presbiteri diventano testimoni permanenti del loro incontro con Cristo. Partendo proprio da questa interiore consapevolezza, essi possono svolgere appieno la loro “missione”, mediante l’annuncio della Parola e l’amministrazione dei Sacramenti. Dopo il Concilio Vaticano II, si è prodotta qua e là l’impressione che nella missione dei sacerdoti in questo nostro tempo, ci fosse qualcosa di più urgente; alcuni pensavano che si dovesse in primo luogo costruire una diversa società. La pagina evangelica, che abbiamo ascoltata all’inizio, sta invece a richiamare i due elementi essenziali del ministero sacerdotale. Gesù invia, in quel tempo e oggi, gli Apostoli ad annunciare il Vangelo e dà ad essi il potere di cacciare gli spiriti cattivi. “Annuncio” e “potere”, cioè “parola” e “sacramento” sono pertanto le due fondamentali colonne del servizio sacerdotale, al di là delle sue possibili molteplici configurazioni.

Quando non si tiene conto del “dittico” consacrazione-missione, diventa veramente difficile comprendere l’identità del presbitero e del suo ministero nella Chiesa. Chi è infatti il presbitero, se non un uomo convertito e rinnovato dallo Spirito, che vive del rapporto personale con Cristo, facendone costantemente propri i criteri evangelici? Chi è il presbitero se non un uomo di unità e di verità, consapevole dei propri limiti e, nel contempo, della straordinaria grandezza della vocazione ricevuta, quella cioè di concorrere a dilatare il Regno di Dio fino agli estremi confini della terra? Sì! Il sacerdote è un uomo tutto del Signore, poiché è Dio stesso a chiamarlo ed a costituirlo nel suo servizio apostolico. E proprio essendo tutto del Signore, è tutto degli uomini, per gli uomini. Durante questo Anno Sacerdotale, che si protrarrà fino alla prossima solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, preghiamo per tutti i sacerdoti. Si moltiplichino nelle diocesi, nelle parrocchie, nelle comunità religiose specialmente quelle monastiche, nelle associazioni e nei movimenti, nelle varie aggregazioni pastorali presenti in tutto il mondo, iniziative di preghiera e, in particolare, di adorazione eucaristica, per la santificazione del clero e le vocazioni sacerdotali, rispondendo all’invito di Gesù a pregare “il Signore della messe perché mandi operai nella sua messe” (Mt 9,38). La preghiera è il primo impegno, la vera via di santificazione dei sacerdoti, e l’anima dell’autentica “pastorale vocazionale”. La scarsità numerica di ordinazioni sacerdotali in taluni Paesi non solo non deve scoraggiare, ma deve spingere a moltiplicare gli spazi di silenzio e di ascolto della Parola, a curare meglio la direzione spirituale e il sacramento della confessione, perché la voce di Dio, che sempre continua a chiamare e a confermare, possa essere ascoltata e prontamente seguita da tanti giovani. Chi prega non ha paura; chi prega non è mai solo; chi prega si salva! Modello di un’esistenza fatta preghiera è senz’altro san Giovanni Maria Vianney. Maria, la Madre della Chiesa, aiuti tutti i sacerdoti a seguirne l’esempio per essere, come lui, testimoni di Cristo e apostoli del Vangelo.

Saluti:

Je suis heureux de saluer les pèlerins francophones, notamment les pèlerins d’Alep venus de Syrie et les jeunes du collège Saint François de Sales de Dijon. Que l’Esprit-Saint vous comble de ses dons et soit toujours le guide de vos pas! Bon pèlerinage à tous!

I offer a warm welcome to the English-speaking visitors present at today’s Audience, including the pilgrimage groups from England, Scotland, Japan, Malaysia, the Philippines, Canada and the United States. I thank the choirs for their praise of God in song. Upon all of you I cordially invoke God’s blessings of joy and peace!

Einen frohen Gruß richte ich an alle Pilger und Besucher deutscher Sprache. Besonders heiße ich die vielen jungen Menschen willkommen, unter ihnen die Teilnehmer am Feriencamp aus Norddeutschland. Begleitet im Gebet den Dienst der Priester und seid bereit, Gottes Stimme zu hören. Er zeigt den Weg zu einem erfüllten Leben und ruft auch heute in seine Nachfolge. Der Herr schenke euch seinen Segen.

Saludo cordialmente a los fieles de lengua española aquí presentes, en particular, a los de la parroquia San Benito Abad, de Sevilla, acompañados por el Señor Cardenal Carlos Amigo Vallejo, a los seminaristas de Toledo y a los miembros del Instituto de Misioneras y Misioneros Identes, venidos a Roma para celebrar con gratitud al Señor el 50 aniversario de su Fundación, así como a los demás grupos de España, México, El Salvador, Colombia y otros países latinoamericanos. Os invito a que acompañéis a los sacerdotes con vuestro afecto y vuestra oración.

Amados peregrinos de língua portuguesa, uma saudação afectuosa para todos, especialmente para os grupos do Brasil e de Portugal: esta peregrinação a Roma encha de luz e fortaleza o vosso testemunho diário como seguidores de Jesus Cristo, único Salvador e Senhor da vida: fora d’Ele, não há vida, nem esperança de a ter. Com Cristo, sucesso eterno à vida que Deus vos confiou. Sobre cada um de vós e respectiva família, desça a minha Bênção!

Saluto in lingua croata:

S velikom radošću pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a osobito vjernike iz župe Svetoga Ivana Nepomuka iz Stupnika! Dragi prijatelji, molite u vašim obiteljima za vaše svećenike da budu vjerni nasljedovatelji našega Gospodina! Hvaljen Isus i Marija!

Traduzione italiana:

Con grande gioia saluto i pellegrini croati e particolarmente i fedeli della parrocchia di San Giovanni Nepomuzeno di Stupnik! Cari amici, pregate nelle vostre famiglie per i vostri sacerdoti che siano fedeli imitatori del nostro Signore. Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto in lingua polacca:

Witam pielgrzymów z Polski. Razem z wami dziękuję Bogu za wszystkie łaski, jakie otrzymaliśmy w Roku św. Pawła. Równocześnie, przez wstawiennictwo św. Jana Vianneya, proszę aby bieżący Rok Kapłański był czasem odnowy i uświęcenia kleru, dla chwały Bożej i dobra Kościoła. Proszę Was: wspierajcie nas, kapłanów, swoją modlitwą i dobrą radą. Niech Bóg wam błogosławi!

Traduzione italiana:

Do il benvenuto ai pellegrini provenienti dalla Polonia. Insieme con voi ringrazio Dio per tutte le grazie che abbiamo ricevuto nell’Anno Paolino. Contemporaneamente, per l’intercessione di San Jean Vianney, chiedo che il corrente Anno Sacerdotale sia tempo di rinnovamento e di santificazione del clero per la gloria di Dio e per il bene della Chiesa. Vi invito: sostenete noi, sacerdoti, con la vostra preghiera e con il buon consiglio. Dio vi benedica!

Saluto in lingua slovacca:

S láskou pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z Košíc a z Bratislavy – farnosti Kráľovnej rodiny.
Bratia a sestry, budúcu nedeľu Slovensko bude sláviť sviatok svojich patrónov – svätých bratov Cyrila a Metoda. Oni sú pre nás príkladom jednoty vo viere. Zostaňte verní tomuto ich odkazu. Zo srdca žehnám vás i vašich drahých.
Pochválený buď Ježiš Kristus!

Traduzione italiana:

Con affetto saluto i pellegrini slovacchi, particolarmente quelli provenienti da Košice a dalla parrocchia “Regina della famiglia”, di Bratislava.
Fratelli e sorelle, domenica prossima la Slovacchia celebrerà la festa dei suoi patroni – i Santi fratelli Cirillo e Metodio. Essi sono per noi esempio dell’unità nella fede. Rimanete fedeli a questo sublime esempio. Di cuore benedico voi ed i vostri cari.
Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua ungherese:

Nagy szeretettel köszöntöm a magyar zarándokokat, elsősorban azokat, akik Győrből, Nagycenkről és Szombathelyről érkeztek! Köszöntöm a Palestrina kórus és a Cantus Corvinus kórus tagjait.
Kedves Testvéreim, Szent Péter és Pál apostolfejedelmek sírjainál tett látogatástok erősítsen meg Bennetek a hitben és az egyetemes Egyházhoz tartozástokban.
Apostoli áldásom kísérjen minden utatokon. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

Traduzione italiana:

Con grande gioia rivolgo il mio saluto ai pellegrini di lingua ungherese, specialmente a quelli di Győr, di Nagycenk e Szombathely, ai Membri dei Cori “Palestrina” e “Cantus Corvinus”!
Fratelli e Sorelle, questa vostra visita presso le tombe dei Principi degli Apostoli Pietro e Paolo, Vi rinsaldi nella vostra vita e nell’appartenenza alla Chiesa universale.
La Benedizione Apostolica Vi accompagni sulle vostre vie. Sia lodato Gesù Cristo!

* * *

Saluto di cuore i pellegrini italiani presenti, rivolgo anzitutto un cordiale benvenuto ai membri dell’Istituto di Cristo Redentore – Missionari Identes, che ricordano il cinquantesimo anniversario di fondazione, e prego perché continuino, con grande generosità, ad annunciare Gesù Cristo, Salvatore del mondo. Saluto i rappresentanti della Consulta Nazionale Antiusura e, mentre li ringrazio per l’importante e apprezzata opera che svolgono accanto alle vittime di tale flagello sociale, auspico che vi sia da parte di tutti un rinnovato impegno per contrastare efficacemente il fenomeno devastante dell’usura e dell’estorsione, che costituisce una umiliante schiavitù. Non manchi anche da parte dello Stato un adeguato aiuto e sostegno alle famiglie disagiate e in difficoltà, che trovano il coraggio di denunciare coloro che approfittano della loro spesso tragica condizione. Saluto poi gli esponenti dell’Associazione interparlamentare “Cultori dell’etica”, la cui presenza mi offre l’opportunità di sottolineare l’importanza dei valori etici e morali nella politica. Saluto ora con affetto i fedeli abruzzesi provenienti da Civitella Roveto, Canistro e Pescocanale.

Rivolgo infine un cordiale saluto ai giovani, agli ammalati, e agli sposi novelli. Molti di voi, cari amici, avranno in questi mesi la possibilità di trascorrere un periodo di vacanze, ed auguro che per tutti sia sereno e proficuo. Ma ci sono anche molti che, per diverse ragioni, non potranno usufruire delle ferie. Giunga a voi, cari fratelli e sorelle, il mio affettuoso saluto con l’auspicio che non vi manchino la solidarietà e la vicinanza delle persone care. Un pensiero speciale rivolgo infine ai giovani che in questi giorni stanno sostenendo gli esami, ed assicuro per ciascuno un ricordo nella preghiera. Su tutti vegli con il suo amore il Signore che ora invochiamo con il canto del Pater noster.

Lunedì, 29 giugno 2009

SOLENNITÀ DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO

BENEDETTO XVI

ANGELUS

Piazza San Pietro
Lunedì, 29 giugno 2009

Cari fratelli e sorelle!

Quest’oggi, celebriamo solennemente i santi Apostoli Pietro e Paolo, speciali Patroni della Chiesa di Roma: Pietro, il pescatore di Galilea, che “per primo confessò la fede nel Cristo… e costituì la prima comunità con i giusti di Israele”; Paolo, l’antico persecutore dei cristiani, “che illuminò le profondità del mistero… il maestro e dottore, che annunziò la salvezza a tutte le genti” (cfr Prefazio della Messa di oggi). In una sua omelia alla comunità di Roma, il Papa San Leone Magno affermava: “Questi sono i tuoi Padri e veri Pastori, che ti hanno fondata perché fossi inserita nel regno celeste” (Sermo I in Nat. App Petri et Pauli, c I, PL 54,422). In occasione di questa festa vorrei rivolgere un caloroso e speciale saluto, unito a fervidi voti augurali, alla Comunità diocesana di Roma che la Provvidenza divina ha affidato alle mie cure, quale successore dell’apostolo Pietro. È un saluto che estendo volentieri a tutti gli abitanti della nostra metropoli e ai pellegrini e turisti che in questi giorni la stanno visitando, in coincidenza anche con la chiusura dell’Anno Paolino.

Cari fratelli e sorelle, il Signore vi benedica e protegga per intercessione dei Santi Pietro e Paolo! Come vostro Pastore, vi esorto a restare fedeli alla vocazione cristiana e a non conformarvi alla mentalità di questo mondo – come scriveva l’Apostolo delle genti proprio ai cristiani di Roma -, ma a lasciarvi sempre trasformare e rinnovare dal Vangelo, per seguire ciò che è veramente buono e gradito a Dio (cfr Rm 12,2). Per questo prego costantemente affinché Roma mantenga viva la sua vocazione cristiana non solo conservando inalterato il suo immenso patrimonio spirituale e culturale, ma anche perché i suoi abitanti possano tradurre la bellezza della fede ricevuta in modi concreti di pensare e di agire, ed offrano così a quanti, per varie ragioni vengono in questa Città, un’atmosfera carica di umanità e di valori evangelici. Pertanto – con la parole di san Pietro – vi invito, cari fratelli e sorelle discepoli di Cristo, ad essere “pietre vive”, compatte intorno a Lui, che è la “pietra viva, rifiutata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio” (cfr 1 Pt 2,4).

L’odierna solennità riveste anche un carattere universale: esprime l’unità e la cattolicità della Chiesa. Ecco perché ogni anno, in questa data, vengono a Roma i nuovi Arcivescovi Metropoliti a ricevere il Pallio, simbolo di comunione con il Successore di Pietro. Rinnovo pertanto il mio saluto ai Fratelli nell’Episcopato per i quali ho compiuto questa mattina in Basilica tale gesto ed ai fedeli che li hanno accompagnati. Saluto altresì con viva cordialità la Delegazione del Patriarcato di Costantinopoli, che, come ogni anno, è giunta a Roma per la celebrazione dei Santi Pietro e Paolo. La comune venerazione di questi Martiri sia pegno di comunione sempre più piena e sentita fra i cristiani di ogni parte del mondo. Invochiamo per questo la materna intercessione di Maria, Madre dell’unica Chiesa di Cristo, con la consueta recita dell’Angelus.

Dopo l’Angelus

È ormai prossima la pubblicazione della mia terza Enciclica, che ha per titolo Caritas in veritate. Riprendendo le tematiche sociali contenute nella Populorum progressio, scritta dal Servo di Dio Paolo VI nel 1967, questo documento – che porta la data proprio di oggi, 29 giugno, solennità dei santi Apostoli Pietro e Paolo – intende approfondire alcuni aspetti dello sviluppo integrale nella nostra epoca, alla luce della carità nella verità. Affido alla vostra preghiera questo ulteriore contributo che la Chiesa offre all’umanità nel suo impegno per un progresso sostenibile, nel pieno rispetto della dignità umana e delle reali esigenze di tutti.

En ce jour de la fête des saints Apôtres Pierre et Paul, je suis heureux d’accueillir les pèlerins francophones présents pour la prière de l’Angélus. Ce matin j’ai eu la joie d’imposer le pallium aux nouveaux archevêques métropolitains, signe de leur lien particulier de communion avec le Successeur de Pierre. Que l’intercession des Apôtres Pierre et Paul nous obtienne à tous de grandir dans cette communion et de demeurer fidèles à l’Évangile au service duquel ils ont travaillé, chacun selon la grâce reçue, pour rassembler l’unique famille du Christ. Avec ma Bénédiction apostolique.

I am happy to greet all the English-speaking pilgrims and visitors present for this Angelus, including the new Metropolitan Archbishops who have received the pallium, accompanied by their relatives and friends. I also extend a warm welcome to the Delegation of the Patriarch of Constantinople, present for this joyous celebration. May the Apostles Peter and Paul inspire all Christians, and especially our new Archbishops, to continue to bear clear and generous witnesses to the Gospel. God bless you all!

Zum Hochfest der Apostel Petrus und Paulus, der Stadtpatrone Roms, heiße ich mit Freude die deutschsprachigen Pilger und Besucher hier auf dem Petersplatz willkommen. Die concordia Apostolorum, die gemeinsame Darstellung und Verehrung von Petrus und Paulus, dieser so verschiedenen Jünger Jesu, ist seit frühester Zeit in Rom bekannt. Sie zeigt uns, daß es bei den Heiligen nicht auf Herkunft und Bildung ankommt, ob sie einfache Fischer oder weltgewandte Bürger sind, sondern daß sie Martyrer, das heißt Zeugen, werden, die ihre Kräfte und Fähigkeiten, ja ihr Leben für die Wahrheit und Liebe Gottes hinzugeben bereit sind. Der Heilige Geist gebe auch euch Kraft und Weisheit, um Gottes Liebe den Menschen zu bezeugen. Der Herr segne euch alle!

Saludo cordialmente a los fieles de lengua española, en particular a los arzobispos que hoy han recibido el palio, a sus familiares, así como a los sacerdotes y fieles diocesanos que les acompañan. Queridos hermanos, contemplando el ejemplo de los apóstoles San Pedro y San Pablo, que dieron su vida por Cristo aquí en Roma, os animo a ofrecer en vuestro ambiente el testimonio, lleno de alegría y fidelidad, de vuestra fe y amor al Señor. Que Dios os bendiga.

Uma saudação afetuosa para os Arcebispos do Brasil que acabaram de receber o pálio, e também para os familiares e amigos que os acompanham: A Virgem Maria –modelo de escuta e adesão fiel à vontade de Deus –vos tome pela mão e acompanhe o vosso empenho pela unidade da Igreja.

Moje serdeczne pozdrowienie i wyrazy duchowej ÿÿcznoÿci kierujÿdo pielgrzymów polskich, a szczególnie do tych, którzy towarzyszÿnowym Metropolitom: Arcybiskupowi Andrzejowi Dziÿdze ze Szczecina i mojemu byÿemu Sekretarzowi, Arcybiskupowi Mieczysÿawowi Mokrzyckiemu ze Lwowa, którzy dzisiaj otrzymujÿpaliusz. Zawierzajÿc was wszystkich wstawiennictwu ÿwiÿtych Apostoÿów Piotra i Pawÿa, z serca wam bÿogosÿawiÿ.

[Rivolgo il mio cordiale saluto e l’espressione della mia vicinanza spirituale ai pellegrini polacchi e, in particolare, a tutti coloro che accompagnano i nuovi Metropoliti: l’Arcivescovo Andrzej Dziÿga di Szczecin e l’Arcivescovo Mieczysÿaw Mokrzycki di Lwów, i quali oggi hanno ricevuto il pallio. Raccomando voi tutti alla intercessione dei santi Apostoli Pietro e Paolo e vi benedico di cuore.]

Saluto infine gli Arcivescovi Metropoliti e i pellegrini italiani che li accompagnano. Saluto poi il gruppo ciclistico Giuseppe Caprio di Montefiascone. A tutti auguro una buona festa dei santi Apostoli Pietro e Paolo.