Mercoledì, 10 giugno 2009

BENEDETTO XVI

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 10 giugno 2009

Giovanni Scoto Eriugena

Cari fratelli e sorelle,

oggi vorrei parlare di un notevole pensatore dell’Occidente cristiano: Giovanni Scoto Eriugena, le cui origini però sono oscure. Proveniva certamente dall’Irlanda, dove era nato agli inizi dell’800, ma non sappiamo quando abbia lasciato la sua Isola per attraversare la Manica ed entrare così a far parte pienamente di quel mondo culturale che stava rinascendo intorno ai Carolingi, e in particolare intorno a Carlo il Calvo, nella Francia del IX secolo. Come non si conosce la data certa della sua nascita, così ignoriamo anche l’anno della sua morte che, secondo gli studiosi, dovrebbe comunque collocarsi intorno all’anno 870.

Giovanni Scoto Eriugena aveva una cultura patristica, sia greca che latina, di prima mano: conosceva infatti direttamente gli scritti dei Padri latini e greci. Conosceva bene, fra le altre, le opere di Agostino, di Ambrogio, di Gregorio Magno, grandi Padri dell’Occidente cristiano, ma conosceva altrettanto bene il pensiero di Origene, di Gregorio di Nissa, di Giovanni Crisostomo e di altri Padri cristiani di Oriente non meno grandi. Era un uomo eccezionale, che dominava in quel tempo anche la lingua greca. Dimostrò un’attenzione particolarissima per San Massimo il Confessore e, soprattutto, per Dionigi l’Areopagita. Sotto questo pseudonimo si nasconde uno scrittore ecclesiastico del V secolo, della Siria, ma tutto il Medioevo e anche Giovanni Scoto Eriugena, fu convinto che questo autore fosse identico ad un discepolo diretto di san Paolo, del quale si parla negli Atti degli Apostoli (17,34). Scoto Eriugena, convinto di questa apostolicità degli scritti di Dionigi, lo qualificava ‘autore divino’ per eccellenza; gli scritti di lui furono perciò una fonte eminente del suo pensiero. Giovanni Scoto tradusse in latino le sue opere. I grandi teologi medioevali, come san Bonaventura, hanno conosciuto le opere di Dionigi tramite questa traduzione. Si dedicò per tutta la vita ad approfondire e sviluppare il suo pensiero, attingendo a questi scritti, al punto che ancora oggi qualche volta può essere arduo distinguere dove abbiamo a che fare col pensiero di Scoto Eriugena e dove invece egli non fa altro che riproporre il pensiero dello Pseudo Dionigi.

In verità, il lavoro teologico di Giovanni Scoto non ebbe molta fortuna. Non solo la fine dell’era carolingia fece dimenticare le sue opere; anche una censura da parte dell’Autorità ecclesiastica gettò un’ombra sulla sua figura. In realtà, Giovanni Scoto rappresenta un platonismo radicale, che qualche volta sembra avvicinarsi ad una visione panteistica, anche se le sue intenzioni personali soggettive furono sempre ortodosse. Di Giovanni Scoto Eriugena ci sono giunte alcune opere, tra le quali meritano di essere ricordate, in particolare, il trattato “Sulla divisione della natura” e le “Esposizioni sulla gerarchia celeste di san Dionigi”. Egli vi sviluppa stimolanti riflessioni teologiche e spirituali, che potrebbero suggerire interessanti approfondimenti anche ai teologi contemporanei. Mi riferisco, ad esempio, a quanto egli scrive sul dovere di esercitare un discernimento appropriato su ciò che viene presentato come auctoritas vera, oppure sull’impegno di continuare a cercare la verità fino a che non se ne raggiunga una qualche esperienza nell’adorazione silenziosa di Dio.

Il nostro autore dice: “Salus nostra ex fide inchoat: la nostra salvezza comincia con la fede”. Non possiamo cioè parlare di Dio partendo dalle nostre invenzioni, ma da quanto dice Dio di se stesso nelle Sacre Scritture. Poiché tuttavia Dio dice solo la verità, Scoto Eriugena è convinto che l’autorità e la ragione non possano mai essere in contrasto l’una con l’altra; è convinto che la vera religione e la vera filosofia coincidono. In questa prospettiva scrive: “Qualunque tipo di autorità che non venga confermata da una vera ragione dovrebbe essere considerata debole… Non è infatti vera autorità se non quella che coincide con la verità scoperta in forza della ragione, anche se si dovesse trattare di un’autorità raccomandata e trasmessa per l’utilità dei posteri dai santi Padri” (I, PL 122, col 513BC). Conseguentemente, egli ammonisce: “Nessuna autorità ti intimorisca o ti distragga da ciò che ti fa capire la persuasione ottenuta grazie ad una retta contemplazione razionale. Infatti l’autentica autorità non contraddice mai la retta ragione, né quest’ultima può mai contraddire una vera autorità. L’una e l’altra provengono senza alcun dubbio dalla stessa fonte, che è la sapienza divina” (I, PL 122, col 511B). Vediamo qui una coraggiosa affermazione del valore della ragione, fondata sulla certezza che l’autorità vera è ragionevole, perchè Dio è la ragione creatrice.

La Scrittura stessa non sfugge, secondo Eriugena, alla necessità di essere accostata utilizzando il medesimo criterio di discernimento. La Scrittura infatti – sostiene il teologo irlandese riproponendo una riflessione già presente in Giovanni Crisostomo – pur provenendo da Dio, non sarebbe stata necessaria se l’uomo non avesse peccato. Si deve dunque dedurre che la Scrittura fu data da Dio con un intento pedagogico e per condiscendenza, perché l’uomo potesse ricordare tutto ciò che gli era stato impresso nel cuore fin dal momento della sua creazione “ad immagine e somiglianza di Dio” (cfr Gn 1,26) e che la caduta originale gli aveva fatto dimenticare. Scrive l’Eriugena nelle Expositiones: “Non è l’uomo che è stato creato per la Scrittura, della quale non avrebbe avuto bisogno se non avesse peccato, ma è piuttosto la Scrittura – intessuta di dottrina e di simboli – che è stata data per l’uomo. Grazie ad essa infatti la nostra natura razionale può essere introdotta nei segreti dell’autentica pura contemplazione di Dio” (II, PL 122, col 146C). La parola della Sacra Scrittura purifica la nostra ragione un po’ cieca e ci aiuta a ritornare al ricordo di ciò che noi, in quanto immagine di Dio, portiamo nel nostro cuore, vulnerato purtroppo dal peccato.

Derivano da qui alcune conseguenze ermeneutiche, circa il modo di interpretare la Scrittura, che possono indicare ancora oggi la strada giusta per una corretta lettura della Sacra Scrittura. Si tratta infatti di scoprire il senso nascosto nel testo sacro e questo suppone un particolare esercizio interiore grazie al quale la ragione si apre al cammino sicuro verso la verità. Tale esercizio consiste nel coltivare una costante disponibilità alla conversione. Per giungere infatti alla visione in profondità del testo è necessario progredire simultaneamente nella conversione del cuore e nell’analisi concettuale della pagina biblica sia essa di carattere cosmico, storico o dottrinale. E’ infatti solo grazie alla costante purificazione sia dell’occhio del cuore che dell’occhio della mente che si può conquistare l’esatta comprensione.

Questo cammino impervio, esigente ed entusiasmante, fatto di continue conquiste e relativizzazioni del sapere umano, porta la creatura intelligente fin sulla soglia del Mistero divino, dove tutte le nozioni accusano la propria debolezza e incapacità e impongono perciò, con la semplice forza libera e dolce della verità, di andare sempre oltre tutto ciò che viene continuamente acquisito. Il riconoscimento adorante e silenzioso del Mistero, che sfocia nella comunione unificante, si rivela perciò come l’unica strada di una relazione con la verità che sia insieme la più intima possibile e la più scrupolosamente rispettosa dell’alterità. Giovanni Scoto – utilizzando anche in questo un vocabolario caro alla tradizione cristiana di lingua greca – ha chiamato questa esperienza alla quale tendiamo “theosis” o divinizzazione, con affermazioni ardite al punto che fu possibile sospettarlo di panteismo eterodosso. Resta forte comunque l’emozione di fronte a testi come il seguente dove – ricorrendo all’antica metafora della fusione del ferro – scrive: “Dunque come tutto il ferro reso rovente si è liquefatto al punto che sembra esserci soltanto fuoco e tuttavia restano distinte le sostanze dell’uno e dell’altro, così si deve accettare che dopo la fine di questo mondo tutta la natura, sia quella corporea che quella incorporea, manifesti soltanto Dio e tuttavia resti integra in modo tale che Dio possa essere in qualche modo com-preso pur restando in-comprensibile e la creatura stessa venga trasformata, con meraviglia ineffabile, in Dio” (V, PL 122, col 451B).

In realtà, l’intero pensiero teologico di Giovanni Scoto è la dimostrazione più palese del tentativo di esprimere il dicibile dell’indicibile Dio, fondandosi unicamente sul mistero del Verbo fatto carne in Gesù di Nazaret. Le tante metafore da lui utilizzate per indicare questa realtà ineffabile dimostrano quanto egli sia consapevole dell’assoluta inadeguatezza dei termini con cui noi parliamo di queste cose. E tuttavia resta l’incanto e quell’atmosfera di autentica esperienza mistica che si può di tanto in tanto toccare con mano nei suoi testi. Basti citare, a riprova di ciò, una pagina del De divisione naturae che tocca in profondità l’animo anche di noi credenti del XXI secolo: “Non si deve desiderare altro – egli scrive – se non la gioia della verità che è Cristo, né altro evitare se non l’assenza di Lui. Questa infatti si dovrebbe ritenere causa unica di totale ed eterna tristezza. Toglimi Cristo e non mi rimarrà alcun bene né altro mi atterrirà quanto la sua assenza. Il più grande tormento di una creatura razionale sono la privazione e l’assenza di Lui” (V, PL 122, col 989a). Sono parole che possiamo fare nostre, traducendole in preghiera a Colui che costituisce l’anelito anche del nostro cuore.

Saluti:

Je suis heureux de souhaiter la bienvenue aux pèlerins francophones. J’adresse un cordial salut aux nombreux membres du Variété Club de France et aux évêques qui les accompagnent, ainsi qu’aux pèlerins canadiens, suisses et français. Que l’Esprit Saint donne à chacun le désir de toujours chercher le Christ et la grâce de le découvrir présent dans la création et dans vos frères! Bon pèlerinage à tous!

I warmly greet all the English-speaking visitors present today. In a special way, I welcome seminarians from the United States participating in The Rome Experience Program, as well as pilgrims from the Archdiocese of Karachi in Pakistan. God bless you all!

Gerne heiße ich die Pilger und Besucher aus den Ländern deutscher Sprache und aus den Niederlanden willkommen. Ein Wort des Johannes Scotus Eriugena mag uns gleichsam als Gebet begleiten: „Nichts anderes wünsche ich als die Freude der Wahrheit, die Christus ist. Wenn du mir Christus nimmst, bleibt mir kein Gut mehr, und nichts anderes fürchte ich als sein Fehlen“ (vgl. De div. nat., V). Der Herr schenke euch seine Gnade!

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los sacerdotes y fieles de la Archidiócesis de Mérida-Badajoz, a los feligreses de distintas parroquias de España, así como a los grupos procedentes de México y otros países latinoamericanos. Siguiendo las enseñanzas de Juan Escoto, os invito a no desear otra cosa sino el encuentro con Cristo, fuente de la verdadera alegría, y a no tener más tristeza que estar alejados de Él. Muchas gracias.

Dirijo agora uma cordial saudação a todos os peregrinos de língua portuguesa, nomeadamente ao grupo brasileiro de Santa Catarina e aos «pequenos cantores» de Amorim, Portugal, pedindo à Virgem Mãe que guarde a vida e a família de cada um como um canto de louvor perene a Deus e de bênção generosa para quantos cruzam o seu caminho. Obrigado pela vossa jubilosa participação neste encontro com o Sucessor de Pedro. Sobre vós e vossos entes queridos, desça a minha Bênção!

Saluto in lingua croata:

Srdačnu dobrodošlicu upućujem dragim hrvatskim hodočasnicima, a posebno vjernicima iz župe Uzvišenja Svetog Križa iz Netretičkog Završja te članove Udruge ”Sveta Zemlja” iz Hrvatske, Bosne i Hercegovine i Crne Gore. Sudjelovanje na euharistijskom slavlju i blagovanje Tijela Kristova neka vam daju snage i hrabrosti u vašem kršćanskom svjedočenju i življenju. Hvaljen Isus i Marija!

Traduzione italiana:

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini croati, particolarmente ai fedeli della parrocchia dell’Elevazione della Santa Croce di Netretičko Završje, ed ai membri dell’Associazione “Terra Santa” da Croazia, Bosnia ed Erzegovina e dal Montenegro. La partecipazione alla celebrazione Eucaristica e l’accostarvi al Corpo di Cristo vi diano la forza ed il coraggio nella vostra vita e testimonianza cristiana. Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto in lingua polacca:

Pozdrawiam wszystkich Polaków. Jutro przypada uroczystość Najświętszego Ciała i Krwi Chrystusa. Ten dzień przypomina nam o cudzie Bożej obecności pod postaciami chleba i wina w Eucharystii. Będziemy w szczególny sposób adorować Pana podczas Mszy św. i procesji. Niech uczestnictwo w tej liturgii budzi w nas wiarę, abyśmy przyjmując Ciało i Krew Chrystusa coraz pełniej doświadczali Jego nieskończonej miłości. Niech Bóg wam błogosławi!

Traduzione italiana:

Saluto tutti i polacchi. Domani si celebra la solennità del Sacratissimo Corpo e Sangue di Cristo. Questo giorno ci ricorda il miracolo della presenza Divina sotto le specie del pane e del vino nell’Eucaristia. In modo particolare adoreremo il Signore durante la Santa Messa e la processione. La partecipazione a questa liturgia ravvivi la nostra fede, affinché, ricevendo il Corpo e il Sangue di Cristo, sempre più pienamente sperimentiamo il suo infinito amore. Dio vi benedica.

Saluto in lingua slovacca:

Zo srdca vítam pútnikov z Kláštora pod Znievom, Tajova, Horných Hámrov, Kysúc, Košíc a Považia. Osobitne pozdravujem Základnú školu a Scholu cantorum Jána Pavla Druhého z Bratislavy – Vajnor.
Bratia a sestry, Kristus je cesta k Otcovi a v Eucharistii sa ponúka každému z nás ako prameň božského života. Čerpajme vytrvalo z toho prameňa. S týmto želaním žehnám vás i vašich drahých.
Pochválený buď Ježiš Kristus!

Traduzione italiana:

Di cuore do un benvenuto ai pellegrini provenienti da Kláštor pod Znievom, Tajov, Horné Hámre, Kysuce, Košice e Považie. Particolarmente saluto la Scuola elementare e Schola cantorum Giovanni Paolo II da Bratislava-Vajnory. Fratelli e sorelle, Cristo è la via che conduce al Padre e nell’Eucaristia si offre ad ognuno di noi come sorgente di vita divina. Attingiamone con perseveranza. Con questi voti benedico voi ed i vostri cari.
Sia lodato Gesù Cristo!

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i sacerdoti della diocesi di Padova assicurando la mia preghiera affinché il loro ministero sia spiritualmente fecondo. Saluto i fedeli di Poggio Sannita, accompagnati dal loro Vescovo Mons. Domenico Scotti e li esorto a proseguire nell’autentica devozione alla Vergine santa, Madre della Grazia. Saluto i fedeli di Bolsena e, nel ringraziarli per l’omaggio floreale che hanno realizzato, li incoraggio ad attingere dall’Eucaristia la forza per testimoniare incessantemente i valori cristiani.

Saluto, infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli. La festa del Corpus Domini, che celebreremo domani, ci offre l’occasione per approfondire la nostra fede ed il nostro amore per l’Eucaristia. Cari giovani – specialmente voi, cari ragazzi di Castellaneta, che avete ricevuto da poco la Prima Comunione – il sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo sia l’alimento spirituale d’ogni giorno per avanzare nel cammino della santità; per voi, cari ammalati, sia il sostegno ed il conforto nella prova e nella sofferenza; e per voi, cari sposi novelli, sia la ragione profonda del vostro amore che si esprime nella vostra quotidiana condotta.

Domenica, 7 giugno 2009

BENEDETTO XVI

ANGELUS

Solennità della Santissima Trinità
Piazza San Pietro
Domenica, 7 giugno 2009

Cari fratelli e sorelle!

Dopo il tempo pasquale, culminato nella festa di Pentecoste, la liturgia prevede queste tre solennità del Signore: oggi, la Santissima Trinità; giovedì prossimo, quella del Corpus Domini, che, in molti Paesi tra cui l’Italia, verrà celebrata domenica prossima; e infine, il venerdì successivo, la festa del Sacro Cuore di Gesù. Ciascuna di queste ricorrenze liturgiche evidenzia una prospettiva dalla quale si abbraccia l’intero mistero della fede cristiana: e cioè rispettivamente la realtà di Dio Uno e Trino, il Sacramento dell’Eucaristia e il centro divino-umano della Persona di Cristo. Sono in verità aspetti dell’unico mistero della salvezza, che in un certo senso riassumono tutto l’itinerario della rivelazione di Gesù, dall’incarnazione alla morte e risurrezione fino all’ascensione e al dono dello Spirito Santo.

Quest’oggi contempliamo la Santissima Trinità così come ce l’ha fatta conoscere Gesù. Egli ci ha rivelato che Dio è amore “non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza” (Prefazio): è Creatore e Padre misericordioso; è Figlio Unigenito, eterna Sapienza incarnata, morto e risorto per noi; è finalmente Spirito Santo che tutto muove, cosmo e storia, verso la piena ricapitolazione finale. Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica. Lo possiamo in qualche misura intuire osservando sia il macro-universo: la nostra terra, i pianeti, le stelle, le galassie; sia il micro-universo: le cellule, gli atomi, le particelle elementari. In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il “nome” della Santissima Trinità, perché tutto l’essere, fino alle ultime particelle, è essere in relazione, e così traspare il Dio-relazione, traspare ultimamente l’Amore creatore. Tutto proviene dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto dall’amore, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza e di libertà. “O Signore, Signore nostro, / quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!” (Sal 8,2) – esclama il salmista. Parlando del “nome” la Bibbia indica Dio stesso, la sua identità più vera; identità che risplende su tutto il creato, dove ogni essere, per il fatto stesso di esserci e per il “tessuto” di cui è fatto, fa riferimento ad un Principio trascendente, alla Vita eterna ed infinita che si dona, in una parola: all’Amore. “In lui – disse san Paolo nell’Areòpago di Atene – viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28). La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati. Usando un’analogia suggerita dalla biologia, diremmo che l’essere umano porta nel proprio “genoma” la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore.

La Vergine Maria, nella sua docile umiltà, si è fatta ancella dell’Amore divino: ha accolto la volontà del Padre e ha concepito il Figlio per opera dello Spirito Santo. In Lei l’Onnipotente si è costruito un tempio degno di Lui, e ne ha fatto il modello e l’immagine della Chiesa, mistero e casa di comunione per tutti gli uomini. Ci aiuti Maria, specchio della Trinità Santissima, a crescere nella fede nel mistero trinitario.

Dopo l’Angelus:

Rassemblés pour la prière de l’Angélus, en ce dimanche de la Sainte Trinité, je suis particulièrement heureux de vous saluer, chers pèlerins francophones. Aujourd’hui encore, l’Église nous demande de contempler Dieu dans son mystère d’Amour. Il est Père, Fils et Esprit. A la suite de Marie, je vous convie à vivre cet amour trinitaire afin d’en être ses témoins dans notre monde qui en a tant besoin. En ce mois de juin, je vous invite également à prier pour ceux qui vont être ordonnés prêtres ou diacres, ainsi que pour les séminaristes et pour leurs formateurs. Avec ma Bénédiction apostolique.

I extend cordial greetings to all the English-speaking pilgrims here today on this feast of the Most Holy Trinity, especially the members of the Holy Trinity Prayer Group from Texas. May the grace of our Lord Jesus Christ, the love of God and the fellowship of the Holy Spirit be with you all, and with your families and loved ones at home. And may your stay in Rome strengthen your faith, fill you with hope in God’s promises and inflame your hearts with his love. God bless all of you!

Gerne grüße ich die Pilger und Besucher deutscher Sprache, die heute am Dreifaltigkeitssonntag zum Angelusgebet gekommen sind. Mit dem Kreuzzeichen bekennen wir unseren Glauben an den Dreifaltigen Gott: Der Vater hat im Sohn seine Liebe zu uns Menschen offenbart und schenkt uns im Heiligen Geist das neue Leben als Kinder Gottes. Mit ganzem Herzen wollen wir Gott lieben und so das Geheimnis seiner Liebe den Menschen verkünden. Der Dreifaltige Gott erhalte uns alle in seiner Gnade.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana y a todos los que se unen a ella a través de la radio y la televisión. En esta solemnidad de la Santísima Trinidad, os invito a proclamar nuestra fe en Dios Padre, que ha enviado al mundo a su Hijo, Camino, Verdad y Vida, y al Espíritu de la santificación, para revelar a los hombres su inmenso amor y rescatarlos del pecado y de la muerte. Feliz domingo.

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Dziś, w niedzielę Najświętszej Trójcy, w sposób szczególny wielbimy Boga Ojca, Stworzyciela nieba i ziemi, który zesłał na świat swojego Syna Odkupiciela, i Ducha Uświęciciela. Wyznajemy Trójcę Osób, ich jedność w istocie i równość w majestacie. Niech ta wiara prowadzi nas do pełnego udziału w miłości Ojca i Syna, i Ducha Świętego.

[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Oggi, domenica della Santissima Trinità, in modo particolare adoriamo Dio Padre, Creatore del cielo e della terra, che ha mandato nel mondo il suo Figlio, Redentore, e lo Spirito Santificatore. Proclamiamo la Trinità delle Persone, l’unità della natura e l’uguaglianza nella maestà. Questa fede ci porti alla piena partecipazione all’amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.]

Rivolgo infine un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli provenienti da Treviso, da Cagliari e dalla parrocchia di Santa Maria Regina Pacis in Roma. Saluto inoltre l’Associazione “Giacomo Cusmano” di Palermo. A tutti auguro una buona domenica.

SANTISSIMA TRINITA’

DOMENICA 7 GIUGNO 2009
SANTISSIMA TRINITA’ (ANNO B)

LITURGIA DELLA PAROLA

Antifona d’ingresso
Sia benedetto Dio Padre, e l’unigenito Figlio di Dio,
e lo Spirito Santo: perché grande è il suo amore per noi.
Colletta
O Dio Padre, che hai mandato nel mondo
il tuo Figlio, Parola di verità, e lo Spirito santificatore
per rivelare agli uomini il mistero della tua vita,
fa’ che nella professione della vera fede
riconosciamo la gloria della Trinità
e adoriamo l’unico Dio in tre persone.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure:
O Dio altissimo, che nelle acque del Battesimo
ci hai fatto tutti figli nel tuo unico Figlio,
ascolta il grido dello Spirito che in noi ti chiama Padre,
e fa’ che, obbedendo al comando del Salvatore,
diventiamo annunziatori della salvezza
offerta a tutti i popoli. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

PRIMA LETTURA
Dt 4,32-34.39-40
Dal libro del Deuteronòmio

Mosè parlò al popolo dicendo:
«Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra e da un’estremità all’altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l’hai udita tu, e che rimanesse vivo?
O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un’altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi?
Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n’è altro.
Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre».

Parola di Dio

Salmo responsoriale
Sal 32
Beato il popolo scelto dal Signore.

Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.

Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
Perché egli parlò e tutto fu creato,
comandò e tutto fu compiuto.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.

SECONDA LETTURA
Rm 8,14-17
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
Parola di Dio

Canto al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo,
a Dio, che è, che era e che viene.
Alleluia.

VANGELO
Mt 28,16-20
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Parola del Signore

BREVE RIFLESSIONE PERSONALE:

Domenica dedicata alla Santissima Trinità, tutti i docenti di teologia che ho avuto, mi hanno sempre detto, che, la “questione trinitaria”, non può avere una spiegazione esauriente, perché è un “Mistero”, cioè un aspetto che solo nel momento in cui saremo davanti a Dio, potremo conoscere veramente. In parole semplici è possibile esprimere il mistero della Trinità nell’Unità dicendo che il solo Dio si conosce (nel suo Figlio, Verbo, Pensiero, Sapienza) e si ama in esso (Spirito Santo, Amore).

Ci sono moltissimi trattati che che parlano del “Mistero Trinitario”, ma credo che sia bello, come ho già detto in passato, che non sia possibile spiegare tutto, altrimenti che senso avrebbe la nostra fede? Credo inoltre che sia meraviglioso avere la prospettiva che sia proprio il buon Dio un giorno a svelarci questi Misteri. Saremo realmente davanti a Lui!

C’è un dato di fatto: la nostra fede si fonda sulla Trinità. Come ci dice il Vangelo odierno: siamo battezzati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.  Mi pare che a volte lo diamo per scontato, addirittura a volte ce lo dimentichiamo, o ancor peggio lo rinneghiamo. In settimana sentivo in televisione, che sempre più persone chiedono di cancellare il loro certificato di Battesimo, non voglio giudicare nessuno, ma vi confesso che mi ha scioccato parecchio questa cosa, come si fa a buttar via un così grande dono?

Per mezzo del Battesimo il Signore ci chiede di insegnare tutto ciò che ci ha comandato. Facendo questo avremo la certezza che Gesù, sarà con noi tutti i giorni.

Allora cerchiamo di riscoprire il valore e il privilegio che abbiamo nell’essere battezzati, solo così, non saremo mai separati da Cristo, nostro unico vero bene.

BUONA SETTIMANA!