LA BIBBIA GIORNO E NOTTE

Vi segnalo un’iniziativa molto interessante. Per ulteriori informazioni virate questo sito ttp://www.labibbiagiornoenotte.rai.it/dl/Bibbia/index.html

Da domenica 5 ottobre a sabato 11 ottobre la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma sarà teatro di un evento straordinario: la lettura integrale della Bibbia, Antico e Nuovo Testamento, per sette giorni e sei notti senza interruzioni e commenti.

Partendo da un’originale iniziativa di un gruppo di amici di Limoges appassionati della Bibbia, iniziativa ripetuta poi in altre città francesi e a Mantova, Giuseppe De Carli ed Elena Balestri hanno rivisitato l’idea per Rai Vaticano, creando un progetto che ha trovato piena ed immediata adesione da parte di Fabrizio Del Noce per Rai Uno e Giovanni Minoli per Rai Educational.

La Bibbia è il libro della Parola, del continuo dialogo tra Dio e l’uomo.

Un rapporto confidenziale che oggi sembra essersi perduto: nel fragore del nostro mondo non c’è più posto per l’ascolto e il dialogo. Proprio da queste considerazioni nasce ”La Bibbia giorno e notte”: ritrovare le condizioni dell’ascolto e della riflessione attraverso la lettura del Libro per eccellenza, paradossalmente oggi così assente e dimenticato nel nostro paese.

Al di là delle convinzioni religiose di ciascuno, la Bibbia è la lettura che ci accomuna tutti e nella quale ritroviamo una parte delle nostre radici culturali e umane.

A leggere i passi biblici si alterneranno più di 1200 persone di ogni età, categoria sociale ed appartenenza religiosa. Ma anche i non credenti possono partecipare. Unica condizione richiesta è il rispetto della Parola.

Un evento che è stato possibile realizzare grazie alla convinta partecipazione della Santa Sede, della Conferenza Episcopale Italiana, del Vicariato di Roma, della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e l’Esarcato per l’Europa meridionale, della Federazione delle  Chiese Evangeliche in Italia, della Società Biblica in Italia. Particolare significato assume l’adesione, per la Bibbia ebraica, di alcuni membri delle Comunità ebraiche italiane, che parteciperanno alla lettura da una sede diversa.

Come importanti sono le adesioni di grandi realtà istituzionali a cominciare dal Comune di Roma, la Regione Lazio, la Provincia di Roma, il Ministero per i Beni e le Attività culturali, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica

Domenica, 28 settembre 2008

BENEDETTO XVI

ANGELUS

Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo
Domenica, 28 settembre 2008

 

Cari fratelli e sorelle!

Oggi la liturgia ci propone la parabola evangelica dei due figli inviati dal padre a lavorare nella sua vigna. Di questi, uno dice subito sì, ma poi non va; l’altro invece sul momento rifiuta, poi però, pentitosi, asseconda il desiderio paterno. Con questa parabola Gesù ribadisce la sua predilezione per i peccatori che si convertono, e ci insegna che ci vuole umiltà per accogliere il dono della salvezza. Anche san Paolo, nel brano della Lettera ai Filippesi che quest’oggi meditiamo, ci esorta all’umiltà. “Non fate nulla per rivalità o vanagloria – egli scrive -, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso” (Fil 2,3). Sono questi gli stessi sentimenti di Cristo, che, spogliatosi della gloria divina per amore nostro, si è fatto uomo e si è abbassato fino a morire crocifisso (cfr Fil 2,5-8). Il verbo utilizzato – ekenôsen – significa letteralmente che Egli “svuotò se stesso” e pone in chiara luce l’umiltà profonda e l’amore infinito di Gesù, il Servo umile per eccellenza.

Riflettendo su questi testi biblici, ho pensato subito a Papa Giovanni Paolo I, di cui proprio oggi ricorre il trentesimo anniversario della morte. Egli scelse come motto episcopale lo stesso di san Carlo Borromeo: Humilitas. Una sola parola che sintetizza l’essenziale della vita cristiana e indica l’indispensabile virtù di chi, nella Chiesa, è chiamato al servizio dell’autorità. In una delle quattro Udienze generali tenute durante il suo brevissimo pontificato disse tra l’altro, con quel tono familiare che lo contraddistingueva: “Mi limito a raccomandare una virtù, tanto cara al Signore: ha detto: imparate da me che sono mite e umile di cuore … Anche se avete fatto delle grandi cose, dite: siamo servi inutili“. E osservò: “Invece la tendenza, in noi tutti, è piuttosto al contrario: mettersi in mostra” (Insegnamenti di Giovanni Paolo I, p. 51-52). L’umiltà può essere considerata il suo testamento spirituale.

Grazie proprio a questa sua virtù, bastarono 33 giorni perché Papa Luciani entrasse nel cuore della gente. Nei discorsi usava esempi tratti da fatti di vita concreta, dai suoi ricordi di famiglia e dalla saggezza popolare. La sua semplicità era veicolo di un insegnamento solido e ricco, che, grazie al dono di una memoria eccezionale e di una vasta cultura, egli impreziosiva con numerose citazioni di scrittori ecclesiastici e profani. E’ stato così un impareggiabile catechista, sulle orme di san Pio X, suo conterraneo e predecessore prima sulla cattedra di san Marco e poi su quella di san Pietro. “Dobbiamo sentirci piccoli davanti a Dio”, disse in quella medesima Udienza. E aggiunse: “Non mi vergogno di sentirmi come un bambino davanti alla mamma: si crede alla mamma, io credo al Signore, a quello che Egli mi ha rivelato” (ivi, p. 49). Queste parole mostrano tutto lo spessore della sua fede. Mentre ringraziamo Dio per averlo donato alla Chiesa e al mondo, facciamo tesoro del suo esempio, impegnandoci a coltivare la sua stessa umiltà, che lo rese capace di parlare a tutti, specialmente ai piccoli e ai cosiddetti lontani. Invochiamo per questo Maria Santissima, umile Serva del Signore.


Dopo l’Angelus

Il periodo estivo è ormai passato e dopodomani rientrerò in Vaticano. Ringrazio il Signore per tutti i doni che mi ha concesso in questo tempo. Penso in particolare alla Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney, al periodo di riposo trascorso a Bressanone, alla visita in Sardegna e al viaggio apostolico a Parigi e Lourdes; e penso alla possibilità di soggiornare in questa casa, dove posso meglio riposare e lavorare nei mesi più caldi. Un caro saluto rivolgo alla comunità di Castel Gandolfo, con un grazie sentito al Vescovo, al Sindaco e alle Forze dell’ordine. Grazie a tutti e arrivederci!

I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.

DOMENICA 28 SETTEMBRE 2008
 
XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

 
 
LITURGIA DELLA PAROLA

 

Antifona d’ingresso
Signore, tutto ciò che hai fatto ricadere su di noi
l’hai fatto con retto giudizio;
abbiamo peccato contro di te,
non abbiamo dato ascolto ai tuoi precetti;
ma ora glorifica il tuo nome e opera con noi
secondo la grandezza della tua misericordia.

Colletta
O Dio, che riveli la tua onnipotenza
soprattutto con la misericordia e il perdono,
continua a effondere su di noi la tua grazia,
perché, camminando verso i beni da te promessi,
diventiamo partecipi della felicità eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure:
O Padre, sempre pronto ad accogliere
pubblicani e peccatori
appena si dispongono a pentirsi di cuore,
tu prometti vita e salvezza
a ogni uomo che desiste dall’ingiustizia:
il tuo Spirito ci renda docili alla tua parola
e ci doni gli stessi sentimenti
che sono in Cristo Gesù.
Egli è Dio, e vive e regna con te…

 

PRIMA LETTURA
Ez 18,25-28

 

Dal libro del profeta Ezechiele

Così dice il Signore:
«Voi dite: “Non è retto il modo di agire del Signore”. Ascolta dunque, casa d’Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra?
Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso.
E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà».

Parola di Dio

 

 Salmo responsoriale
Sal 24

 

Ricordati, Signore, della tua misericordia.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza;
io spero in te tutto il giorno.

Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
I peccati della mia giovinezza
e le mie ribellioni, non li ricordare:
ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

 

SECONDA LETTURA
Fil 2,1-11
 
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési

Fratelli, se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi.
Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:
egli, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

Parola di Dio.

Forma Breve (Fil 2, 1-5)

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési

Fratelli, se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi.
Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù.

Parola di Dio.
 
Canto al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore,
e io le conosco ed esse mi seguono.
Alleluia.

 

VANGELO
Mt 21,28-32
 
Dal Vangelo secondo Matteo

 
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

Parola del Signore.

 

   BREVE RIFLESSIONE PERSONALE:

Continua anche questa domenica il discorso di Gesù per far capire che la sicurezza e la giustizia umana non è sempre conforme a quella del Padre. In questa occasione si rivolge ai capi dei sacerdoti e agli anziani, che erano la più grossa autorità del popolo. Lo fa con una domanda che ovviamente presuppone una risposta ovvia: è logico che fra i due figli sia il secondo a fare la volontà del Padre. Con questa semplice parabola però Gesù mette ai suoi ascoltatori la “pulce nell’orecchio, prima di concludere con una vera e propria mazzata per chiunque lo ascoltasse: “In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio”..
Personalmente mi sento messo in discussione da queste parole, noi credenti spesso ci sentiamo apposto solo perché partecipiamo all’Eucaristia domenicale e poi durante la settimana viviamo quasi come se Dio non esistesse. Abbiamo rispettato il precetto cosa vuole di più il Signore?

C’è un versetto degli Atti degli apostoli che come avrete notato a me è molto caro: “Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna,
nella frazione del pane e nelle preghiere” (Atti 2,42). Qui viene descritto qual’era il comportamento delle prime comunità cristiane. Proviamo a confrontare queste parole con la nostra vita concreta, riusciamo a compiere tutto questo? Faccio solo una considerazione sulla comunione fraterna che poi è l’amore verso il nostro prossimo: Noi parliamo bene, siamo tutti bravi a dire cosa bisognerebbe fare, ma poi quando c’è da intervenire concretamente siamo i primi a scappare e a condannare. Per noi è uno scandalo porgere una mano tesa verso il fratello che ha sbagliato e che ha bisogno di aiuto, perché altrimenti chissà cosa pensa la gente, perché io ho una reputazione da mantenere…

C’è una canzone di qualche anno fa che dice: “C’è qualcuno che va alla Messa, si fa anche la Comunione, e quando incontra un marocchino per strada, vorrebbe dargliele con un bastone”.  Non aggiungo altro…
Non c’è da scandalizzarsi, è vero potreste ribattere che non tutti i credenti sono così, io ho esagerato per far passare il messaggio, voglio solo dire che queste realtà esistono e non è giusto fingere che vada sempre tutto bene
Sono due domeniche che il Signore ci ricorda che sono gli ultimi, proprio quelli che noi non consideriamo, i cosiddetti “invisibili,  che saranno i primi.   


 

A Sabato prossimo!!