BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 23 maggio 2012
Lo Spirito e l’«abbà» dei credenti (Gal 4, 6-7; Rm 8, 14-17)
Cari fratelli e sorelle,
mercoledì scorso ho mostrato come san Paolo dice che lo Spirito Santo è il grande maestro della preghiera e ci insegna a rivolgerci a Dio con i termini affettuosi dei figli, chiamandolo «Abbà, Padre». Così ha fatto Gesù; anche nel momento più drammatico della sua vita terrena, Egli non ha mai perso la fiducia nel Padre e lo ha sempre invocato con l’intimità del Figlio amato. Al Getsemani, quando sente l’angoscia della morte, la sua preghiera è: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu» (Mc 14,36).
Sin dai primi passi del suo cammino, la Chiesa ha accolto questa invocazione e l’ha fatta propria, soprattutto nella preghiera del Padre nostro, in cui diciamo quotidianamente: «Padre… sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra» (Mt 6,9-10). Nelle Lettere di san Paolo la ritroviamo due volte. L’Apostolo, lo abbiamo sentito ora, si rivolge ai Galati con queste parole: «E che voi siete figli lo prova che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida in noi: Abbà! Padre!» (Gal 4,6). E al centro di quel canto allo Spirito che è il capitolo ottavo della Lettera ai Romani, san Paolo afferma: «E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!”» (Rm 8,15). Il cristianesimo non è una religione della paura, ma della fiducia e dell’amore al Padre che ci ama. Queste due dense affermazioni ci parlano dell’invio e dell’accoglienza dello Spirito Santo, il dono del Risorto, che ci rende figli in Cristo, il Figlio Unigenito, e ci colloca in una relazione filiale con Dio, relazione di profonda fiducia, come quella dei bambini; una relazione filiale analoga a quella di Gesù, anche se diversa è l’origine e diverso è lo spessore: Gesù è il Figlio eterno di Dio che si è fatto carne, noi invece diventiamo figli in Lui, nel tempo, mediante la fede e i Sacramenti del Battesimo e della Cresima; grazie a questi due sacramenti siamo immersi nel Mistero pasquale di Cristo. Lo Spirito Santo è il dono prezioso e necessario che ci rende figli di Dio, che realizza quella adozione filiale a cui sono chiamati tutti gli esseri umani perché, come precisa la benedizione divina della Lettera agli Efesini, Dio, in Cristo, «ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo» (Ef 1,4).
Forse l’uomo d’oggi non percepisce la bellezza, la grandezza e la consolazione profonda contenute nella parola «padre» con cui possiamo rivolgerci a Dio nella preghiera, perché la figura paterna spesso oggi non è sufficientemente presente, anche spesso non è sufficientemente positiva nella vita quotidiana. L’assenza del padre, il problema di un padre non presente nella vita del bambino è un grande problema del nostro tempo, perciò diventa difficile capire nella sua profondità che cosa vuol dire che Dio è Padre per noi. Da Gesù stesso, dal suo rapporto filiale con Dio, possiamo imparare che cosa significhi propriamente «padre», quale sia la vera natura del Padre che è nei cieli. Critici della religione hanno detto che parlare del «Padre», di Dio, sarebbe una proiezione dei nostri padri al cielo. Ma è vero il contrario: nel Vangelo, Cristo ci mostra chi è padre e come è un vero padre, così che possiamo intuire la vera paternità, imparare anche la vera paternità. Pensiamo alla parola di Gesù nel sermone della montagna dove dice: «amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,44-45). È proprio l’amore di Gesù, il Figlio Unigenito – che giunge al dono di se stesso sulla croce – che ci rivela la vera natura del Padre: Egli è l’Amore, e anche noi, nella nostra preghiera di figli, entriamo in questo circuito di amore, amore di Dio che purifica i nostri desideri, i nostri atteggiamenti segnati dalla chiusura, dall’autosufficienza, dall’egoismo tipici dell’uomo vecchio.
Potremmo quindi dire che in Dio l’essere Padre ha due dimensioni. Anzitutto, Dio è nostro Padre, perché è nostro Creatore. Ognuno di noi, ogni uomo e ogni donna è un miracolo di Dio, è voluto da Lui ed è conosciuto personalmente da Lui. Quando nel Libro della Genesi si dice che l’essere umano è creato a immagine di Dio (cfr 1,27), si vuole esprimere proprio questa realtà: Dio è il nostro padre, per Lui non siamo esseri anonimi, impersonali, ma abbiamo un nome. E una parola nei Salmi mi tocca sempre quando la prego: «Le tue mani mi hanno plasmato», dice il salmista (Sal 119,73). Ognuno di noi può dire, in questa bella immagine, la relazione personale con Dio: «Le tue mani mi hanno plasmato. Tu mi hai pensato e creato e voluto». Ma questo non basta ancora. Lo Spirito di Cristo ci apre ad una seconda dimensione della paternità di Dio, oltre la creazione, poiché Gesù è il «Figlio» in senso pieno, «della stessa sostanza del Padre», come professiamo nel Credo. Diventando un essere umano come noi, con l’Incarnazione, la Morte e la Risurrezione, Gesù a sua volta ci accoglie nella sua umanità e nel suo stesso essere Figlio, così anche noi possiamo entrare nella sua specifica appartenenza a Dio. Certo il nostro essere figli di Dio non ha la pienezza di Gesù: noi dobbiamo diventarlo sempre di più, lungo il cammino di tutta la nostra esistenza cristiana, crescendo nella sequela di Cristo, nella comunione con Lui per entrare sempre più intimamente nella relazione di amore con Dio Padre, che sostiene la nostra vita. E’ questa realtà fondamentale che ci viene dischiusa quando ci apriamo allo Spirito Santo ed Egli ci fa rivolgere a Dio dicendogli «Abbà!», Padre. Siamo realmente entrati oltre la creazione nella adozione con Gesù; uniti, siamo realmente in Dio e figli in un nuovo modo, in una dimensione nuova.
Ma vorrei adesso ritornare ai due brani di san Paolo che stiamo considerando circa questa azione dello Spirito Santo nella nostra preghiera; anche qui sono due passi che si corrispondono, ma contengono una diversa sfumatura. Nella Lettera ai Galati, infatti, l’Apostolo afferma che lo Spirito grida in noi «Abbà! Padre!»; nella Lettera ai Romani dice che siamo noi a gridare «Abbà! Padre!». E San Paolo vuole farci comprendere che la preghiera cristiana non è mai, non avviene mai in senso unico da noi a Dio, non è solo un «agire nostro», ma è espressione di una relazione reciproca in cui Dio agisce per primo: è lo Spirito Santo che grida in noi, e noi possiamo gridare perché l’impulso viene dallo Spirito Santo. Noi non potremmo pregare se non fosse iscritto nella profondità del nostro cuore il desiderio di Dio, l’essere figli di Dio. Da quando esiste, l’homo sapiens è sempre in ricerca di Dio, cerca di parlare con Dio, perché Dio ha iscritto se stesso nei nostri cuori. Quindi la prima iniziativa viene da Dio, e con il Battesimo, di nuovo Dio agisce in noi, lo Spirito Santo agisce in noi; è il primo iniziatore della preghiera perché possiamo poi realmente parlare con Dio e dire “Abbà” a Dio. Quindi la sua presenza apre la nostra preghiera e la nostra vita, apre agli orizzonti della Trinità e della Chiesa.
Inoltre comprendiamo, questo è il secondo punto, che la preghiera dello Spirito di Cristo in noi e la nostra in Lui, non è solo un atto individuale, ma un atto dell’intera Chiesa. Nel pregare si apre il nostro cuore, entriamo in comunione non solo con Dio, ma proprio con tutti i figli di Dio, perché siamo una cosa sola. Quando ci rivolgiamo al Padre nella nostra stanza interiore, nel silenzio e nel raccoglimento, non siamo mai soli. Chi parla con Dio non è solo. Siamo nella grande preghiera della Chiesa, siamo parte di una grande sinfonia che la comunità cristiana sparsa in ogni parte della terra e in ogni tempo eleva a Dio; certo i musicisti e gli strumenti sono diversi – e questo è un elemento di ricchezza -, ma la melodia di lode è unica e in armonia. Ogni volta, allora, che gridiamo e diciamo: «Abbà! Padre!» è la Chiesa, tutta la comunione degli uomini in preghiera che sostiene la nostra invocazione e la nostra invocazione è invocazione della Chiesa. Questo si riflette anche nella ricchezza dei carismi, dei ministeri, dei compiti, che svolgiamo nella comunità. San Paolo scrive ai cristiani di Corinto: «Ci sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; ci sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; ci sono diverse attività, ma uno solo è Dio che opera tutto in tutti» (1Cor 12,4-6). La preghiera guidata dallo Spirito Santo, che ci fa dire «Abbà! Padre!» con Cristo e in Cristo, ci inserisce nell’unico grande mosaico della famiglia di Dio in cui ognuno ha un posto e un ruolo importante, in profonda unità con il tutto.
Un’ultima annotazione: noi impariamo a gridare «Abba!, Padre!» anche con Maria, la Madre del Figlio di Dio. Il compimento della pienezza del tempo, del quale parla san Paolo nella Lettera ai Galati (cfr 4,4), avviene al momento del «sì» di Maria, della sua adesione piena alla volontà di Dio: «ecco, sono la serva del Signore» (Lc 1,38).
Cari fratelli e sorelle, impariamo a gustare nella nostra preghiera la bellezza di essere amici, anzi figli di Dio, di poterlo invocare con la confidenza e la fiducia che ha un bambino verso i genitori che lo amano. Apriamo la nostra preghiera all’azione dello Spirito Santo perché in noi gridi a Dio «Abbà! Padre!» e perché la nostra preghiera cambi, converta costantemente il nostro pensare, il nostro agire per renderlo sempre più conforme a quello del Figlio Unigenito, Gesù Cristo. Grazie.
Saluti:
I am pleased to greet the ecumenical delegation from the Evangelical-Lutheran Church in Sweden. I also welcome the group from the Pontifical University of Santo Tomas in Manila. I thank the choirs for their praise of God in song. Upon all the English-speaking visitors present at today’s Audience, including those from England, Denmark, Finland, Sweden, India, the Philippines, South Korea and the United States I cordially invoke the Holy Spirit’s gifts of wisdom, joy and peace.
Je salue avec joie les pèlerins francophones venant en particulier de France, de Belgique, du Canada et de l’Île Maurice. Puissiez-vous découvrir la beauté, la grandeur et la consolation de vous adresser à Dieu dans la prière en utilisant avec confiance le beau nom de « Père » ! Bon pèlerinage à tous !
Mit Freude grüße ich die Pilger und Besucher aus den Ländern deutscher Sprache. Öffnen wir unser Gebet dem Wirken des Heiligen Geistes, damit es uns wirklich umwandle und damit sichtbar werde, was es heißt, Christ zu sein. Der Herr segne euch alle!
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los venidos de España, Argentina, El Salvador, México y otros países latinoamericanos. Que Dios, nuestro Padre, aliente nuestro coloquio frecuente y devoto con él. Muchas gracias.
Queridos peregrinos de língua portuguesa: sede bem-vindos! Saúdo de modo particular os brasileiros do Rio de Janeiro, do Rio Grande de Sul, bem como as Irmãs Franciscanas de São José. Com a proximidade da solenidade de Pentecostes, procurai, a exemplo de Nossa Senhora, estar abertos à ação do Espírito Santo na vossa oração, de tal modo que o vosso pensar e agir se conformem sempre mais com os do seu Filho Jesus Cristo. De coração vos abençôo a vós e às vossas famílias!
Saluto in lingua polacca:
Drodzy polscy pielgrzymi,
w oczekiwaniu na liturgiczną uroczystość Zesłania Ducha Świętego, wraz z Maryją i Apostołami trwajmy na modlitwie. Z Chrystusem prośmy Boga naszego Ojca, aby Jego Duch przenikał myślenie i działanie, byśmy co raz bardziej dorastali do godności dzieci Bożych, którą otrzymaliśmy. Niech Pan wam błogosławi!
Traduzione italiana:
Cari pellegrini polacchi,
in attesa della solennità liturgica della Pentecoste, insieme a Maria e agli Apostoli, perseveriamo nella preghiera. Con Cristo chiediamo a Dio nostro Padre, che il Suo Spirito permei il pensare e l’agire, affinché sempre più pienamente corrispondiamo alla dignità di figli di Dio che abbiamo ricevuto. Il Signore vi benedica!
Saluto in lingua croata:
Srdačno pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a osobito vjernike iz Marije Bistrice. Pripremajući se primiti dar kojega nam je Krist obećao, molite Svevišnjeg da sila Duha Svetoga obnovi vaše obitelji, župne zajednice i čitavu vašu dragu Domovinu. Hvaljen Isus i Marija!
Traduzione italiana:
Saluto cordialmente tutti i pellegrini croati, in modo particolare i fedeli di Marija Bistrica. Preparandoci a ricevere il dono che Cristo ci ha promesso, pregate l’Onnipotente che la forza dello Spirito Santo rinnovi le vostre famiglie, le comunità parrocchiali e tutta la vostra cara Patria. Siano lodati Gesù e Maria!
Saluto in lingua ceca:
Srdečně zdravím poutníky z České republiky, zejména věřící z farnosti svatého Stanislava z Kunštátu na Moravě. Ať vám pouť k hrobům apoštolů v této radostné velikonoční době dodá odvahu radostně hlásat a svědčit, že Kristus vstal z mrtvých a vstoupil na nebesa. Ať setkání s tradicí Věčného Města posílí vaši víru a duchovního růst. Všem vám žehnám.
Traduzione italiana:
Saluto cordialmente i pellegrini della Repubblica Ceca, in particolare i fedeli della parrocchia di San Stanislao, Kunštát della Moravia. Il vostro pellegrinaggio alle Tombe degli Apostoli, in questo tempo luminoso della Pasqua, vi infonda il coraggio di essere gioiosi annunciatori e testimoni della Resurrezione ed Ascensione di Cristo, e l’incontro con la tradizione della Città Eterna rafforzino la vostra fede e diventino fonte di crescita spirituale. A tutti voi la mia benedizione!
Saluto in lingua slovacca:
S láskou pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z Nitry, Lysej pod Makytou a Topoľčian.
Bratia a sestry, budúcu nedeľu budeme sláviť sviatok Turíc. Prosme Boha o zoslanie Ducha Svätého s hojnosťou jeho darov, aby sme odvážne svedčili o Kristovi. Zo srdca vás žehnám.
Pochválený buď Ježiš Kristus!
Traduzione italiana
Saluto con affetto i pellegrini slovacchi, specialmente quelli provenienti da Nitra, Lysá pod Makytou e Topoľčany.
Fratelli e sorelle, domenica prossima celebreremo la Solennità della Pentecoste. Preghiamo Dio che mandi lo Spirito Santo con l’abbondanza dei suoi doni perché possiamo divenire testimoni coraggiosi di Cristo. Di cuore vi benedico.
Sia lodato Gesù Cristo!
Saluto in lingua lituana:
Iš širdies sveikinu piligrimus iš Lietuvos, ypatingai grupę medikų iš Telšių.
Šiomis dienomis širdyse atnaujiname troškimą Šventosios Dvasios, kuri Sekminių malone gaivina mūsų gyvenimus. Viešpats jus visus telaimina!
Garbė Jėzui Kristui!
Traduzione italiana:
Saluto di cuore i pellegrini venuti dalla Lituania, soprattutto il gruppo di medici da Telšiai.
In questi giorni nei nostri cuori rinnoviamo l’attesa dello Spirito Santo che a Pentecoste ravviva il nostro essere. Che il Signore vi benedica tutti!
Sia lodato Gesù Cristo!
* * *
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Saluto in particolare i fedeli della Diocesi di Nola con il Vescovo Mons. Depalma, qui convenuti a 20 anni dalla visita del Beato Giovanni Paolo II. Accolgo con gioia i fedeli e le autorità di Enna, con il Vescovo Mons. Pennisi, in occasione del sesto centenario della proclamazione di Maria SS.ma della Visitazione quale Patrona della Città. Questo giubileo mariano sia ricco di frutti spirituali ed accresca la devozione per la Madre di Dio. Saluto anche l’associazione “Ragazzi in gamba” con il Vescovo Mons. Cetoloni, nel cinquantesimo di attività, ed il Comitato “Cittadini attraverso lo Sport” per l’accensione della fiaccola in partenza per Napoli.
Un pensiero infine per i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. Il dono dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste sostenga e alimenti sempre la vita di fede della comunità cristiana: cari giovani, mettete al di sopra di tutto la ricerca di Dio e l’amore per Lui; cari ammalati, lo Spirito Santo vi sia di aiuto e conforto nel momento del maggiore bisogno; e voi, cari sposi novelli, con la grazia dello Spirito Santo rendete ogni giorno più salda e profonda la vostra unione.