QUARESIMA 2020
– Ogni giorno alle 12 accompagnerò il Vangelo con una riflessione.
– Il sabato alle 14 confermato il nostro appuntamento col “La Parola della Domenica”.
Lunedì 30 Marzo 2020
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
Parola del Signore
Commento:
Come non fermarsi oggi sulla risposta di Gesù agli scribi e ai farisei? Ma non per commentare la frase di sapienziale memoria, quella che mette a tacere ogni vociare e sentenza di morte verso la peccatrice adultera. No, non mi soffermerò sul chi è senza peccato scagli la prima pietra, quanto invece sulla primissima risposta di Gesù, quella comunicata dal suo linguaggio non verbale, dalla sua postura. Racconta il Vangelo che alla domanda degli scribi e farisei: tu che ne dici? Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra…
Interessante: Gesù si china, scrive a terra poi si alza, parla, sentenzia e poi di nuovo si china e scrive a terra.
Questo chinarsi apre e chiude la sua arringa di avvocato improvvisato. Il linguaggio non verbale è più del parlato. E non è indizio di poco conto.
Gesù si chinò. Perché Gesù si china? Strano questo, non pensate? Non si era mai visto nei Vangeli che Gesù si chinasse per poi rialzarsi in situazione di un contenzioso verbale.
Si potrebbe giustificare il chinarsi con il fatto che doveva scrivere, ma proverei ad inquadrare la questione in un altro modo. Immaginiamo la scena. In quello scenario di gente, fra passanti e giustizieri chi era l’unica persona a terra? L’adultera, la donna che di lì a breve sarebbe stata lapidata. È così Gesù sceglie di mettersi a terra con lei. Si mette al suo livello, alla sua bassezza. Condivide la postura della condannata, e da un segno in controtendenza a quella donna. Ci sono, sono con te, sono come te. Stare in piedi significava stare dalla parte dei giudici, di chi si sente sopra, meglio, migliore. Stare chinato significa stare dalla parte del giudicato, del peccatore, del condannato. Si io credo che Gesù si sia chinato per liberarla dall’angoscia di morire da sola senza avere nessuno a fianco da poter condividere la paura mortale. Era stata colta in fragrante adulterio. Ma dov’era l’uomo con cui aveva condiviso l’adulterio? Anche lui doveva essere punito secondo la legge. Chissà magari di lui si era invaghita, fidata, confidata. Eppure non c’era, non era lì con lei. In tempi fortemente maschilisti chi pagava era solo la donna, tradita fino all’ultimo. Lei trascinata davanti al tempio, al tempio di Dio ed umiliata davanti a tutti era sola, senza l’aiuto del Dio della legge e neppure la pietà degli uomini.
Ma no uno è arrivato carissima sorella. E’ Gesù. Lui è li vicino a te. Non temere.
Pace e bene!
Luca
Omelia del giorno di Papa Francesco:
Introduzione
Preghiamo oggi per tanta gente che non riesce a reagire: rimane spaventata per questa pandemia. Il Signore li aiuti ad alzarsi, a reagire per il bene di tutta la società, di tutta la comunità.
Omelia
Nel Salmo responsoriale abbiamo pregato: “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce, rinfranca l’anima mia. Mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome. Anche se vado per una valle oscura, non tempo alcun male perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza” (Sl 23, 1-4).
Questa è l’esperienza che hanno avuto queste due donne, la cui storia abbiamo letto nelle due Letture. Una donna innocente, accusata falsamente, calunniata, e una donna peccatrice. Ambedue condannate a morte. L’ innocente e la peccatrice. Qualche Padre della Chiesa vedeva in queste donne una figura della Chiesa: santa, ma con figli peccatori. Dicevano in una bella espressione latina: “La Chiesa è la casta meretrix”, la santa con figli peccatori.
Ambedue le donne erano disperate, umanamente disperate. Ma Susanna si fida di Dio. Ci sono anche due gruppi di persone, di uomini; ambedue addetti al servizio della Chiesa: i giudici e i maestri della Legge. Non erano ecclesiastici, ma erano al servizio della Chiesa, nel tribunale e nell’insegnamento della Legge. Diversi. I primi, quelli che accusavano Susanna, erano corrotti: il giudice corrotto, la figura emblematica nella storia. Anche nel Vangelo, Gesù riprende, nella parabola della vedova insistente, il giudice corrotto che non credeva in Dio e non gliene importava niente degli altri. I corrotti. I dottori della Legge non erano corrotti, ma ipocriti.
E queste donne, una è caduta nelle mani degli ipocriti e l’altra nelle mani dei corrotti: non c’era uscita. “Anche se vado in una valle oscura non temo alcun male, perché tu sei con me, il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza” (Sl 23,4). Ambedue le donne erano per una valle oscura, andavano lì: una valle oscura, verso la morte. La prima esplicitamente si fida di Dio e il Signore intervenne. La seconda, poveretta, sa che è colpevole, svergognata davanti a tutto il popolo – perché il popolo era presente in ambedue le situazioni – non lo dice, il Vangelo, ma sicuramente pregava dentro, chiedeva qualche aiuto.
Cosa fa, il Signore, con questa gente? Alla donna innocente la salva, le fa giustizia. Alla donna peccatrice, la perdona. Ai giudici corrotti, li condanna; agli ipocriti, li aiuta a convertirsi e davanti al popolo dice: “Sì, davvero? Il primo di voi che non ha peccati, che lanci la prima pietra” (Cf. Gv 8,7), e uno per uno se ne sono andati. Ha qualche ironia, l’apostolo Giovanni, qui: “Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, incominciando dai più anziani” (Gv 8,9). Lascia loro un po’ di tempo per pentirsi; ai corrotti non perdona, semplicemente perché il corrotto è incapace di chiedere perdono, è andato oltre. Si è stancato … no, non si è stancato: non è capace. La corruzione gli ha tolto anche quella capacità che tutti abbiamo di vergognarci, di chiedere perdono. No, il corrotto è sicuro, va avanti, distrugge, sfrutta la gente, come questa donna, tutto, tutto … va avanti. Si è messo al posto di Dio.
E alle donne il Signore risponde. A Susanna la libera da questi corrotti, la fa andare avanti, e all’altra: “Neanche io ti condanno. Va’, e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8,11). La lascia andare. E questo, davanti al popolo. Nel primo caso, il popolo loda il Signore; nel secondo caso, il popolo impara. Impara come è la misericordia di Dio.
Ognuno di noi ha le proprie storie. Ognuno di noi ha i propri peccati. E se non se li ricorda, pensi un po’: li troverà. Ringrazia Dio se li trovi, perché se non li trovi, sei un corrotto. Ognuno di noi ha i propri peccati. Guardiamo al Signore che fa giustizia, ma che è tanto misericordioso. Non vergogniamoci di essere nella Chiesa: vergogniamoci di essere peccatori. La Chiesa è madre di tutti. Ringraziamo Dio di non essere corrotti, di essere peccatori. E ognuno di noi, guardando come Gesù agisce in questi casi, si fidi della misericordia di Dio. E preghi, con fiducia nella misericordia di Dio, preghi per il perdono. “Perché Dio mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome. Anche se vado per una valle oscura – la valle del peccato – non temo alcun male perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza” (Cf. Sl 23,4).
Preghiera per fare la comunione spirituale:
Le persone che non possono comunicarsi fanno adesso la comunione spirituale.
Ai tuoi piedi, o mio Gesù mi prostro e Ti offro il pentimento del mio cuore contrito, che si abissa nel suo nulla e nella Tua santa presenza. Ti adoro nel Sacramento del Tuo amore, l’ineffabile Eucaristia. Desidero riceverti nella povera dimora che Ti offre il mio cuore. In attesa della felicità della comunione sacramentale, voglio possederti in spirito. Vieni a me, o mio Gesù, che io vengo da Te. Possa il Tuo amore infiammare tutto il mio essere, per la vita e per la morte. Credo in Te, spero in Te, Ti amo. Così sia.
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