QUARESIMA 2020
– Ogni giorno alle 12 accompagnerò il Vangelo con una riflessione.
– Il sabato alle 14 confermato il nostro appuntamento col “La Parola della Domenica”.
– da lunedì 16 a venerdì 20 marzo alle ore 20 proporrò una mia breve riflessione spirituale.
Giovedì 5 Marzo 2020
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».
Parola del Signore
Commento:
La preghiera di richiesta è tema complesso. Ed è terreno scivoloso. Provoca l’intelligenza umana, ma s’impantana facilmente nella superstizione o addirittura nell’ateismo. Cosa che non accade con altre preghiere, più semplici, più pure.
La preghiera di gratitudine ad esempio è limpida, non pone interrogativi. Sembra dire: Comunque vada sarà un successo. Così la preghiera di lode, di ringraziamento e di benedizione. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto: sia benedetto il nome del Signore. Così prega Giobbe dopo che gli accadono le ultime disgrazie. Non cerca nulla, non richiede nulla. Accetta e accoglie quello che c’è!
La preghiera di richiesta invece no! Se c’è una richiesta, ci deve essere un esaudimento di essa. Questo perlomeno afferma il Vangelo di oggi.
Bussate e vi sarà aperto. Chiedete e vi sarà dato. Il Padre darà cose buone a quelli che gliele chiedono.
Ma allora perché nell’esperienza quotidiana non accade tutto ciò? Perchè Dio sembra tacere di fronte a tante domande di gente che soffre? Ad esempio la sofferenza dei bambini… Primo Levi abbandonò la sua fede ebraica sentenziando: “C’è Auschwitz, dunque non può esserci Dio”.
Vedete come la preghiera di richiesta sia alquanto problematica. L’uomo chiede, ma Dio pare non ascolti.
Proviamo oggi a rovesciare la prospettiva. Facciamolo in modo paradossale e provocante!
Ma perché Dio dovrebbe ascoltare le mie richieste?
Siamo seri. Pregare qualcuno significa piegare la sua anima, condizionare le sue scelte. Ora Dio può essere condizionato dagli uomini? Se Dio si piegasse a richieste umane, perderemmo tutti quanti la bussola. Dio regge l’universo con la precisione di un orologio svizzero, non può perdere colpi, non può decidere un giorno una cosa e un giorno l’altra. Il suo disegno non è soggetto a cambiamenti. Richiedere con la preghiera o con la richiesta di un miracolo una modifica di queste regole significa turbare la volontà divina che quelle leggi ha stabilito e a quelle leggi sovrintende. Insistere in richieste del genere è superstizione e, in casi estremi, blasfemia. Dio non può esaudire la nostre preghiere.
A meno che…
A meno che quelle stesse preghiere non vadano a cambiare i disegni della Provvidenza, ma ad ottenere ciò che Dio aveva già prestabilito di donarci. A questo punto la cosa funziona. La vera richiesta non è quindi uno svelare a Dio i nostri bisogni, Lui li conosce già, quanto chiarire a noi stessi quel bisogno affinché siamo disposti ad accettare quanto Dio ha già deciso per noi dall’eternità. Per questo la preghiera che sta a presupposto di ogni preghiera di richiesta è: sia fatta la tua volontà.
E concludo con una esemplificazione mirabile: Etty Hillesum nel campo di concentramento ad Auschwitz non chiede più aiuto a Dio, ma, pensate un po’, lei stessa si propone di aiutare Dio.
“Una cosa, però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. Forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini. Sì, mio Dio, sembra che tu non possa far molto per modificare le circostanze attuali ma anch’esse fanno parte di questa vita. Io non chiamo in causa la tua responsabilità, più tardi sarai tu a dichiarare responsabili noi. E quasi a ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: (…) tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi. Esistono persone che all’ultimo momento si preoccupano di mettere in salvo aspirapolveri, forchette e cucchiai d’argento – invece di salvare te, mio Dio” (Etty Hillesum, Diario)
Pace e bene!
Luca
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