Giovedì 13 Aprile 2017

Oggi ha inizio il “Triduo Pasquale”. Un’unica celebrazione del Mistero Pasquale di Cristo, ripartita nei tre giorni di Giovedì Santo, Venerdì Santo e Sabato Santo.
Caratteristica delle celebrazioni del Triduo è che sono organizzate come un’unica liturgia; infatti la Messa in Coena Domini non termina con l’ite missa est (”la Messa è finita”), bensì in silenzio; l’azione liturgica del venerdì non comincia con l’usuale saluto e con il Segno della Croce e termina anch’essa senza saluto, in silenzio; infine la solenne veglia comincia in silenzio e termina finalmente con il saluto finale. Il Triduo Pasquale costituisce pertanto un’unica solennità, la più importante di tutto l’Anno liturgico cattolico; dal Gloria della messa del Giovedì a quello della Veglia le campane devono stare in liturgico silenzio; anticamente anche gli strumenti musicali dovevano tacere il Venerdì e il Sabato Santo, fino alla Veglia Pasquale, per meglio esprimere il senso penitenziale proprio di questi giorni; per questo molte composizioni di autori antichi per il Venerdì Santo furono scritte per solo coro. Oggi tuttavia è permesso l’uso degli strumenti musicali durante le celebrazioni di queste giornate, anche se solo per sostenere il canto.

Giovedì 13 Aprile 2017
GIOVEDI SANTO
MESSA IN CENA DOMINI

Dal Vangelo secondo Giovanni
(Gv 13,1-15)

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

Parola del Signore

IL MIO BREVE PENSIERO:

La cena. La prima, l’unica, quella che ripetiamo in obbedienza, quella che stravolgiamo e offendiamo con le nostre celebrazioni zoppicanti, con le nostre devozioni appassite, con le nostre gestualità incancrenite. Eppure basterebbe guardare e tacere, mettersi in un angolo della stanza al piano alto, al lume delle candele che bruciano olio, per sentirsi travolgere. Ecco. Dio ha dato tutto, che altro? I suoi non capiscono, discutono (cfr la Cena in Luca), sono altrove, spaesati, straniti, sciocchi. La missione è fallita, il popolo non ha riconosciuto il Messia, non l’ha voluto, non ha superato l’insormontabile ostacolo della sua banalità, della sua insostenibile umanità. Tutto è compiuto, Gesù è totalmente solo, definitivamente solo. Dio è abbandonato. Silenzio, amici, silenzio. Oggi a scuola, al lavoro, viviamo come se fossimo in clausura, il cuore gonfio come chi sta per partecipare al più grande dei momenti, al più inatteso dei doni. Oggi Dio inventa l’eucarestia, e il sacerdozio. L’uno per l’altro e, insieme, immaginati per manifestare la misura dell’amore. Abbi pietà di noi, Dio che indossi il grembiule e ti metti al servizio di noi mendicanti, abbi pietà di noi e della nostra incommensurabile indegnità.
È l’ora, amici, l’ora è giunta. Assisteremo allo spettacolo di un Dio che muore per amore, che si consegna alla volontà di un uomo che non si consegna a Dio. Oggi il Signore inventa la cena, povero segno di un amore assoluto, piccolo gesto di un cuore che esplode.

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