Oggi ha inizio il “Triduo Pasquale”. Un’unica celebrazione del Mistero Pasquale di Cristo, ripartita nei tre giorni di Giovedì Santo, Venerdì Santo e Sabato Santo.
Caratteristica delle celebrazioni del Triduo è che sono organizzate come un’unica liturgia; infatti la Messa in Coena Domini non termina con l’ite missa est (”la Messa è finita”), bensì in silenzio; l’azione liturgica del venerdì non comincia con l’usuale saluto e con il Segno della Croce e termina anch’essa senza saluto, in silenzio; infine la solenne veglia comincia in silenzio e termina finalmente con il saluto finale. Il Triduo Pasquale costituisce pertanto un’unica solennità, la più importante di tutto l’Anno liturgico cattolico; dal Gloria della messa del Giovedì a quello della Veglia le campane devono stare in liturgico silenzio; anticamente anche gli strumenti musicali dovevano tacere il Venerdì e il Sabato Santo, fino alla Veglia Pasquale, per meglio esprimere il senso penitenziale proprio di questi giorni; per questo molte composizioni di autori antichi per il Venerdì Santo furono scritte per solo coro. Oggi tuttavia è permesso l’uso degli strumenti musicali durante le celebrazioni di queste giornate, anche se solo per sostenere il canto.
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Giovedì 13 Aprile 2017
GIOVEDI SANTO
MESSA IN CENA DOMINI
Dal Vangelo secondo Giovanni
(Gv 13,1-15)
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
Parola del Signore
IL MIO BREVE PENSIERO:
La cena. La prima, l’unica, quella che ripetiamo in obbedienza, quella che stravolgiamo e offendiamo con le nostre celebrazioni zoppicanti, con le nostre devozioni appassite, con le nostre gestualità incancrenite. Eppure basterebbe guardare e tacere, mettersi in un angolo della stanza al piano alto, al lume delle candele che bruciano olio, per sentirsi travolgere. Ecco. Dio ha dato tutto, che altro? I suoi non capiscono, discutono (cfr la Cena in Luca), sono altrove, spaesati, straniti, sciocchi. La missione è fallita, il popolo non ha riconosciuto il Messia, non l’ha voluto, non ha superato l’insormontabile ostacolo della sua banalità, della sua insostenibile umanità. Tutto è compiuto, Gesù è totalmente solo, definitivamente solo. Dio è abbandonato. Silenzio, amici, silenzio. Oggi a scuola, al lavoro, viviamo come se fossimo in clausura, il cuore gonfio come chi sta per partecipare al più grande dei momenti, al più inatteso dei doni. Oggi Dio inventa l’eucarestia, e il sacerdozio. L’uno per l’altro e, insieme, immaginati per manifestare la misura dell’amore. Abbi pietà di noi, Dio che indossi il grembiule e ti metti al servizio di noi mendicanti, abbi pietà di noi e della nostra incommensurabile indegnità.
È l’ora, amici, l’ora è giunta. Assisteremo allo spettacolo di un Dio che muore per amore, che si consegna alla volontà di un uomo che non si consegna a Dio. Oggi il Signore inventa la cena, povero segno di un amore assoluto, piccolo gesto di un cuore che esplode.