ESTER

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“La Bibbia un capitolo al giorno”.

INDICE BIBBIA

DAL 12 AL 16 FEBBRAIO 2025

CAPITOLO 1 – CAPITOLO 2CAPITOLO 3CAPITOLO 4CAPITOLO 5

64° SETTIMANA DAL 17 AL 23 FEBBRAIO 2025

CAPITOLO 6CAPITOLO 7CAPITOLO 8CAPITOLO 9CAPITOLO 10

Libro di Ester

I contenuti
Il libro di Ester si presenta come un dramma. L’azione viene ambientata nella città di Susa, sede della corte del re persiano, nella quale si decreta prima lo sterminio generale degli Ebrei (c. 3), i quali, capovolgendosi del tutto questa situazione di minaccia, vengono poi autorizzati con un nuovo editto a vendicarsi dei loro nemici (c. 8). Per dare corpo a questa contrapposizione si presentano, nel ruolo di moglie del re, due figure femminili, delle quali la prima, Vasti, viene ripudiata a causa di una sua capricciosa insubordinazione (c. 1), provocando così la promozione a regina della seconda, Ester, una ragazza ebrea preferita alle altre per la sua bellezza (c. 2). Ester, nel momento del bisogno, sarà pronta a intercedere per la salvezza del suo popolo, anche a rischio della propria vita (c. 5). Alle due figure femminili sono accostati due personaggi maschili, che svolgono la funzione di primo ministro del re. Il contrasto tra loro è netto. Da un lato si trova Aman, che in modo del tutto arbitrario decreta lo sterminio degli Ebrei (c. 3), e dall’altro l’ebreo Mardocheo, servitore fedele che riesce a far revocare il precedente decreto, dopo che Aman è stato impiccato sul palo che lui stesso aveva preparato per Mardocheo. In questo modo, sia per Ester come per Mardocheo, si attua un “capovolgimento di situazione”, la vera idea-madre del libro, destinato a coinvolgere tutti i Giudei. Tale modello narrativo si ritrova già nella vicenda di Giuseppe e nella storia dell’esodo: chi è prima il perseguitato (Giuseppe, Mosè) diventa poi l’artefice imprevisto della salvezza del suo popolo. Il libro si può dividere nel seguente modo:

Presentazione dei personaggi (1,1a-3,6)
Minaccia contro gli Ebrei (3,7-5,14)
Rivincita degli Ebrei (6,1-10,3l).

Le caratteristiche
“In mezzo a tutte le razze che vi sono nel mondo si è mescolato un popolo ostile il quale, vivendo con leggi diverse da quelle di ogni altra nazione, trascura sempre i decreti del re, così da compromettere la pace delle nazioni da noi consolidata” (3,13d). Queste parole di accusa contro i Giudei, che si trovano in una delle aggiunte proprie della versione greca, rendono bene lo spirito che sta all’origine di tutto il racconto. Si può dire infatti che il dramma mira a dare consapevolezza dell’identità ebraica nel contesto cosmopolita e minaccioso della diaspora, che vorrebbe imporre a tutti uno stesso modello di vita. La rivincita degli Ebrei, presentata nel racconto con gli eccessi della vendetta e della crudeltà, desta di solito un certo scandalo nel lettore. Si deve però notare il carattere romanzesco del racconto, che ama ricorrere agli eccessi e alle nette contrapposizioni. Il racconto, inoltre, in ragione della sua funzione popolare, assume toni buffi e grotteschi: si ha così una rappresentazione forte e immaginaria della violenza che serve a sdrammatizzare le tensioni etniche e sociali.

L’origine
Il libro, ambientato in epoca persiana (538-333 a.C.), relativamente tranquilla, sembra riflettere piuttosto l’atmosfera eroica e bellicosa delle lotte maccabaiche (II sec. a.C.). A quell’epoca dovettero dunque appartenere anche i primi lettori di Ester. Alla fine del libro si parla della festa di Purìm, la cui etimologia ricorderebbe la “sorte” (pur) gettata da Aman per stabilire la data in cui si doveva compiere lo sterminio degli Ebrei, data che poi diviene giorno di vittoria e di gioia. Sembra invece più verosimile che questa festa, legata inizialmente alla primavera, abbia avuto un’origine straniera e che, adottata dagli Ebrei della diaspora, sia stata poi “nazionalizzata” collegandola con il racconto di uno scampato pericolo che si ritorce sul persecutore. Il libro di Ester ci è pervenuto in due lingue diverse: in ebraico e in greco (LXX). Un Giudeo anonimo, vissuto all’epoca dei Maccabei, fu autore del testo ebraico. Il testo greco fu opera di un Giudeo della diaspora, molto probabilmente di Alessandria d’Egitto. Esso si differenzia dall’ebraico non solo per sei ampie aggiunte, inserite nei momenti più significativi (e segnalate in questa versione dalle lettere minuscole scritte accanto al numero del versetto), ma anche per il diverso tono del racconto e per le divergenze di nomi e di numeri. Nelle sei aggiunte del testo greco, ciò che maggiormente spicca è una esplicita e forte religiosità. Nel testo ebraico a Dio si accenna una sola volta, senza peraltro nominarlo, per affermare la certezza che Israele avrà sempre un liberatore, qualunque sia il pericolo che lo sovrasta (4,14). Il testo greco trasforma questa certezza in una professione di fede nel Dio dell’alleanza, professione scandita attraverso le suppliche di Mardocheo e di Ester (4,17a-17z). Poste nel momento più drammatico della vicenda, queste suppliche fanno intendere al lettore che sarà solo Dio a dare salvezza. Questi, d’altronde, chiede alle sue creature di collaborare con la preghiera fiduciosa e il coraggio dell’azione. Il presente commento è condotto sul testo greco. 

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