VISITA ALLA PARROCCHIA ROMANA DEI “SANTI ELISABETTA E ZACCARIA” – OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO – Solennità della Santissima Trinità – Domenica, 26 maggio 2013

 VISITA ALLA PARROCCHIA ROMANA DEI “SANTI ELISABETTA E ZACCARIA”

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Solennità della Santissima Trinità
Domenica, 26 maggio 2013

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Il Santo Padre all’inizio della Celebrazione eucaristica, dopo il saluto del Parroco, ha improvvisato le seguenti parole.

Cara prima sentinella, cara seconda sentinella, carissime sentinelle, mi piace quello che tu hai detto: che periferia ha un senso negativo, ma anche un senso positivo. Tu sai perché? Perché la realtà insieme si capisce meglio non dal centro, ma dalle periferie. Si capisce meglio. Anche questo che tu hai detto: diventare sentinelle, no?

Vi ringrazio per questo ufficio, per questo lavoro di essere sentinelle. Ringrazio anche per l’accoglienza, in questo giorno di festa della Trinità. Qui ci sono i preti che voi conoscete bene, che sono i due segretari del Papa, il Papa che è in Vaticano, eh? Oggi è venuto il Vescovo qui. E questi due lavorano bene. Ma uno di loro, Padre Alfred, oggi fa l’anniversario della sua ordinazione sacerdotale: 29 anni. Un applauso! Preghiamo per lui e chiediamo almeno altri 29 anni. E’ vero? Così cominciamo la Messa, con spirito di pietà, in silenzio, pregando tutti insieme per tutti.

Il Santo Padre ha tenuto l’Omelia, sviluppando un dialogo con i bambini e le bambine della Prima Comunione.

Cari fratelli e sorelle,

il Parroco, nelle sue parole, mi ha fatto ricordare una cosa bella della Madonna. Quando la Madonna, appena ricevuto l’annunzio che sarebbe stata madre di Gesù, e anche l’annunzio che sua cugina Elisabetta era incinta – dice il Vangelo – se ne andò in fretta; non aspettò. Non ha detto: “Ma adesso io sono incinta, devo curare la mia salute. Mia cugina avrà delle amiche che forse l’aiuteranno”. Lei ha sentito qualcosa e “se ne andò in fretta”. E’ bello pensare questo della Madonna, della nostra Madre, che va in fretta, perché ha questo dentro: aiutare. Va per aiutare, non va per vantarsi e dire alla cugina: “Ma senti, adesso comando io, perché sono la Mamma di Dio!” No, Non ha fatto quello. E’ andata ad aiutare! E la Madonna è sempre così. E’ la nostra Madre, che sempre viene in fretta quando noi abbiamo bisogno. Sarebbe bello aggiungere alle Litanie della Madonna una che dica così: “Signora che vai in fretta, prega per noi!”. E’ bello questo, vero? Perché Lei va sempre in fretta, Lei non si dimentica dei suoi figli. E quando i suoi figli sono nelle difficoltà, hanno un bisogno e la invocano, Lei in fretta va. E questo ci dà una sicurezza, una sicurezza di avere la Mamma accanto, al nostro fianco sempre. Si va, si cammina meglio nella vita quando abbiamo la mamma vicina. Pensiamo a questa grazia della Madonna, questa grazia che ci dà: di essere vicina a noi, ma senza farci aspettare. Sempre! Lei è – abbiamo fiducia in questo – per aiutarci. La Madonna che sempre va in fretta, per noi.

La Madonna ci aiuta anche a capire bene Dio, Gesù, a capire bene la vita di Gesù, la vita di Dio, a capire bene che cosa è il Signore, com’è il Signore, chi è Dio. A voi bambini, domando: “Chi sa chi è Dio?”. Alzi la mano. Dimmi? Ecco! Creatore della Terra. E quanti Dio ci sono? Uno? Ma a me hanno detto che ce ne sono tre: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo! Come si spiega questo? Ce n’è uno o ce ne sono tre? Uno? Uno? E come si spiega che uno sia il Padre, l’altro il Figlio e l’altro lo Spirito Santo? Forte, forte! Va bene quella. Sono tre in uno, tre persone in uno. E che cosa fa il Padre? Il Padre è il principio, il Padre, che ha creato tutto, ha creato noi. Che cosa fa il Figlio? Che cosa fa Gesù? Chi sa dire che cosa fa Gesù? Ci ama? E poi? Porta la Parola di Dio! Gesù viene ad insegnarci la Parola di Dio. Benissimo questo! E poi? Che cosa ha fatto Gesù nella terra? Ci ha salvati! E Gesù è venuto per dare la sua vita per noi. Il Padre crea il mondo; Gesù ci salva. E lo Spirito Santo che fa? Ci ama! Ti dà l’amore! Tutti i bambini insieme: il Padre crea tutti, crea il mondo; Gesù ci salva; e lo Spirito Santo? Ci ama! E questa è la vita cristiana: parlare con il Padre, parlare con il Figlio e parlare con lo Spirito Santo. Gesù ci ha salvato, ma anche cammina con noi nella vita. E’ vero questo? E come cammina? Che cosa fa quando cammina con noi nella vita? Questo è difficile. Chi la fa vince il derby! Che cosa fa Gesù quando cammina con noi? Forte! Primo: ci aiuta. Ci guida! Benissimo! Cammina con noi, ci aiuta, ci guida e ci insegna ad andare avanti. E Gesù ci dà anche la forza per camminare. E’ vero? Ci sostiene! Bene! Nelle difficoltà, vero? Ed anche nei compiti della scuola! Ci sostiene, ci aiuta, ci guida, ci sostiene. Ecco! Gesù va sempre con noi. Va bene. Ma senti, Gesù ci dà la forza. Come ci dà la forza Gesù? Voi questo lo sapete come ci dà forza! Forte, non sento! Nella Comunione ci dà la forza, proprio ci aiuta con la forza. Lui viene a noi. Ma quando voi dite “ci dà la Comunione”, un pezzo di pane ti dà tanta forza? Non è pane quello? E’ pane? Questo è pane, ma quello sull’altare è pane o non è pane? Sembra pane! Non è proprio pane. Che cosa è? E’ il Corpo di Gesù. Gesù viene nel nostro cuore. Ecco, pensiamo a questo, tutti: il Padre ci ha dato la vita; Gesù ci ha dato la salvezza, ci accompagna, ci guida, ci sostiene, ci insegna; e lo Spirito Santo? Che cosa ci dà lo Spirito Santo? Ci ama! Ci dà l’amore. Pensiamo a Dio così e chiediamo alla Madonna, la Madonna nostra Madre, in fretta sempre per aiutarci, che ci insegni a capire bene com’è Dio: com’è il Padre, com’è il Figlio e com’è lo Spirito Santo. Così sia.

PROFESSIONE DI FEDE CON I VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

 PROFESSIONE DI FEDE
CON I VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Basilica Vaticana
Giovedì 23 maggio 2013
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Il Santo Padre Francesco dopo l’indirizzo di saluto del Cardiale Bagnasco, ha pronunciato le seguenti parole:

Ringrazio Vostra Eminenza per questo saluto e complimenti anche per il lavoro di questa Assemblea. Grazie tante a tutti voi. Io sono sicuro che il lavoro è stato forte perché voi avete tanti compiti. Primo: la Chiesa in Italia – tutti – il dialogo con le istituzioni culturali, sociali, politiche, che è un compito vostro e non è facile. Anche il lavoro di fare forte le Conferenze regionali, perché siano la voce di tutte le regioni, tanto diverse; e questo è bello. Anche il lavoro, io so che c’è una Commissione per ridurre un po’ il numero delle diocesi tanto pesanti. Non è facile, ma c’è una Commissione per questo. Andate avanti con fratellanza, la Conferenza episcopale vada avanti con questo dialogo, come ho detto, con le istituzioni culturali, sociali, politiche. E’ cosa vostra. Avanti!

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Cari Fratelli nell’Episcopato,

Le Letture bibliche che abbiamo sentito ci fanno riflettere. A me hanno fatto riflettere tanto. Ho fatto come una meditazione per noi Vescovi, prima per me, Vescovo come voi, e la condivido con voi.

È significativo – e ne sono particolarmente contento – che il nostro primo incontro avvenga proprio qui, sul luogo che custodisce non solo la tomba di Pietro, ma la memoria viva della sua testimonianza di fede, del suo servizio alla verità, del suo donarsi fino al martirio per il Vangelo e per la Chiesa.

Questa sera questo altare della Confessione diventa così il nostro lago di Tiberiade, sulle cui rive riascoltiamo lo stupendo dialogo tra Gesù e Pietro, con l’interrogativo indirizzato all’Apostolo, ma che deve risuonare anche nel nostro cuore di Vescovi.

«Mi ami tu?»; «Mi sei amico?» (cfr Gv 21,15ss).

La domanda è rivolta a un uomo che, nonostante solenni dichiarazioni, si era lasciato prendere dalla paura e aveva rinnegato.

«Mi ami tu?»; «Mi sei amico?».

La domanda è rivolta a me e a ciascuno di noi, a tutti noi: se evitiamo di rispondere in maniera troppo affrettata e superficiale, essa ci spinge a guardarci dentro, a rientrare in noi stessi.

«Mi ami tu?»; «Mi sei amico?».

Colui che scruta i cuori (cfr Rm 8,27) si fa mendicante d’amore e ci interroga sull’unica questione veramente essenziale, premessa e condizione per pascere le sue pecore, i suoi agnelli, la sua Chiesa. Ogni ministero si fonda su questa intimità con il Signore; vivere di Lui è la misura del nostro servizio ecclesiale, che si esprime nella disponibilità all’obbedienza, all’abbassamento, come abbiamo sentito nella Lettera ai Flippesi, e alla donazione totale (cfr 2,6-11).

Del resto, la conseguenza dell’amare il Signore è dare tutto – proprio tutto, fino alla stessa vita – per Lui: questo è ciò che deve distinguere il nostro ministero pastorale; è la cartina di tornasole che dice con quale profondità abbiamo abbracciato il dono ricevuto rispondendo alla chiamata di Gesù e quanto ci siamo legati alle persone e alle comunità che ci sono state affidate. Non siamo espressione di una struttura o di una necessità organizzativa: anche con il servizio della nostra autorità siamo chiamati a essere segno della presenza e dell’azione del Signore risorto, a edificare, quindi, la comunità nella carità fraterna.

Non che questo sia scontato: anche l’amore più grande, infatti, quando non è continuamente alimentato, si affievolisce e si spegne. Non per nulla l’Apostolo Paolo ammonisce: «Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio» (At 20,28).

La mancata vigilanza – lo sappiamo – rende tiepido il Pastore; lo fa distratto, dimentico e persino insofferente; lo seduce con la prospettiva della carriera, la lusinga del denaro e i compromessi con lo spirito del mondo; lo impigrisce, trasformandolo in un funzionario, un chierico di stato preoccupato più di sé, dell’organizzazione e delle strutture, che del vero bene del Popolo di Dio. Si corre il rischio, allora, come l’Apostolo Pietro, di rinnegare il Signore, anche se formalmente ci si presenta e si parla in suo nome; si offusca la santità della Madre Chiesa gerarchica, rendendola meno feconda.

Chi siamo, Fratelli, davanti a Dio? Quali sono le nostre prove? Ne abbiamo tante; ognuno di noi sa le sue. Che cosa ci sta dicendo Dio attraverso di esse? Su che cosa ci stiamo appoggiando per superarle?

Come per Pietro, la domanda insistente e accorata di Gesù può lasciarci addolorati e maggiormente consapevoli della debolezza della nostra libertà, insidiata com’è da mille condizionamenti interni ed esterni, che spesso suscitano smarrimento, frustrazione, persino incredulità.

Non sono certamente questi i sentimenti e gli atteggiamenti che il Signore intende suscitare; piuttosto, di essi approfitta il Nemico, il Diavolo, per isolare nell’amarezza, nella lamentela e nello scoraggiamento.

Gesù, buon Pastore, non umilia né abbandona al rimorso: in Lui parla la tenerezza del Padre, che consola e rilancia; fa passare dalla disgregazione della vergogna – perché davvero la vergogna ci disgrega – al tessuto della fiducia; ridona coraggio, riaffida responsabilità, consegna alla missione.

Pietro, che purificato al fuoco del perdono può dire umilmente «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene» (Gv 21,17). Sono sicuro che tutti noi possiamo dirlo di cuore. E Pietro purificato, nella sua prima Lettera ci esorta a pascere «il gregge di Dio […], sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri […], non per vergognoso interesse, ma con animo generoso, non come padroni delle persone a noi affidate, ma facendoci modelli del gregge» (1Pt 5,2-3).

Sì, essere Pastori significa credere ogni giorno nella grazia e nella forza che ci viene dal Signore, nonostante la nostra debolezza, e assumere fino in fondo la responsabilità di camminare innanzi al gregge, sciolti da pesi che intralciano la sana celerità apostolica, e senza tentennamenti nella guida, per rendere riconoscibile la nostra voce sia da quanti hanno abbracciato la fede, sia da coloro che ancora «non sono di questo ovile» (Gv 10,16): siamo chiamati a far nostro il sogno di Dio, la cui casa non conosce esclusione di persone o di popoli, come annunciava profeticamente Isaia nella Prima Lettura (cfr Is 2,2-5).

Per questo, essere Pastori vuol dire anche disporsi a camminare in mezzo e dietro al gregge: capaci di ascoltare il silenzioso racconto di chi soffre e di sostenere il passo di chi teme di non farcela; attenti a rialzare, a rassicurare e a infondere speranza. Dalla condivisione con gli umili la nostra fede esce sempre rafforzata: mettiamo da parte, quindi, ogni forma di supponenza, per chinarci su quanti il Signore ha affidato alla nostra sollecitudine. Fra questi, un posto particolare, ben particolare, riserviamolo ai nostri sacerdoti: soprattutto per loro, il nostro cuore, la nostra mano e la nostra porta restino aperte in ogni circostanza. Loro sono i primi fedeli che abbiamo noi Vescovi: i nostri sacerdoti. Amiamoli! Amiamoli di cuore! sono i nostri figli e i nostri fratelli!

Cari fratelli, la professione di fede che ora rinnoviamo insieme non è un atto formale, ma è rinnovare la nostra risposta al “Seguimi” con cui si conclude il Vangelo di Giovanni (21,19): porta a dispiegare la propria vita secondo il progetto di Dio, impegnando tutto di sé per il Signore Gesù. Da qui sgorga quel discernimento che conosce e si fa carico dei pensieri, delle attese e delle necessità degli uomini del nostro tempo.

Con questo spirito, ringrazio di cuore ciascuno di voi per il vostro servizio, per il vostro amore alla Chiesa.

E la Madre è qui! Vi pongo, e anche io mi pongo, sotto il manto di Maria, Nostra Signora.

Madre del silenzio, che custodisce il mistero di Dio,
liberaci dall’idolatria del presente, a cui si condanna chi dimentica.
Purifica gli occhi dei Pastori con il collirio della memoria:
torneremo alla freschezza delle origini, per una Chiesa orante e penitente.

Madre della bellezza, che fiorisce dalla fedeltà al lavoro quotidiano,
destaci dal torpore della pigrizia, della meschinità e del disfattismo.
Rivesti i Pastori di quella compassione che unifica e integra: scopriremo la gioia di una Chiesa serva, umile e fraterna.

Madre della tenerezza, che avvolge di pazienza e di misericordia,
aiutaci a bruciare tristezze, impazienze e rigidità di chi non conosce appartenenza.
Intercedi presso tuo Figlio perché siano agili le nostre mani, i nostri piedi e i nostri cuori:
edificheremo la Chiesa con la verità nella carità.
Madre, saremo il Popolo di Dio, pellegrinante verso il Regno. Amen.

PAPA FRANCESCO – UDIENZA GENERALE – Mercoledì, 22 maggio 2013

 PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 22 maggio 2013

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Nel Credo, subito dopo aver professato la fede nello Spirito Santo, diciamo: «Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica». C’è un profondo legame tra queste due realtà di fede: è lo Spirito Santo, infatti, che dà vita alla Chiesa, guida i suoi passi. Senza la presenza e l’azione incessante dello Spirito Santo, la Chiesa non potrebbe vivere e non potrebbe realizzare il compito che Gesù risorto le ha affidato di andare e fare discepoli tutti i popoli (cfr Mt 28,18). Evangelizzare è la missione della Chiesa, non solo di alcuni, ma la mia, la tua, la nostra missione. L’Apostolo Paolo esclamava: «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1Cor 9,16). Ognuno deve essere evangelizzatore, soprattutto con la vita! Paolo VI sottolineava che «evangelizzare… è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare» (Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 14).

Chi è il vero motore dell’evangelizzazione nella nostra vita e nella Chiesa? Paolo VI scriveva con chiarezza: «È lui, lo Spirito Santo che, oggi come agli inizi della Chiesa, opera in ogni evangelizzatore che si lasci possedere e condurre da Lui, che gli suggerisce le parole che da solo non saprebbe trovare, predisponendo nello stesso tempo l’animo di chi ascolta perché sia aperto ad accogliere la Buona Novella e il Regno annunziato» (ibid., 75). Per evangelizzare, allora, è necessario ancora una volta aprirsi all’orizzonte dello Spirito di Dio, senza avere timore di che cosa ci chieda e dove ci guidi. Affidiamoci a Lui! Lui ci renderà capaci di vivere e testimoniare la nostra fede, e illuminerà il cuore di chi incontriamo. Questa è stata l’esperienza di Pentecoste: agli Apostoli, riuniti con Maria nel Cenacolo, «apparvero lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi» (At 2,3-4). Lo Spirito Santo, scendendo sugli Apostoli, li fa uscire dalla stanza in cui erano chiusi per timore, li fa uscire da se stessi, e li trasforma in annunciatori e testimoni delle «grandi opere di Dio» (v. 11). E questa trasformazione operata dallo Spirito Santo si riflette sulla folla accorsa sul luogo e proveniente «da ogni nazione che è sotto il cielo» (v. 5), perché ciascuno ascolta le parole degli Apostoli come se fossero pronunciate nella propria lingua (v. 6).

Qui c’è un primo effetto importante dell’azione dello Spirito Santo che guida e anima l’annuncio del Vangelo: l’unità, la comunione. A Babele, secondo il racconto biblico, era iniziata la dispersione dei popoli e la confusione delle lingue, frutto del gesto di superbia e di orgoglio dell’uomo che voleva costruire, con le sole proprie forze, senza Dio, «una città e una torre la cui cima tocchi il cielo» (Gen 11,4). A Pentecoste queste divisioni sono superate. Non c’è più l’orgoglio verso Dio, né la chiusura degli uni verso gli altri, ma c’è l’apertura a Dio, c’è l’uscire per annunciare la sua Parola: una lingua nuova, quella dell’amore che lo Spirito Santo riversa nei cuori (cfr Rm 5,5); una lingua che tutti possono comprendere e che, accolta, può essere espressa in ogni esistenza e in ogni cultura. La lingua dello Spirito, la lingua del Vangelo è la lingua della comunione, che invita a superare chiusure e indifferenza, divisioni e contrapposizioni. Dovremmo chiederci tutti: come mi lascio guidare dallo Spirito Santo in modo che la mia vita e la mia testimonianza di fede sia di unità e di comunione? Porto la parola di riconciliazione e di amore che è il Vangelo negli ambienti in cui vivo? A volte sembra che si ripeta oggi quello che è accaduto a Babele: divisioni, incapacità di comprendersi, rivalità, invidie, egoismo. Io che cosa faccio con la mia vita? Faccio unità attorno a me? O divido, con le chiacchiere, le critiche, le invidie? Che cosa faccio? Pensiamo a questo.  Portare il Vangelo è annunciare e vivere noi per primi la riconciliazione, il perdono, la pace, l’unità e l’amore che lo Spirito Santo ci dona. Ricordiamo le parole di Gesù: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,34-35).

Un secondo elemento: il giorno di Pentecoste, Pietro, colmo di Spirito Santo, si alza in piedi «con gli undici» e «a voce alta» (At 2,14) e «con franchezza» (v. 29) annuncia la buona notizia di Gesù, che ha dato la sua vita per la nostra salvezza e che Dio ha risuscitato dai morti. Ecco un altro effetto dell’azione dello Spirito Santo: il coraggio, di annunciare la novità del Vangelo di Gesù a tutti, con franchezza (parresia), a voce alta, in ogni tempo e in ogni luogo. E questo avviene anche oggi per la Chiesa e per ognuno di noi: dal fuoco della Pentecoste, dall’azione dello Spirito Santo, si sprigionano sempre nuove energie di missione, nuove vie in cui annunciare il messaggio di salvezza, nuovo coraggio per evangelizzare. Non chiudiamoci mai a questa azione! Viviamo con umiltà e coraggio il Vangelo! Testimoniamo la novità, la speranza, la gioia che il Signore porta nella vita. Sentiamo in noi «la dolce e confortante gioia di evangelizzare» (Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 80). Perché evangelizzare, annunciare Gesù, ci dà gioia; invece, l’egoismo ci dà amarezza, tristezza, ci porta giù; evangelizzare ci porta su.

Accenno solamente ad un terzo elemento, che però è particolarmente importante: una nuova evangelizzazione, una Chiesa che evangelizza deve partire sempre dalla preghiera, dal chiedere, come gli Apostoli nel Cenacolo, il fuoco dello Spirito Santo. Solo il rapporto fedele e intenso con Dio permette di uscire dalle proprie chiusure e annunciare con parresia il Vangelo. Senza la preghiera il nostro agire diventa vuoto e il nostro annunciare non ha anima, e non è animato dallo Spirito.

Cari amici, come ha affermato Benedetto XVI, oggi la Chiesa «sente soprattutto il vento dello Spirito Santo che ci aiuta, ci mostra la strada giusta; e così, con nuovo entusiasmo, siamo in cammino e ringraziamo il Signore» (Parole all’Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 27 ottobre 2012). Rinnoviamo ogni giorno la fiducia nell’azione dello Spirito Santo, la fiducia che Lui agisce in noi, Lui è dentro di noi, ci dà il fervore apostolico, ci dà la pace, ci dà la gioia. Lasciamoci guidare da Lui, siamo uomini e donne di preghiera, che testimoniano con coraggio il Vangelo, diventando nel nostro mondo strumenti dell’unità e della comunione con Dio. Grazie.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins francophones, particulièrement les fidèles venus de diverses paroisses de France ainsi que les nombreux jeunes présents. Chers amis, le Saint Esprit fait de nous des évangélisateurs courageux, habités du désir de porter la bonne nouvelle de l’Evangile à tous nos frères ; et il nous en rend capables. Priez-le sans relâche et laissez-vous guider par lui, sans avoir peur du chemin sur lequel il vous conduit. Ayez confiance, et soyez assurés de sa présence: c’est lui qui ouvre les cœurs à l’amour de Dieu et des frères.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, particolarmente i fedeli venuti da diverse parrocchie di Francia come i numerosi giovani presenti. Cari amici, lo Spirito Santo ci faccia evangelizzatori coraggiosi, animati dal desiderio di portare la buona novella del Vangelo a tutti i nostri fratelli; ed Egli ci rende capaci di ciò. Pregatelo senza sosta e lasciatevi guidare da Lui, senza aver paura del cammino sul quale vi conduce. Abbiate fiducia e siate certi della sua presenza: è lui che apre i cuori all’amore di Dio e dei fratelli.]

Dear Brothers and Sisters, I invite all of you to pray with me for the victims, especially the children, of the disaster in Oklahoma. May the Lord himself console everyone, in particular parents who have lost a child in such a tragic way. I offer a cordial welcome to all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience, including those from England, Ireland, India, Canada and the United States. My special greeting goes to the pilgrims from the Archdiocese of Hartford and the Alumni Association of the Catholic University of America. In these days when the Church celebrates the descent of the Holy Spirit at Pentecost, I invoke upon you and your families his gifts of wisdom and peace. God bless you all!

[Cari fratelli, vi invito tutti a pregare con me per le vittime, specialmente i bambini, del disastro in Oklahoma. Il Signore consoli tutti, in particolare i genitori che hanno perso così tragicamente un loro figlio. Saluto cordialmente i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Irlanda, India, Canada e Stati Uniti. Saluto in modo particolare i gruppi di pellegrini dell’Arcidiocesi di Hartford e dell’Università Cattolica d’America. In questi giorni in cui la Chiesa celebra la discesa dello Spirito Santo nella Pentecoste, invoco su tutti voi e le vostre famiglie i suoi doni di sapienza e pace. Dio vi benedica!]

Ein herzliches Willkommen sage ich allen Brüdern und Schwestern deutscher Sprache. Der Heilige Geist ist in der Kirche am Werk; in ihm führt sie Christi Heilswerk heute fort. Tag für Tag wollen wir uns unser Vertrauen in sein Wirken erneuern. Lassen wir uns vom Heiligen Geist leiten, seien wir Männer und Frauen des Gebets, die mutig das Evangelium verkünden. So werden wir in unserer Welt zu Werkzeugen der Einheit und der Gemeinschaft mit Gott. Von Herzen segne ich euch alle.

[Un cordiale benvenuto a tutti i fratelli e sorelle di lingua tedesca. Lo Spirito Santo opera nella Chiesa; grazie a Lui essa prosegue l’opera salvifica di Cristo. Rinnoviamo ogni giorno la fiducia nell’azione dello Spirito Santo. Lasciamoci guidare da Lui, e siamo uomini e donne di preghiera, che testimoniano con coraggio il Vangelo. In tal modo diventiamo nel nostro mondo strumenti dell’unità e della comunione con Dio. Con affetto benedico tutti.]

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los venidos de España, Argentina, Chile, Ecuador, Guatemala, México, Perú y otros países latinoamericanos. Que todos nos dejemos guiar por el Espíritu Santo, para ser verdaderos discípulos y misioneros de Cristo en la Iglesia. Muchas gracias.

Com íntimo afecto saúdo os grupos de fiéis vindos da diocese de Benguela (Angola), de Brasília e Carcavelos e todos os demais peregrinos de língua portuguesa, recordando a cada um a sua própria missão de ser evangelizador. O Espírito Santo tornar-vos-á capazes de viver e testemunhar a vossa fé e iluminará o coração das pessoas que encontrardes. Deixai-vos guiar por Ele, sem medo daquilo que vos peça ou aonde vos mande. O Senhor vos abençoe, para serdes em toda a parte farol de luz do Evangelho para todos. Nossa Senhora acompanhe e proteja a vós todos e aos vossos entes queridos. Força!

[Con intimo affetto saluto i gruppi di fedeli venuti dalla diocesi di Benguela (Angola), da Brasília e da Carcavelos e tutti gli altri pellegrini di lingua portoghese, ricordando ad ognuno la propria missione di essere evangelizzatore. Lo Spirito Santo vi renderà capaci di vivere e testimoniare la vostra fede e illuminerà il cuore delle persone che incontrerete. Lasciatevi guidare da Lui, senza paura di cosa vi chieda e dove vi mandi. Il Signore vi benedica, perché ovunque siate faro di luce del Vangelo per tutti. La Madonna accompagni e protegga voi tutti e i vostri cari! Forza!]

كلمات الأب الأقدس للأشخاص الناطقين باللغة العربية:

الأخوات والإخوة الأحباء الناطقون باللغة العربية، فلنسأل أنفسنا: كيف أترك نفسي لقيادة الروح القدس؟ وهل أحمل كلمة مصالحة ومحبة في الأماكن التي أعيش فيها؟ إن حمل الإنجيل للآخرين يعني أن نعيش، نحن أولا، المصالحة والمغفرة والسلاموالتواضع والمحبة، ثم نبشر بهم بشجاعة وبصراحة جهورة، وفي كل وقت وبأي مكان. لا تغلقوا قلوبكم أبدا أمام عمل الروح القدس! عبشوا الإنجيل بتواضع وبشجاعة وبفرح! وكونوا رجال ونساء صلاة، لتكونوا في عالمنا أدوات للوحدة وللشركة مع الله. وأمنح لكم جميعا البركة الرسولية!

[Cari fratelli e sorelle di lingua araba, chiediamoci tutti: come mi lascio guidare dallo Spirito Santo? Porto la parola di riconciliazione e di amore negli ambienti in cui vivo? Portare il Vangelo agli altri significa vivere, noi per primi, la riconciliazione, il perdono, la pace, l’unità, l’amore e poi annunciarlo con coraggio e con franchezza, in ogni momento e ovunque. Non chiudete mai i vostri cuori all’azione dello Spirito Santo! Vivete il Vangelo con umiltà, coraggio e gioia! Siate uomini e donne di preghiera, diventando nel nostro mondo strumenti dell’unità e della comunione con Dio. A tutti voi imparto la Benedizione Apostolica!]

Serdecznie witam polskich pielgrzymów. Ze szczególną miłością pozdrawiam dzieci z duszpasterstwa Polaków w Rzymie, które niedawno przystąpiły do pierwszej Komunii św., ich rodziców i katechetów. Tym pozdrowieniem obejmuję wszystkie dzieci, które w tym roku po raz pierwszy przyjmują Chrystusa do swoich serc i modlę się, aby zawsze napełniała je Boża radość, pokój i miłość, i by z pomocą swoich najbliższych zachowały na całe życie swoją dziecięcą niewinność i ufność w Panu. Z serca wam błogosławię!

[Do un cordiale benvenuto ai pellegrini polacchi. Con particolare amore saluto i bambini dalla Comunità Pastorale dei Polacchi di Roma, che da poco hanno fatto la prima Comunione, i loro genitori e i catechisti. Questo saluto lo estendo a tutti i bambini che quest’anno per la prima volta accolgono il Cristo nei loro cuori e prego, affinché sempre siano riempiti di gioia, di pace e dell’amore di Dio, e che con l’aiuto dei loro familiari mantengano per tutta la vita la loro innocenza e la fiducia nel Signore. Vi benedico di cuore!]

Srdačno pozdravljam i blagoslivljam sve hrvatske hodočasnike, a na poseban način mlade vjernike iz zagrebačke nadbiskupije zajedno s njihovim nadbiskupom, uzoritim gospodinom kardinalom Josipom Bozanićem! Dragi mladi prijatelji, susret sa živim Gospodinom u sakramentima neka ražari vaša srca kako biste oduševljeno svjedočili svoju vjeru i ljubili bližnje. Hvaljen Isus i Marija!

[Di cuore saluto e benedico tutti i pellegrini croati, in modo particolare i giovani dell’Arcidiocesi di Zagreb insieme con il loro Pastore, l’Eminentissimo Signor Cardinale Josip Bozanić. Cari amici, l’incontro con il Signore vivo nei sacramenti, riscaldi i vostri cuori affinché con entusiasmo possiate testimoniare la vostra fede e amare il vostro prossimo. Siano lodati Gesù e Maria!]

Appello

Venerdì, 24 maggio, è il giorno dedicato alla memoria liturgica della Beata Vergine Maria, Aiuto dei Cristiani, venerata con grande devozione nel Santuario di Sheshan a Shanghai.

Invito tutti i cattolici nel mondo a unirsi in preghiera con i fratelli e le sorelle che sono in Cina, per implorare da Dio la grazia di annunciare con umiltà e con gioia Cristo morto e risorto, di essere fedeli alla sua Chiesa e al Successore di Pietro e di vivere la quotidianità nel servizio al loro Paese e ai loro concittadini in modo coerente con la fede che professano.

Facendo nostre alcune parole della preghiera alla Madonna di Sheshan, vorrei insieme con voi invocare Maria così: “Nostra Signora di Sheshan, sostieni l’impegno di quanti in Cina, tra le quotidiane fatiche, continuano a credere, a sperare, ad amare, affinché mai temano di parlare di Gesù al mondo e del mondo a Gesù”.

Maria, Vergine fedele, sostenga i cattolici cinesi, renda i loro non facili impegni sempre più preziosi agli occhi del Signore, e faccia crescere l’affetto e la partecipazione della Chiesa che è in Cina al cammino della Chiesa universale.

* * *

Rivolgo il mio benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto la Congregazione della Sacra Famiglia e le Suore Figlie di Gesù che celebrano il loro Capitolo Generale; i fedeli dell’Eparchia di Lungro, con il Vescovo Mons. Olivero, convenuti alla Tomba di Pietro in occasione dell’Anno della fede; i ragazzi del Movimento dei Focolari riuniti nel Congresso Internazionale “Gen 3”, che spinti dal motto “Un cuore in azione” hanno seguito quest’anno la pratica delle opere di misericordia. Saluto i sacerdoti, le religiose, i seminaristi, i gruppi parrocchiali e le numerose scolaresche. Tutti incoraggio ad ascolta

re nella coscienza la voce dello Spirito Santo e a renderla operativa nella vita col bene e con la carità, per essere autentici discepoli di Gesù!

Infine, un pensiero affettuoso ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. La Vergine Maria, cari giovani, sia maestra di tenerezza e di amore; sostenga voi, cari ammalati, specialmente i thalassemici italiani di Roma, nei momenti più duri della solitudine e della sofferenza; e sia di esempio per voi, cari sposi novelli, per vivere nell’unità e nell’armonia il vostro rapporto coniugale.