Chi canta prega due volte -2) Preghiera

“Chi canta prega due volte”

“Chi canta prega due volte”, questa espressione è stata attribuita a sant’Agostino, ma il realtà lui non l’ha mai detta. Con questa frase si è voluto sintetizzare un suo pensiero: il vescovo di Ippona considerava fondamentale il canto nella preghiera.
L’essere umano per natura si interroga in continuazione su Dio e molti cantanti lo fanno attraverso la loro arte. In questa rubrica prenderemo in considerazione 5 brani cercando di trovare alcuni spunti che possano aiutarci a riflettere.

2) PREGHIERA – Mia Martini

“Preghiera” fu scritta da Rosso per Mia Martini, che con la sua splendida voce interpretò la canzone alla grande.
In seguito lo stesso Rosso volle cimentarsi a cantarla e l’uscita della raccolta “Il meglio” nel 2001 fu un’ottima scusa per inserire questo bel brano.
Spesso nelle sue canzoni Stefano parla di Dio e ovviamente lo fa alla sua maniera, ovvero mai banalmente e spesso con un pizzico di ironia.
Nel testo in questione Rosso inserisce anche un verso che fotografa la miopia dell’uomo e la sua eterna insoddisfazione (“Ma l’uomo non capisce e cosa fa, ha il mare in tasca e l’acqua va a cercar“).
Mi ha sempre molto commosso questa canzone, per la delicatezza della melodia, ma soprattutto per la richiesta finale che viene rivolta a Dio con timidezza: ascolta le richieste di tutti, io “io chiedo, solamente di me non ti scordar!”.
Qui mi si spalanca il cuore, perché sento forte la risposta di Dio: “Non temere sono il tuo Papà, non potrò mai dimenticarmi di te, anche se a volte tu non capisci e le circostanze della vita, ti possono far pensare che io ti abbia abbandonato. Un giorno capirai, io ti spiegherò ogni cosa”.
Ma l’uomo non capisce e cosa fa, ha il mare in tasca e l’acqua va a cercar“. Quante mi capita di essere così concentrato su ciò che vorrei, da non vedere nemmeno i tantissimi doni che Dio mi riserva ogni giorno e di cui dovrei essere felice!

 

Chi canta prega due volte -1) Dio è morto

“Chi canta prega due volte”

“Chi canta prega due volte”, questa espressione è stata attribuita a sant’Agostino, ma il realtà lui non l’ha mai detta. Con questa frase si è voluto sintetizzare un suo pensiero: il vescovo di Ippona considerava fondamentale il canto nella preghiera.
L’essere umano per natura si interroga in continuazione su Dio e molti cantanti lo fanno attraverso la loro arte. In questa rubrica prenderemo in considerazione 5 brani cercando di trovare alcuni spunti che possano aiutarci a riflettere.

1) DIO È MORTO – Francesco Guccini

Il titolo del brano riprende il celebre aforisma di Friedrich Nietzsche, ma per stessa ammissione di Francesco Guccini la canzone ha attinto al poema Urlo di Allen Ginsberg, almeno per quanto riguarda l’incipit. Questa è la prima canzone depositata alla Siae a nome di Guccini (che nel frattempo aveva superato i due esami come autore di testi e come musicista non trascrittore) sia per il testo che per la musica, ed è sicuramente una delle sue canzoni più famose.
Il brano fu scritto per i Nomadi e con questa canzone il gruppo partecipò al Cantagiro 1967. Nello stesso anno il brano fu incluso nell’album Per quando noi non ci saremo. Il pezzo, ritenuto blasfemo dalla Rai e subito censurato, fu invece trasmesso da Radio Vaticana, non nuova ad azioni di questo tipo.
Dio è morto è senza dubbio uno dei pezzi più conosciuti dei Nomadi, tanto che viene suonato ininterrottamente nei loro concerti a partire dal 1967, ed è stato più volte reinciso, sia in studio che live.

Ho visto
La gente della mia età andare via
Lungo le strade che non portano mai a niente
Cercare il sogno che conduce alla pazzia…
Ho visto è già da solo una dichiarazione di guerra. E’ un punto esclamativo gigantesco che prelude a tutto quello che seguirà… e che segue, perché Guccini comincia ad elencare tutte le cose che non vanno bene nella società di quell’epoca, che poi non sono tanto diverse, purtroppo, da quelle che infestano la società attuale.

Nella ricerca di qualcosa che non trovano
Nel mondo che hanno già, dentro alle notti che dal vino son bagnate
Lungo le strade da pastiglie trasformate
Dentro le nuvole di fumo del mondo fatto di città
Essere contro ad ingoiare la nostra stanca civiltà…
Guccini con questo testo è stato davvero un precursore, in tutti i sensi, perché è la prima volta che in una canzone vengono denunciati i danni terribili dell’alcol e delle anfetamine… ed è una denuncia che non risparmia nessuno.

E un dio che è morto
Ai bordi delle strade, dio è morto
Nelle auto prese a rate, dio è morto
Nei miti dell’estate, dio è morto
Ed ecco che qui arriva il titolo, come una mazzata, perché in questo terribile scenario Dio è morto… ed è morto ai bordi delle strade … la prostituzione… nelle auto prese a rare… il consumismo… nei miti dell’estate…

Ma penso
Che questa mia generazione è preparata
A un mondo nuovo e a una speranza appena nata
Ad un futuro che ha già in mano
A una rivolta senza armi
Perchè noi tutti ormai sappiamo
Che se Dio muore è per tre giorni e poi risorge
In ciò che noi crediamo, Dio è risorto
In ciò che noi vogliamo, Dio è risorto
Nel mondo che faremo, Dio è risorto
In questo scenario da sfacelo sociale, proprio nel finale, Guccini ci da’ una speranza, perché come Dio muore poi risorge… mamma mia, che testo! Così lucido e innovativo per quei tempi, e ancora così valido oggi più che mai!

Tocca a noi, sì a ciascuno di noi, far risorgere Dio tutti i giorni con la nostra testimonianza e il nostro esempio, amando, come il buon Dio ci ha insegnato.